Cambia l’umore degli investitori verso i «robotaxi», suggerisce Wayve
La startup britannica raccoglie oltre $1 miliardo di nuovi fondi per sviluppare la guida autonoma avanzata e far concorrenza anche ai robotaxi di Tesla, che Elon Musk presenterà ad agosto
Il settore dei robotaxi ha affrontato un periodo di oltre un anno nel quale le notizie sono state incessantemente negative; il tutto a partire nell’autunno 2022 dalla clamorosa chiusura di Argo AI da parte degli azionisti Ford e Volkswagen e fino alla fine del 2023, quando anche Cruise è entrata in una fase a rischio dopo un incidente stradale a San Francisco che ha portato General Motors a bloccarla e ancora oggi a non chiarirne definitivamente il futuro.
Ma il 2024 non sembra altrettanto negativo: Elon Musk continua, come sappiamo, a insistere sul potenziale dei robotaxi, veicoli che da anni promette essere sulla soglia di una concreta realizzazione. Oggi anche alcuni investitori sembrano aver smesso di guardare con sospetto alle opportunità di investimento nella automazione avanzata dell’automobile.
Lo dimostra Wayve, una startup britannica specializzata proprio nella tecnologia della guida autonoma, che oggi ha dato conferma della chiusura favorevole di una raccolta di $1,05 miliardi di nuovi fondi in un round di finanziamento guidato dalla giapponese SoftBank Group, per accelerare lo sviluppo e il lancio in veicoli modello di produzione della sua tecnologia di intelligenza artificiale incorporata in grado di imparare dal comportamento umano e adattarsi al comportamento umano.
Nell’elenco dei sostenitori figura anche il colosso dei chip Nvidia, che ha partecipato al round di finanziamento di Serie C come nuovo investitore, mentre un altro grande gruppo della tecnologia come Microsoft era già un investitore.
Quest’ultima raccolta porta il totale dei fondi messi in cassa finora da Wayve a poco più di $1,3 miliardi e costituisce anche un record per un investimento mai effettuato in una startup britannica focalizzata sulla tecnologia dell’intelligenza artificiale applicata ai veicoli.
La cosa non è sfuggita a Downing Street e il primo ministro britannico Rishi Sunak si è preoccupato di salutare il round di finanziamento come una testimonianza del ruolo in questo campo che può spettare all’economia del Regno Unito.
Fondata nel 2017, la tecnologia di guida autonoma di Wayve dagli esordi si è staccata dal filone principale allora dominante, perché intendeva fare a meno di mappe HD nella sua tecnologia (approccio condiviso con Tesla, come noto).
Wayve ha come perno l’intelligenza artificiale che, secondo la startup, consentirà ai veicoli di “navigare in situazioni che non seguono schemi o regole rigidi, come azioni inaspettate da parte di conducenti, pedoni o elementi ambientali”. Un approccio definito dagli addetti ai lavori end-to-end.
In poche parole, con il ricorso alla programmazione che ormai non sfugge in nessun settore applicativo, Wayve è convinta di poter dire la sua nel proporre soluzioni a livelli di guida classificabili come 4 o 5 della tassonomia SAE, consentendo quindi un giorno alle case auto di accelerare la transizione dalla guida assistita a quella autonoma. Così ritiene l’amministratore delegato e fondatore di Wayve, Alex Kendall.
Se le speranze sono comprensibili, in realtà oggi dalla citata General Motors (per Cruise), fino a Ford con il suo sistema ADAS Blue Cruise e per sorvolare sull’Autopilot Tesla quasi tutte le case sono alle prese con indagini sui limiti del settore applicato a veicoli in mano al pubblico da parte delle autorità che supervisionano la sicurezza del traffico, specialmente negli Stati Uniti.
Questo da un lato sembra non corrispondere alle speranze di chi sta investendo in Wayve, ma dall’altro segnala anche che, accertate le lacune dei sistemi esistenti, un’offerta superiore dal punto di vista della sicurezza e dell’efficacia possa avere reale spazio per affermarsi.
La tecnologia della startup inglese è attualmente integrata in sei diverse piattaforme di veicoli, inclusi veicoli elettrici come Jaguar I-Pace e Ford Mustang Mach-E come parte di sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS), ha affermato Kendall. Con l’avanzare della tecnologia di guida autonoma, l’intelligenza artificiale di Wayve verrà aggiornata utilizzando aggiornamenti software via etere.
Una delle principali sfide è stata che i sistemi software di guida autonoma semplicemente non avevano la capacità degli esseri umani di prevedere e valutare rapidamente i rischi, soprattutto quando si verificano incidenti imprevisti o casi limite, per gli esperti i corner case.
Poiché la portata di questa sfida è diventata molto chiara a tutti, investimenti importanti in startup indipendenti come Wayve erano diventati sempre più sporadici, anche da parte di colossi come Softbank che nell’innovazione hanno finora scommesso letteralmente miliardi.
Erez Dagan (oltre 20 anni di esperienza nel settore) e da marzo presidente di Wayve ha dichiarato all’agenzia Reuters che la tecnologia dell’azienda è “costruita per generalizzare le sue conoscenze di guida da uno scenario all’altro… perché è quasi impossibile immaginare ogni situazione che un’auto a guida autonoma deve gestire in modo affidabile”.
Wayve non intende affatto puntare a possedere o gestire flotte di robotaxi, non intende quindi essere un attore nella mobilità. Quello che intende fare è proporre e vendere la tecnologia a largo raggio.
E quanto all’improvviso interesse degli investitori che è riuscita ad attirare, forse è stata semplicemente tempista nella sua proposta. Chiedere fondi oggi per sviluppare la guida autonoma è probabilmente difficile, ma chiederne per una attività collegata al potenziale dell’intelligenza artificiale può ricevere tutt’altra risposta, pur se il business plan è lo stesso.