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In borsa non c’è trippa per gatti, neanche per LiveWire

Neanche l’ingresso a Wall Street della divisione di moto elettriche Harley-Davidson ravviva minimamente l’umore degli investitori globali, che si “scaldano” solo per Porsche

L’ingresso in borsa dalla porta principale, ovvero tramite IPO, e con risultati brillanti sembra davvero una eccezione in questi tempi di crisi e recessione, più che una regola e fa sembrare preistoria il momento d’oro delle quotazioni mediante fusioni inverse così di moda appena un paio di anni fa (con le società-veicolo SPAC allora corteggiatissime).

In poche parole la situazione favorevole che circonda l’operazione Porsche e Volkswagen appare oggi una mosca bianca. Non si salva nemmeno la Cina sempre in bilico sull’orlo di una crisi conclamata: gli esempi più recenti indicano che round di finanziamento come quello di Lotus Technology, e la recente quotazione della startup Leapmotor sulla piazza di Hong Kong non hanno valutato le società quanto i fondatori speravano.

Ovvero: i mercati per portarsene a casa una quota hanno dimostrato un evidente “braccino corto”. Per Leapmotor, società che spera di rivaleggiare con rivali nazionali come NIO e Xpeng ed è partita proponendo una fascia di prezzo del titolo compresa tra HK$48 e HK$62 per azione, la risposta è stata che l’IPO si farà a HK$48 per azione, quindi al limite della fascia bassa.

La divisione tecnologica Lotus da parte sua, ha dichiarato pochi giorni fa di aver completato una raccolta che ne ha valutato l’attività quasi $4,5 miliardi. Ma il lungo round di finanziamento lanciato nel 2021 puntava a raccogliere tra i $400 e i $500 milioni, indicando (o sperando) una valutazione ben più ottimistica collocata tra $5 e $6 miliardi.

Insomma: dovunque ci si volti (a meno che si abbia un biglietto da visita col Cavallino Rampante di Stoccarda) si scopre che sui mercati non c’è trippa per gatti. E non fa eccezione dall’altro lato del Pacifico la recente quotazione di LiveWire, che resta comunque un episodio interessante perché si tratta della prima volta in cui un produttore di due ruote elettriche si confronta con mercati ed investitori.

O, per essere più esatti, una divisione di motociclette elettriche scorporata da Harley-Davidson che aveva lanciato con questo nome la sua prima moto a zero emissioni dopo aver deciso nel 2018 di aprire al nuovo settore.

Dopo l’approvazione il 16 settembre scorso dell’accordo in un’assemblea generale straordinaria degli azionisti della SPAC ABIC, ieri la fusione inversa è stata varata con un debutto al Nasdaq che ha generato $295 milioni di proventi netti per la storica fabbrica del Wisconsin, ha confermato un suo portavoce.

In buona sostanza, il risultato immediato dell’accordo con la società-veicolo AEA-Bridges Impact Corporation è stato molto al di sotto dei $545 milioni previsti quando era stato inizialmente rivelato, a dicembre dello scorso anno. Sebbene il CEO di Harley-Davidson Jochen Zeitz in una intervista a Bloomberg si sia detto soddisfatto, questa operazione complessivamente da $1,77 miliardi risente, eccome, della tempistica scelta.

Dopo aver fatto sperare in un esordio scoppiettante in fase di pre-apertura con un picco del 24%, LiveWire Group Inc. ieri ha finito per chiudere con un ribasso del 6,2% e oggi, al momento in cui stiamo per concludere queste righe e la seduta di borsa del mercoledì è arrivata a metà strada, era in calo di un altro 15% circa.

I proventi di borsa peraltro dovrebbero aiutare il piano di sviluppo di LiveWire, di cui Harley-Davidson resta azionista al 75%, mentre per la casa madre resta l’opportunità di continuare a sfruttare i suoi canali di mercato principali, almeno finché la demografia poco favorevole al settore glielo consentirà.

In sincrono alla conferma dell’ingresso in borsa, LiveWire ha anche riaperto le prenotazioni negli Stati Uniti per il suo secondo modello di produzione S2 Del Mar. L’edizione di lancio prodotta in sole 100 copie è andata esaurita dopo pochi minuti lo scorso maggio.

La Del Mar si basa sulla nuova piattaforma S2 Arrow ed eroga una potenza di 60 kW, promettendo una autonomia in ciclo urbano da 100 miglia (160 chilometri), misurati però con ciclo di omologazione americano che è stimato più realistico di quello europeo.

Credito foto di apertura: ufficio stampa LiveWire via Businesswire