Pronti a mettere in moto a Shanghai taxi a guida autonoma della flotta di DiDi Chuxing
Subito in azione una piccola flotta dimostrativa di 10 Lincoln a guida autonoma al WAIC 2019 e presto in servizio un numero imprecisato sulle strade pubbliche della metropoli cinese
Il palcoscenico del WAIC (World Artificial Intelligence Conference) 2019 è servito a Cheng Wei, amministratore delegato della più grande società mondiale dei taxi privati DiDi Chuxing, per dare la conferma che il suo gruppo è partito coi test di corse a guida autonoma in un quartiere designato di Shanghai.
La clientela di quell’area che usa l’app cinese potrà decidere se utilizzare uno dei veicoli della flotta con la guida affidata ai computer e sensori, anche se a bordo ci sarà un supervisore in carne ed ossa su tutti i veicoli. Didi ha anche approfittato del forum WAIC 2019 per presentare dieci taxi a guida autonoma nell’area della fiera, basati su modelli americani Lincoln, da sempre particolarmente graditi a chi sviluppa questi progetti.
I veicoli di Didi (la società non ha voluto confermare l’entità della flotta a guida autonoma in servizio) secondo l’azienda sarebbero conformi alle caratteristiche del Livello 3 SAE della guida autonoma. Ovvero in aree delimitate, ad esempio autostrade o tangenziali i computer sono in grado di mantenere il pieno controllo, ma il guidatore deve essere in grado di subentrare con preavviso di pochi secondi.
Didi, che ha da poco creato dal reparto specializzato nel settore nato nel 2015 una vera e propria divisione, ad aprile del 2018 aveva ricevuto i necessari permessi per mettere alla prova la tecnologia sulle strade pubbliche anche in California. Poco dopo ai test in quell’area si erano aggiunti quelli a Pechino.
Oggi il centro ricerche diventato divisione indipendente (diretta dal responsabile della tecnologia di DiDi Zhang Bo) sta sviluppando sistemi di Livello 4 SAE in Cina e in America che arrivino a consentire ai sistemi di controllare il veicolo in una gamma molto più grande di tempi e di situazioni.
La rincorsa di DiDi al primato nel settore della guida autonoma sicuramente beneficerà degli effetti del contatto con una clientela reale come sarà il caso a Shanghai. Ma questa prova del fuoco non sembra abbastanza per convincere gli addetti ai lavori di effetti immediati sui risultati.
Ormai la cautela (tranne se si chiede in proposito ad Elon Musk), è diventata un mantra e quasi nessuno suggerisce che il settore possa essere un rapido fattore di crescita di business e ricavi. L’ultimo parere in proposito, espresso all’inizio di questo mese, è di una delle società di consulenza più attive nell’automotive, la londinese IHS Markit, che per la Cina ha stimato attorno al 2025 il periodo nel quale inizierà a diventare una realtà il ride hailing privo di autisti.
Anche se in Cina i regolatori sono stati sempre generosi quando si tratta di aiutare i campioni nazionali nel primeggiare in innovazione, la guida autonoma a lungo resterà un settore nel quale le misure di sicurezza resteranno sostanziali. E lunghi mesi di test con supervisori a bordo sono un incremento delle spese di ricerca, non una scorciatoia verso gli utili, utili dei quali tutte le compagnie dei taxi privati globali, da Didi stessa a Uber e Lyft avrebbero disperato bisogno.
Più in là nel tempo, nel 2035, sempre secondo IHS Markit nella stessa Cina ci sarà il potenziale per arrivare a oltre 33 milioni di veicoli autenticamente autonomi, corrispondenti a una quota di circa il 10% del pianeta. Di quella fetta una parte rilevante sarà destinato ai servizi di mobilità.
Il che certamente contribuirà i colossi come Didi a tenere duro, anche per fronteggiare i progetti rivali. Se infatti DiDi ha scelto Shanghai taxi a guida autonoma su strade aperte al pubblico dal novembre del 2018 sono entrati in azione nella città del sud della Cina di Guangzhou. Là operano con tanto di tariffe, secondo la stampa locale equivalenti a circa $1,70 per corsa.
In un’altrà città cinese, Changsha, ad aprile di quest’anno sono iniziati i test di un altro servizio di taxi a guida autonoma, frutto della collaborazione tra il municipio locale e il colosso cinese di internet Baidu. Quest’ultima è una rivale sostanziale di DiDi nello sviluppo di sistemi autonomi, caratterizzati dalla crescita ed implementazione del programma open source Apollo, un progetto che a suo tempo aveva incuriosito perfino Sergio Marchionne.