POLICY

Il nuovo bonus francese fa diventare verdi (di rabbia) le case auto cinesi

Parigi fisserà le regole dei sussidi in base al “punteggio ambientale” dei veicoli: l’aiuto alla clientela sarà calcolato in funzione dei materiali utilizzati, della loro batteria e del luogo di fabbricazione

La norma varata durante la settimana (lo scorso 18 settembre) è stata da alcuni definita la IRA francese, con riferimento alla normativa protezionistica americana che lo scorso agosto è arrivata al suo primo anno di vita confermando un effetto-slavina negli investimenti che faranno crescere un settore auto più sostenibile.

Certamente i nuovi i incentivi all’acquisto per aiutare i consumatori ad acquistare un veicolo elettrico che saranno lanciati in Francia a partire da gennaio 2024 sono destinati a fare parlare. E anche a sostenere in modo più efficace le industrie automobilistiche francesi ed europee nella loro competizione coi temibili e preparati rivali cinesi.

Infatti il cosiddetto bonus verde, che finora è stato un sussidio forfettario di €5.000 applicabile a tutti i veicoli elettrici indipendentemente dal loro ciclo di produzione o dalle caratteristiche verdi, ora terrà conto in modo più rigoroso del ciclo di vita dell’auto e dei componenti, a cominciare da quello che produce più emissioni nella sua filiera: la batteria.

Sarà subordinato ad un punteggio ambientale stabilito dalla competente agenzia ADEME e farà risparmiare 800.000 tonnellate di emissioni di CO2 secondo le previsioni, ma anche denaro rispetto alla cifra totale che costa alle casse di Parigi oggi, circa €1 miliardo. E il nuovo bonus potrà arrivare anche a €7.000, per le famiglie meno abbienti.

Il governo sta cercando di premiare i veicoli elettrici più verdi, in particolare quelli realizzati in Francia e nell’UE, ha confermato il ministro per la Transizione Energetica Agnès Pannier-Runacher alla TV francese BFMTV, con la convinzione che il nuovo bonus sarà un contributo alla creazione di posti di lavoro nell’area in cui le auto saranno vendute ma anche di contribuire a ridurre i prezzi complessivi dell’auto elettrica francese.

Per beneficiare del bonus francese, le auto dovranno avere un punteggio ambientale compreso tra 60 e 100 punti, con un computo che è destinato ad integrare sei nuovi fattori di emissione di CO2, tra cui produzione dei materiali per il veicolo, in particolare acciaio ed alluminio, fabbricazione della batterie e utilizzo di minerali critici nella sua realizzazione, assemblaggio dell’auto nonché il suo trasporto dalla fabbrica di provenienza fino all’acquirente finale. L’elenco dei veicoli ammessi sarà pubblicato il 15 dicembre.

La svolta segue altre misure a livello nazionale e comunitario che hanno cercato di porre rimedio a spostamenti delle emissioni che sono state prese per scontate nell’epoca d’oro della delocalizzazione. A Bruxelles da tempo ormai esecutivo e parlamento europeo discutono di regole quali il Carbon Border Adjustment Mechanism, che ammette dazi su materiali come acciaio e alluminio se hanno contenuti di emissioni esagerati rispetto alla produzione europea e consentono ai produttori di proporre prezzi più bassi.

Così nel caso della Francia viene escluso che un’auto prodotta in Cina con elettricità prodotta a carbone possa in futuro beneficiare del bonus verde, è stato confermato. Questo include modelli diventati popolari sul mercato delle auto elettriche dell’Esagono come MG 4, che a dispetto del marchio britannico è prodotta a Shanghai, oppure la stessa Dacia Spring che fa capo al gruppo Renault. La cosa riguarderà anche vetture potenzialmente molto richieste come la Tesla Model 3 nuova versione, costruita a Shanghai al contrario della Model Y che nasce in Germania per il mercato europeo.

Così l’esecutivo transalpino segue le orme dei top manager di gruppi come Renault e Stellantis, che da tempo segnalano il pericolo della concorrenza proveniente dalla Cina, mentre dati preliminari ipotizzano che potrebbero arrivare al 15% del mercato di settore in Europa entro il 2025. Non è chiaro se in particolare Luca de Meo e Renault si aspettassero anche che la versione più stringente con cui sarà applicato il bonus verde sia destinata anche a toccare un piccolo best seller di famiglia come è Spring (nella foto di apertura).

La decisione che riguarda il bonus verde, come ricorda la testata online Euractiv, continua una politica che mette paletti alla iperattività cinese e che non riguarda solo l’auto. La scorsa settimana, il capo della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato una nuova indagine su possibile dumping dei prezzi dei elettrici cinesi, dopo mesi di forti pressioni da parte proprio dei francesi.

Un mese fa, il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire aveva annunciato che avrebbe allargato il campo di applicazione dello screening degli investimenti esteri al settore minerario, in modo da controllare più efficacemente l’estrazione e la lavorazione di materie prime critiche come il litio, necessarie per produrre batterie, nei quali da tempo la Cina si muove con maggior determinazione e col vantaggio di essere partita molto prima dei concorrenti occidentali.

La catena di misure prese ed altre che potrebbero seguire segnalano la determinazione europea a lottare, forse non tardivamente, per una concorrenza leale e una maggiore reciprocità da parte della Cina. Il rinnovato e ora molto più continentale bonus verde francese si inserisce in questi più ampi sforzi per frenare l’onda di auto cinesi nel mercato del Vecchio Continente: è “una politica di buon senso, sancita dalla nostra strategia per l’industria verde e una prima del genere in Europa”, ha affermato il ministro Le Maire.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Renault Italia