Il litio è sempre più leggero, specie nei listini di borsa
Soprattutto tra i gruppi estrattivi cinesi, i bilanci mostrano perdite sostanziali nel primo semestre 2024 a causa del calo dei prezzi, alimentando instabilità e incertezza
Colin McKerracher, che guida la società di consulenza Bloomberg NEF, pochi giorni fa nella sua settimanale newsletter a clienti e media sottolineava come i prezzi industriali delle celle LFP per veicoli elettrici in Cina siano affondati dai $95/kWh del 2023 agli attuali $53/kWh, sottintendendo che il crollo del 51% sarà un fattore nel mantenere sul primo mercato globale i prezzi delle auto e SUV elettrici competitivi con quelli tradizionali.
Uno dei due fattori indicati per il fenomeno, oltre alla sovra-capacità dei produttori che li obbliga a tener giù i listini, è il costo delle materie prime: tra queste nessuna precede per importanza nella filiera il litio.
Così non sorprende che proprio in queste ore un articolo dell’edizione inglese del Nikkei abbia sottolineato come i principali produttori cinesi di litio stiano sprofondando in rosso, nonostante la crescita della quota dei veicoli elettrici sul mercato nazionale.
Un fattore che in mancanza di una situazione di equilibrio potrebbe avere l’effetto controproducente di destabilizzarla, la filiera delle batterie di cui proprio i produttori di litio sono protagonisti nella parte a monte. Tianqi Lithium e Ganfeng Lithium, due dei principali produttori cinesi del metallo bianco, hanno annunciato con note ufficiali separate martedì scorso di essere scivolati in bilanci fortemente in rosso nel primo semestre 2024.
Tianqi ha riferito che prevede una perdita netta tra 4,88 miliardi di yuan e 5,53 miliardi di yuan (al cambio $670 milioni e $760 milioni) per la metà, rispetto a un utile netto di 6,45 miliardi di yuan nello stesso periodo del 2023. Ganfeng ha stimato una perdita netta tra 760 milioni di yuan e 1,25 miliardi di yuan, in calo rispetto a un utile netto di 5,85 miliardi di yuan. Entrambe le società, quotate sia a Shenzhen che a Hong Kong, hanno attribuito la causa al calo dei prezzi del litio.
Il presidente di Tianqi, Jiang Anqi, ha affermato nella documentazione destinata agli investitori che la società ha “assistito a un calo sostanziale nel prezzo di vendita dei suoi prodotti al litio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e che l’utile lordo dei prodotti al litio è diminuito in modo significativo”.
La figlia del fondatore dell’azienda Jiang Weiping ha aggiunto che la perdita sarebbe stata temporanea, poiché esiste uno scarto tra gli acquisti di materie prime e le vendite di prodotto ai clienti produttori di veicoli elettrici e/o di celle. Ha affermato che l’oneroso inventario di materie prime basate sul litio, con un retaggio di listini che avevano raggiunto livelli molto più alti, sta gradualmente venendo smaltito e il divario con i prezzi dei prodotti si sta riducendo costantemente.
Il presidente di Ganfeng, Li Liangbin, ha affermato nella sua documentazione che sia i prezzi del sale di litio che delle batterie al litio “hanno continuato a scendere” durante il periodo, “a causa della crisi del settore del litio”. I risultati operativi dell’azienda “sono diminuiti in modo significativo” nonostante un aumento del volume dei suoi prodotti al litio.
Sebbene il mercato cinese dei veicoli elettrici continui a crescere, il ritmo ha rallentato negli ultimi anni a causa della debole domanda dei consumatori, poiché a livello globale il mercato del litio affronta sfide strutturali derivanti da un afflusso di nuovi attori e da un eccesso cronico di offerta.
Tianqi e Ganfeng hanno investimenti importanti rispettivamente nella Sociedad Quimica y Minera de Chile e in Pilbara Minerals, quotata all’Australia Stock Exchange. Proprio in questi giorni la testata specializzata Mining ha aggiornato il bilancio dei migliori gruppo del settore estrattivo, racchiusi in una Top50.
Nel primo trimestre 2024 sono tre le società ad esserne uscite: la brasiliana CSN Mineração è un’azienda estrattiva di minerale di ferro, ma le altre due sono la cinese Huayou Cobalt e il produttore australiano di litio Pilbara Minerals.
Alla fine del secondo trimestre, altri due titoli legati al litio presenti sui listini azionari, Mineral Resources con sede a Perth e la cinese Tianqi Lithium, erano usciti dalla Top50, sulla scia di un crollo dei prezzi del metallo essenziale alle batterie che continua a farsi sentire.
Ganfeng era riuscita a malapena a mantenere la posizione a fine giugno e, col continuo slancio del prezzo dell’oro e due società minerarie aurifere in attesa, Yintai e Alamos, secondo Mining la presenza di tre soli titoli di gruppi legati al litio nella Top50 potrebbe essere una realtà per un po’ di tempo a venire.
In effetti, Zhejiang Huayou Cobalt (che come suggerisce la ragione sociale non si occupa di solo litio, ma di nichel e cobalto) ha annunciato martedì scorso che il suo utile netto del primo semestre è sceso tra il 14% e il 28% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a una cifra compresa tra 1,5 miliardi di yuan e 1,8 miliardi di yuan.
La società quotata a Shanghai ha attribuito la caduta principalmente a un “sostanziale calo dei prezzi dei principali metalli, vale a dire nichel e litio, che ha avuto un impatto sulle capacità di guadagno dei prodotti dell’azienda”.
Tutti questi dati non sono necessariamente segnali di allarme, ma di sicuro in un contesto di incertezza globale e di tassi di interesse alti possono avere influenza in particolare sulle decisioni di investimento, dissuadendo i gruppi dall’effettuarne di nuovi e anche rallentando il completamento di progetti minerari che sono comunemente noti per richiedere corpose spese in conto capitale.