AUTOMAZIONE

Tesla “cinesizza” il suo FSD: mossa magistrale o autogol?

Il primo mercato globale dell’automobile diventa ancora più vitale per la casa di Elon Musk, che ha negoziato coi vertici di Pechino l’apertura al suo controverso sistema per la guida autonoma

Da ormai alcune settimane abbiamo appreso che Elon Musk è sempre più convinto di poter generare i migliori ricavi e profitti per la sua Tesla nel prossimo futuro grazie ai robotaxi, ovvero a veicoli che in buona sostanza sono in grado di guidarsi da soli.

La realizzazione concreta di sistemi di guida ad elevata automazione sia stata più volte rinviata, con grossi ostacoli normativi e tecnologici incontrati in pratica da tutte le aziende che vi si sono avventurate tra molte incertezze. Una certezza invece era che Musk volesse tenere stretta la tecnologia avveniristica di guida necessaria per un robotaxi, tutta in casa.

Ma questo si è rivelato un sogno almeno in Cina, e Tesla per riuscire a far avanzare nel primo mercato auto globale la sua filosofia tecnologica ha dovuto piegarsi ai paletti molto rigidi collocati da Pechino.

E oggi è diventato pubblico che Tesla e Baidu (il gruppo della tecnologia nato come “Google cinese” ma assai cresciuto rispetto a quell’iniziale etichetta) collaboreranno in modo molto stretto.

Baidu ha concordato con Tesla di concedere all’azienda automobilistica l’accesso alla sua licenza di mappatura per la raccolta di dati sulle strade pubbliche cinesi. L’accordo elimina un importante ostacolo normativo per il sistema di assistenza alla guida Tesla chiamato impropriamente Full Self Driving (FSD) per poterlo offrire in Cina e in futuro dotarne veicoli da utilizzare come robotaxi quando non necessari ai proprietari, secondo il piano di Musk.

FSD è la versione più spinta ed avanzata (oltre che più controversa e secondo alcune istituzioni anche fuorviante) del software Autopilot ed è stata lanciata da Tesla nel 2020. Le sue funzionalità includono parcheggio autonomo, cambi di corsia automatici e navigazione nel traffico, sia autostradale che urbano.

Ormai è diventato lungo l’elenco di call con gli analisti di Wall Street in cui durante le presentazioni dei bilanci e degli utili trimestrali Musk pubblicizzava proprio questa tecnologia sviluppata attraverso il suo FSD come una potenziale macchina da soldi.

Ma la macchina da soldi ultimamente in America viene addirittura proposta con vistosi sconti per convincere la clientela ad adottarla, mentre gli obiettivi sempre mancati nell’arrivare alla guida autonoma avanzata definitiva sono costati il posto ad alcuni dei più brillanti (ma forse non così tanto) cervelli del software.

Come parte dell’accordo, Baidu fornirà a Tesla anche il suo sistema di navigazione a livello di corsia di marcia. L’accordo siglato di recente arriva in concomitanza con la visita del CEO Tesla in Cina e l’incontro di Musk col premier Li Qiang, che da segretario del Partito Comunista a Shanghai era stato molto collaborativo.

Musk quando aveva aperto la sua Gigafactory nella zona franca di Lingang aveva avuto il tappeto rosso dalle autorità cinesi, che per la prima volta proprio con Tesla avevano concesso ad una casa occidentale (esempio poi seguito da BMW) di stare in attività in Cina senza avere un socio locale. Qualcosa che per decenni era stato impensabile per i grandi gruppi auto globali, tutti legati a uno o più gruppi locali, talvolta pubblici, talvolta privati.

Le regole cinesi che bloccavano Tesla finora, verificano se le auto rendono anonimi i dati di riconoscimento facciale all’esterno del veicolo, non raccolgono automaticamente i dati dell’abitacolo, elaborano tali dati all’interno dell’auto e avvisano in modo visibile gli utenti del trattamento delle informazioni personali.

Tesla è stata inclusa nel primo gruppo di case auto conformi ai requisiti sui dati. In Cina, tutti i sistemi di guida intelligenti devono ottenere una qualifica di mappatura prima di poter circolare sulle strade pubbliche. Le aziende straniere devono collaborare con aziende nazionali che hanno ottenuto la licenza e Baidu è nella ventina che se ne sono assicurate una.

Sebbene le auto di Tesla siano ancora molto popolari in Cina, sono state bandite da alcune aree legate al governo a causa delle preoccupazioni su quali dati la casa con sede in Texas possa raccogliere attraverso sensori o telecamere di bordo.

Le preoccupazioni sono reciproche perché in America all’inizio di quest’anno è stata annunciata un’indagine per verificare se auto o altri prodotti importati dalla Cina comportino rischi per la sicurezza nazionale per la loro capacità di raccogliere dati sugli Stati Uniti e rimandarli in Cina. Per questo motivo batterie sono state rimosse da organismi governativi e militari.

Oltre a Model 3 e Model Y di Tesla, diversi veicoli di case nazionali hanno superato i requisiti di sicurezza dei dati della Cina, hanno dichiarato CAAM, l’associazione cinese dei produttori di automobili e il Centro tecnico/Centro di coordinamento per la risposta alle emergenze della rete informatica nazionale.

Tesla ha affermato nella sua nota stampa di aver collocato l’archiviazione dei dati nel 2021 presso il suo data center di Shanghai e di aver superato lo standard internazionale ISO 27001 per la sicurezza delle informazioni dopo una revisione da parte di revisori di terze parti.

Con l’apertura alla commercializzazione non sembra peraltro che alla casa americana ora si spalanchino praterie per un nuovo mercato in Cina. Questo perché in effetti la versione di FSD Supervised (che è subentrata a quella originaria lanciata da Tesla col nome FSD Beta) dovrà sia recuperare terreno mediante implementazione locale, sia confrontarsi con specialisti del settore agguerritissimi e che da tempo operano in aree e metropoli nelle quali sono state bene accolte dalle autorità locali.

Il confronto stona se pensiamo alle contestazioni che ci sono state invece in varie città americane verso aziende specializzate nei robotaxi come Cruise (perfino costretta a congelare tutte le proprie attività dopo un incidente con un pedone a San Francisco) oppure Waymo. A questi si è accompagnato un numero non irrilevante di atti vandalici verso quei veicoli che si muovono per sviluppare e perfezionare la tecnologia che fa a meno dei guidatori.

In ultima analisi viene da chiedersi quanto abbia da guadagnare Tesla ad uniformarsi in modo rigido al funzionamento locale del software come entità straniera in Cina, considerato che quello che sarà appreso in quell’area non sarà automaticamente applicabile in un Occidente sempre più sospettoso nei confronti di alcune tecnologie sensibili, quale potrebbe rivelarsi anche quella dei robotaxi.

A questi interrogativi non sembrano affatto pensare i mercati, per la verità. Evidentemente che per Musk la Cina diventi ancora più importante sembra un ottimo affare agli investitori, visto che il titolo Tesla guadagna fino al 16% oggi, mentre anche Baidu è oggetto di interesse, con una crescita del 2,4% dopo che la notizie dell’accordo è diventata di dominio pubblico.

credito foto di apertura: screenshot da presentazione Tesla agli investitori