OPINIONI

Nota per i gufi: il tramonto si ripete 365 volte l’anno

Questa settimana una delle startup della mobilità a zero emissioni ha portato i libri in tribunale: ma la storia dell’auto e dell’imprenditoria insegnano che questa è la normalità

Una delle startup dell’auto elettrica, Lordstown Motors, che doveva produrre il pickup a zero emissioni Endurance in Ohio e che durante l’amministrazione Trump era stata trattata con simpatia da Washington, poiché l’ex-presidente contava sulla sua presenza e crescita nello stato del Midwest per assicurare voti decisivi, porta i libri in tribunale.

Sembra, secondo i paladini dell’auto che delle emissioni se ne infischia e magari nega la crisi climatica, un segnale che non tutto stia andando così bene nell’industria dell’auto elettrica, malgrado il sostegno di molti governi a cominciare dall’attuale amministrazione insediata alla Casa Bianca.

Il principale dirigente di Lordstown Motors, Ed Hightower, aveva capito a partire dallo scorso anno che la speranza di affrontare il futuro grazie a Foxtron, che è di proprietà di maggioranza di Foxconn stava diventando una chimera. L’idea era quella di collaborare su un crossover di medie dimensioni che sarebbe stato costruito nello stabilimento dell’Ohio precedentemente occupato da General Motors.

Ma i taiwanesi, che avrebbero dovuto condividere lo stabilmento con gli americani hanno preferito lasciar andare a fondo l’azienda bloccando i progressi in ogni collaborazione, secondo gli americani. Che martedì scorso hanno dovuto presentare istanza di fallimento dopo aver lottato per costruire i suoi truck elettrici e non essere riuscita a portare a termine una partnership che l’avrebbe resa il braccio ingegneristico per le operazioni di veicoli elettrici statunitensi di Foxconn. Lordstown ha anche citato in giudizio Foxconn, sostenendo la violazione del contratto e la frode, mentre gli asiatici non hanno commentato.

Lordstown Motors, quotata al Nasdaq, si rivela una delle prime vittime dell’era del denaro a bassissimi costo in cui le startup che volevano innovare l’industria con veicoli elettrici o software di guida autonoma, o nuove strabilianti batterie venivano rincorse dagli investitori, anche se in qualche caso non avevano prototipi di veicoli funzionanti, figuriamoci entrate o utili.

Per Lordstown Motors la joint venture con Foxconn si rivela l’anticamera del fallimento

Il fondatore di Lordstown, Steve Burns che nel frattempo aveva venduto tutte le azioni, aveva acquistato un impianto General Motors chiuso in una regione depressa dell’Ohio per $ 20 milioni con molte promesse. Strada facendo Burns ha fatto molte promesse audaci, sebbene molte meno di quelle del fondatore Nikola Trevor Milton. Quel sogno non si è proprio avvicinato alla realtà.

Lordstown ha raggiunto un accordo alla fine del 2021 per vendere la sua fabbrica a Foxconn in un accordo da 280 milioni di dollari che includeva un investimento azionario da parte della società taiwanese. Hanno elaborato piani non solo per costruire l’Endurance, ma anche per utilizzare gli ingegneri di Lordstown per sviluppare veicoli elettrici per qualsiasi casa automobilistica utilizzando la piattaforma EV e le capacità di produzione di Foxconn.

Alla fine del 2022 Foxconn ha sostituito l’accordo iniziale con Lordstown con un nuovo accordo e investimenti nella società. E poco dopo secondo gli americani Foxconn ha iniziato a puntare i piedi per mettere in marcia una vera joint venture. Ma senza questo supporto l’orizzonte di Lordstwon è diventato sempre più fosco.

Ora Lordstown sarebbe ancora alla ricerca di un’altra casa automobilistica con cui collaborare. Il progetto dell’Endurance potrebbe essere utilizzato da un altro produttore per entrare rapidamente nel mercato dei camion elettrici o essere adattato per un SUV alimentato a batteria, ha detto Hightower. Salvo l’emergere di un nuovo partner, la causa di Lordstown potrebbe essere uno degli unici modi per recuperare denaro per gli azionisti.

A fronte di questa chiusura, l’ultima settimana di giugno potrebbe diventare emblematica per l’auto elettrica perché il destino di Lordstown si accompagna a un annuncio di una nuova alleanza, quella tra Aston Martin e Lucid Motors sulla fornitura di powertrain. Collaborazioni e consolidamenti potrebbero essere la medicina per evitare di fare la fine dell’azienda dell’Ohio, portando le aziende a una stabilità futura molto più resiliente.

L’alleanza tra Aston Martin e Lucid Motors segnala l’inizio di un’era di consolidamenti obbligati

Certo non aiuta a creare supporto e simpatia attorno ad aziende che sono in fasi critiche della loro esistenza quando assumono un atteggiamento arrogante, come ha fatto il numero uno di Aston Martin Lawrence Stroll lunedì scorso. Che ha sostenuto con la stampa che il Re dovrebbe… nominarlo cavaliere per quello che ha fatto per la casa britannica.

La sua casa automobilistica ha confermato che pagherà circa $ 232 milioni per avere componenti dei veicoli elettrici di Lucid e combina tale importo col minimo di $ 225 milioni che Aston Martin ha accettato di spendere per le parti di Lucid, una cifra che non è molto lontana dal saldo di cassa di £408 milioni con cui la società britannica ha chiuso lo scorso trimestre, come ha fatto notare l’agenzia Bloomberg.

Ma al di là delle idiosincrasie da miliardari quali è appunto Stroll, combinazioni di società che cercano e offrono in fasi come queste sono win-win estremamente necessari. Il CEO di Lucid Peter Rawlinson, che miliardario non è, ha invece descritto il legame creatosi tra le due aziende e sotto gli auspici del comune azionista PIF (il fondo sovrano dell’Arabia Saudita) la conferma che la tecnologia ad alte prestazioni presente nel suo modello di debutto, la berlina Air, può essere competitiva anche contro quella di una rivale che fa parte della storia dell’auto come Mercedes-Benz.

In effetti questa alleanza è anche la conferma, l’ennesima di quanto sarà difficile il passaggio alle batterie dalla prouulsione convenzionale. Mentre a ogni difficoltà di un’industria dell’auto elettrica o della sua filiera i “gufi” vedono l’anticipazione del tramonto della tecnologia sostenibile, in realtà appare sempre più vero che i problemi saranno quelli del lento ma complicato tramonto dell’era della mobilità basata sui combustibili fossili.

Una transizione con problemi da affrontare e risposte da dare che non potrà lasciare tutti contenti e tutti indenni. La creatività dell’innovazione sarà a lungo termine vincente e forse Joseph Schumpeter se vedesse quest’epoca le dedicherebbe alcune pagine della sua opera, ma la sua tesi della “distruzione creativa” è anche, ricordiamolo, distruzione.

Una distruzione che si è già verificata nella prima grande trasformazione dei trasporti. Ovvero, quando dalle carrozze a cavallo si è passati all’automobile come l’abbiamo conosciuta fino a pochissimi decenni fa, prima dell’avvento delle batterie agli ioni di litio anche in questo settore.

Gli appassionati di storia dell’auto non faranno fatica a ricordare che nella stessa Italia decine di piccole case auto che tra fine dell’800 e inizi del ‘900 avevano investito nella nuova tecnologia dell’epoca, sono poi andate a fondo in modo sistematico tra Prima Guerra Mondiale e crisi del ’29. O in qualche caso sono sopravvissute: fondendosi o collaborando.

Negli Stati Uniti, che dell’auto a benzina sono stato il faro manifatturiero del XX° secolo, alla fine degli Anni ’60 soltanto la Studebaker era ancora attiva come produttrice di auto, tra tutte le case che avevano iniziato a cimentarsi col motore a scoppio dopo essere stati produttori di carrozze.

Nel suo caso a partire dal 1852, nell’Indiana. Studebaker ha smesso di produrre negli Stati Uniti nel 1963 e poi tre anni dopo dovette chiudere anche l’ultimo impianto che ancora costruiva auto, nell’Ontario (Canada). Tutte le altre aziende che arrivavano dalla produzione di carrozze avevano già alzato bandiera bianca, già prima della Seconda Guerra Mondiale.

Guardando a quello che è già avvenuto un secolo fa, la creazione di nuovi rapporti come quello tra Aston Martin e Lucid appare una necessità, per molti come loro. Gli inglesi continueranno a operare con un budget ridotto fino a fine decennio, mettendo a bilancio solo 1,8 miliardi di sterline di spese in conto capitale durante quel periodo. La società pagherà la tecnologia di Lucid in parte con azioni di nuova emissione, consegnando una quota del 3,7%.

Rawlinson, che da capo progettista della Model S in Tesla ha visto la parabola della casa di Elon Musk nella sua fase più difficile per la sopravvivenza quotidiana, sapeva molto prima che l’Air entrasse in produzione che Lucid sarebbe stata competitiva a lungo termine ma avrebbe affrontato una “traversata nel deserto”. E prima che la società diventasse pubblica sosteneva la necessità di integrare il business auto con entrate derivanti dalla fornitura di tecnologia ad altri produttori.

Anche con Rawlinson al timone, peraltro Lucid ha finito per sottovalutare quanto sarebbe stato difficile produrre l’Air, facendone solo 7.180 l’anno scorso, molto meno del suo obiettivo originale per ben 20.000 auto. Quest’anno prevede di produrre almeno 10.000 berline e gli analisti si aspettano che il suo free cash flow sia all’incirca in linea con il deflusso di $ 3,3 miliardi dello scorso anno.

Se Lucid si candida a restare a galla, per molte startup non sembra ragionevolmente possibile: e nessun teatro lo dimostra più della Cina: ora il mercato si estende su un centinaio di produttori che sfornano modelli ibridi, elettrici puri e plug-in. Mentre questo è in calo rispetto a circa 500 produttori di veicoli elettrici registrati nel 2019 consolidamenti e fallimenti appaiono una facile previsione. Circa l’80% delle startup di veicoli a nuova energia sono uscite o stanno uscendo dal mercato, secondo un analista di settore.

In Cina forse vedremo a ritmo accelerato quello che abbiamo visto con Lordstown Motors, Aston Martin e Lucid questa settimana: chiusure e consolidamenti. E che questo avvenga non comporterà che il tramonto dell’industria auto sia ormai alle porte. Dopo tutto si può contare su un tramonto 365 volte l’anno…

Credito foto di apertura: press kit Lucid Motors