MATERIE PRIME

Vulcan ottiene i permessi per valutare l’estrazione diretta di litio nel Lazio

La società vuol replicare nel cuore dell’Italia il progetto dell’Alta Valle del Reno, ottenendo dalla geotermia la materia prima chiave delle batterie ma tagliando drasticamente l’impatto ambientale rispetto ai siti australiani e sudamericani

I prezzi della materia prima essenziale per il “cuore” dei veicoli elettrici, ovviamente il litio, nelle prime due settimane del nuovo anno sono aumentati ancora del 21%, secondo i dati messi a fuoco dalla società di consulenza Benchmark Mineral Intelligence.

Il litio ad alta purezza adeguato alla produzione di batterie è arrivato all’equivalente di $47.500 la tonnellata: si tratta di una differenza del 495,9% rispetto alla fine di gennaio del 2021 e di uno dei tanti motivi di preoccupazione per chi si occupa di catena della fornitura automotive, per l’auto elettrica ma non solo, visto che non è l’unica materia prima in fase di picco.

Ma questi prezzi del litio rendono ancora più interessante la notizia che ha per oggetto l’Italia e in particolare un’area del Lazio.

Infatti il gruppo australiano Vulcan Energy Resources ha ricevuto un permesso di ricerca di litio in Italia: riguarda un’area di 11,5 chilometri quadrati nel Lazio, in una zona vicina alla via Cassia, compresa tra i comuni di Cesano e quello di Campagnano di Roma, dove in passato sono stati trovati campioni di salamoia di litio durante perforazioni geotermiche. L’obiettivo di Vulcan è proprio la produzione di litio derivato dalle brine geotermiche.

Vulcan Energy è diventata nota lo scorso anno grazie a una serie di contratti di fornitura a lungo termine: con un produttore di batterie leader come la coreana LG Energy Solution, ma anche con gruppi auto come quello (in parte) italiano Stellantis, con la francese Renault e infine (in ordine di tempo) con la tedesca Volkswagen. La società australiana sta investendo €1,7 miliardi nell’Alta Valle del Reno, per fornire ai suoi clienti a partire da metà decade litio estratto con processi di DLE, ovvero direct lithium extraction.

Mentre i procedimenti estrattivi più noti oggi in uso in Australia ricorrono all’estrazione di spodumene da enormi e impattanti cave e quelli sudamericani hanno il grande svantaggio di richiedere dosi massicce di acqua per gli stagni di evaporazione delle salamoie di litio, i processi DLE cercano strade per ridurre l’impronta dei loro processi.

Quelli studiati e sviluppati attualmente da Vulcan Energy e da altri rivali specializzate (come la startup Lilac in Argentina, ed altri progetti concorrenti in California) puntano su nuove soluzioni per prelevare il litio direttamente da sorgenti geotermiche, come dovrà avvenire nel nuovo impianto tedesco Vulcan che dovrebbe essere a pieno regime a partire dal 2026.

Questa materia prima nel caso dei processi DLE sviluppati da Vulcan Energy, viene prodotta senza alcun rilascio di anidride carbonica, secondo la metodologia brevettata Zero Carbon Lithium. L’obiettivo è vendere idrossido di litio ai produttori di celle riducendo in modo consistente la produzione di CO2 insita nella manifattura di batterie rispetto alla catena di fornitura convenzionale.

Questo potrà in prospettiva tradursi anche in migliori valori del ciclo di vita completo (LCA) di un modello di auto elettrica spinta da una batteria che impiega di litio di origine geotermica rispetto, ad esempio, a celle con litio estratto da spodumene.

Secondo quello che si può leggere nella nota di Vulcan Energy riguardante i permessi del progetto Cesano, nella salamoia di questo pozzetto nel Lazio è stato rilevato un contenuto medio di litio compreso tra 350 e 380 mg/l. Si tratta di un valore molto interessante se si pensa che a Graben nell’Alta Valle del Reno, le acque profonde contengono tra i 200 ei 400 milligrammi di litio per litro, secondo gli esami effettuati l’Istituto Federale di Geoscienze e Risorse Naturali (BGR).

I risultati ottenuti in Germania sono stati già sufficienti ad indurre Vulcan Energy Resources a trasformare il potenziale in un progetto finalizzato alla produzione commerciale, in base ai livelli elevati di calore e litio registrati nella salamoia (brine) e alle portate incoraggianti. Lo stesso potrebbe avvenire per un progetto di estrazione diretta del litio nel Lazio.

Considerato che nell’Alta Valle del Reno un progetto partito molto prima produrrà materia prima in modo consistente solo a partire dal 2025 o dal 2026, immaginare che tra pochi mesi il litio del progetto Cesano possa essere, ad esempio, avviato verso la Gigafactory di batterie Stellantis a Termoli rendendo quella manifattura se non a chilometri zero comunque assai meno impattante è gratificante, ma ancora prematuro.

Peraltro a livello di curiosità se il progetto Cesano si trasformasse in realtà, per certi aspetti sembrerebbe un predestinato: a pochi chilometri dall’area interessata, quella Valle di Baccano che ha un aspetto circolare in quanto corrispondente ad una caldera del sistema vulcanico che ha generato la conformazione locale, sorge l’autodromo di Vallelunga. Sul tracciato intitolato al celebre pilota romano Piero Taruffi sono già attivi progetti collegati alla mobilità elettrica e proprio lì lo scorso anno ha avuto sede una tappa del nuovo campionato internazionale per auto elettriche da competizione Pure ETCR.

Ma per arrivare ad un happy handing, il team geologico di Vulcan dovrà collaborare con geologi italiani e stakeholder locali. Non solo dovranno essere approfonditi i dati storici che hanno suscitato l’interesse della società estrattiva, ma il contenuto di litio dovrà essere ulteriormente controllato. I permessi rilasciati a fronte del piano di ricerca non prevedono che siano effettuate indagini mediante scavi o perforazioni del terreno.

Al termine di questa fase, in base a quanto indicato dai permessi, se i risultati saranno positivi in termini di quantità e qualità del minerale e di possibilità di estrarlo, verrà programmata una prosecuzione della ricerca con l’impiego adeguato di tecniche e mezzi e verrà quindi presentata una variazione dei lavori con un nuovo programma.

“Se avrà successo, il progetto Cesano potrebbe fornire una fonte strategica e sostenibile di litio in Italia per i mercati europei delle batterie e dell’auto e diventare una possibile futura aggiunta al business ‘Zero Carbon Lithium’ di Vulcan”, ha dichiarato l’amministratore delegato Francis Wedin, che ha aggiunto che il suo team sta “lavorando coi partner locali per comprendere meglio il potenziale dell’area e determinare i passi successivi”.

Una società controllata dal gruppo estrattivo, Vulcan Energy Italy, lo scorso luglio aveva presentato istanza di verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale, il cui esito si trova reperibile facilmente sul sito istituzionale della Regione Lazio.

Numerosi paragrafi della Determinazione della direzione Ambiente della Regione Lazio sul progetto Cesano riguardante il litio sono interessanti. Apprendiamo da essi che l’area dei Monti Sabatini e in particolare quella oggetto dell’istanza Vulcan, era “stata nel passato oggetto di esplorazione per energia geotermica. Una dozzina di pozzi sono stati perforati dall’ENEL negli anni ’70-80 del secolo scorso, fino a profondità di circa 3000 m, confermando la presenza di fluidi ad alta temperatura (150°C-250°C), ma con alto contenuto salino (60-70 g/l), per la quale ragione non sono stati ritenuti economicamente convenienti per la produzione di energia elettrica”.

Gli esperti di Ambiente della Regione Lazio, che scrivevano il loro responso a novembre dello scorso anno, sottolineavano anche che “considerando la tendenza a una domanda sempre crescente di questo elemento per la produzione di batterie, elementi fondamentali per il trasporto ecologico del futuro prossimo, il ritrovamento nel territorio nazionale di una fonte di minerale di litio, contribuirebbe ad alleggerire la dipendenza dalle fonti di approvvigionamento attualmente concentrate in pochi paesi”. E non sapevano ancora dove sarebbero arrivati i prezzi del litio a inizio 2022…

Credito immagine di apertura: ufficio stampa Vulcan Energy Resources