AUTO

Saranno i robot di «GigaBerlin» a costruire la Tesla per tutti. Forse

Tesla va controcorrente: per produrre il suo futuro modello accessibile sceglie la Germania; lo stesso numero uno Elon Musk lo avrebbe confermato venerdì scorso durante una visita allo stabilimento nel Brandeburgo

Un articolo dell’agenzia di stampa Reuters oggi indica nella fabbrica tedesca di Tesla il futuro polo produttivo dell’auto elettrica accessibile a tutti, in vendita a €25.000. La casa americana rivitalizzerebbe quindi presto la vecchia idea di Elon Musk fondamentale per arrivare all’obiettivo di 20 milioni di auto prodotte e vendute nel 2030 e che era stato provvisoriamente congelata nel 2022.

L’articolo, o meglio le fonti dell’articolo, non indicano però la data di inizio di questa produzione, per cui per il momento nel settore dei modelli al 100% elettrici da grandi volumi di case occidentali tendiamo a continuare ad attribuire il primato a Citroën E-C3, presentata il mese scorso da Stellantis.

Venerdì scorso Musk ha visitato Grünheide e incontrando ingegneri e maestranze ha annunciato che proprio a GigaBerlin verrà costruita una Tesla da €25 mila. GigaBerlin verrebbe quindi rafforzato nella capacità per arrivare a un milione di Tesla prodotte l’anno.

Durante la presentazione dell’ultima trimestrale la casa aveva indicato in 375.000 auto la capacità attuale, per la precisione le Model Y che tanto successo stanno riscuotendo in Europa e potrebbero trasformarla nell’auto più venduta nel continente a fine 2023. In precedenza in altre comunicazioni ufficiali risalenti a primavera Tesla aveva indicato in 5.000 i veicoli prodotti settimanalmente presso GigaBerlin, corrispondenti a circa mezzo milione di esemplari: quindi in sei mesi la capacità è già cresciuta.

I veicoli di prossima generazione Tesla dovrebbero essere supportati da una produzione più economica: a settembre la stessa agenzia Reuters aveva accreditato la casa americana del successo nell’arrivare a produrre interi pianali di vetture con la soluzione del Gigacasting, recentemente adottata anche da Toyota, che semplifica molto i processi di montaggio.

Questi progressi, dovuti anche alla collaborazione anche con lo specialista bresciano di presse di dimensioni colossali, dovrebbero consentire una produzione significativamente più economica (-50%). Non solo, ma questo dovrebbe portate anche a richiedere meno spazio per l’impianto (-40%), una fissazione di Elon Musk e del suo collaboratore numero uno Drew Baglino anche per le batterie, visto che su questo si erano soffermati fin dall’evento di tre anni fa chiamato Battery Day.

La capacità di produrre attraverso significativi miglioramenti della produttività come sarebbe il caso di pianali ulteriormente velocizzati e semplificati viene tradizionalmente considerata non solo nell’automotive ma nella scienza economica in generale come un indispensabile prerequisito per produrre con successo in un paese dai salari alti, come appunto la Germania o l’Europa del Nord in generale.

Nel caso di un’auto elettrica da €25.000 questo sarebbe quasi un caso-scuola, e sarà molto interessante seguire come questa eventualità arriverà al suo compimento, e come questo potrebbe segnare la strada anche per altri produttori intenzionati a confrontarsi su questo terreno.

Anche perché sulla scia del successo dello sciopero americano della UAW verso i Big 3 di Detroit si vedono già segnali di aumenti dei salari in altre case, da Tesla a Toyota. A Grünheide ai margini della visita di Musk è stato confermato un aumento salariale da novembre per i lavoratori di GigaBerlin, anche se Tesla ci tiene a sottolineare che la miglior retribuzione, cresciuta del 4% è una dinamica interna.

Di fatto però la misura replica e sembra voler togliere argomenti in anticipo all’azione che il sindacato dei metalmeccanici tedeschi IG Metall intraprende presso la fabbrica del Brandeburgo, durante la quale era già stato discusso un aumento salariale pianificato, per portare in linea il lavoro in Tesla con quello dei grandi gruppi auto della Germania. Il recupero di competitività Tesla quindi metterebbe in condizione i vertici aziendali di affrontare anche salari più elevati e confermare comunque il piano per andare verso i grandi volumi (anche più grandi di quelli di Model 3 e Model Y) di un modello per tutti.

Un’offerta che oggi diventa sempre più importante: nel mercato europeo più vivace per crescita del settore eletrrico in questo 2023, il Regno Unito, un’analisi di Bloomberg faceva notare la settimana scorsa che su 72 modelli acquistabili solo nove hanno pacchi batterie con capacità al di sotto dei 50 kWh (mentre negli Stati Uniti addirittura solo due).

E anche dove ci sono il prezzo resta una sfida: ad esempio, la Mini al 100% elettrica in Gran Bretagna parte oggi da £32.550 (oggi circa €37.500), il 42% in più della “cugina” con motore convenzionale. All’ostacolo del prezzo in parte ha fin qui tentato di dare una risposta la manifattura cinese, con offerta di marchi sia asiatici sia con marchio occidentale: se Great Wall Motor offre la piccola Ora Funky Cut a partire da 31.995, non molto meno della Mini per la verità nel Regno Unito, nella vicina Francia coi bonus la Dacia Spring costruita in Cina è ritornata leader vendite ottobre a partire da solo €20.800.

Sui mercati effervescenti come quello britannico ci sono indicazioni che le cose potrebbero iniziare a cambiare rapidamente e questo giustifica l’interesse di case giovani come Tesla o tradizionali come Stellantis (o Volkswagen, che costruirà la sua elettrica accessibile in Spagna).

Un sondaggio della ONG ambientalista Transport&Environment ha recentemente rivelato che il 9% degli automobilisti inglesi sarebbe interessato a guidare una piccola elettrica al prezzo di £21.000 se avesse un’autonomia compresa tra 250 e 300 chilometri.

Finora nell’offerta delle case auto, cinesi o europee (o americane come Tesla) quel modello nella gamma non c’è. Finora. Forse quel modello uscirà per primo dalla Gigafactory in Brandeburgo?

Credito foto di apertura: presentazione Tesla agli investitori