AUTO

Hyundai reagisce alla “rivoluzione americana” sui sussidi che favorisce i locali

I coreani stanno valutando di accelerare il via alle linee di produzione in Georgia per i modelli elettrici Hyundai e Kia molto graditi in America, ma importati dall’Asia e quindi esclusi dagli incentivi

La nuova legge Inflation Reduction Act approvata questo mese dalla maggioranza dei deputati e senatori a Washington, per la parte che ha effetto sui sussidi all’auto elettrica sta già provocando, dopo le reazioni a caldo, modifiche ai business plan, on particolare a quelli delle case i cui clienti si ritroveranno esclusi dai crediti di imposta perché scelgono veicoli elettrici assemblati al di fuori del Nord America.

Qualcosa che è così preoccupante per il successo delle vendite future che per far accedere la propria platea ai crediti d’imposta potrebbe convincere la Hyundai Motor Co ad anticipare la data di inizio per la costruzione di un impianto di veicoli elettrici e batterie negli Stati Uniti già quest’anno, ha riferito stamattina l’autorevole agenzia di stampa coreana Yonhap.

Hyundai Motor, che ha annunciato il rafforzamento americano nel 2021, aveva infatti dichiarato a primavera che avrebbe inaugurato il suo nuovo stabilimento in Georgia all’inizio del 2023, con la produzione commerciale a partire dalla prima metà del 2025 ed una capacità annua di 300.000 unità per le linee della fabbrica nella Sun Belt.

Ma Hyundai, che nei primi sei mesi del 2022 è diventato il terzo gruppo globale per vendite anche grazie all’indubbio successo dei suoi modelli elettrici Hyundai e Kia, starebbe puntando a iniziare la costruzione entro la fine dell’anno al fine di iniziare la produzione commerciale nella seconda metà del 2024 e restringere il gap sul periodo in cui i clienti non sono idonei ai sussidi.

Come si ricorderà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato una legge il 16 agosto la conversione in legge di un pacchetto su clima, ambiente e sanità da $430 miliardi, che pone fine ai crediti d’imposta per circa il 70% dei 72 modelli elettrici puri che erano finora idonei tra cui quelli coreani.

Il ministro degli Esteri coreano Park Jin ha espresso preoccupazione per la nuova legislazione statunitense durante una telefonata con il segretario di Stato americano Antony Blinken la scorsa settimana, secondo un funzionario del ministero degli Esteri.

Hyundai e partner coreani vedono con fastidio la disparità di trattamento dei sussidi sui due lati del Pacifico: secondo la Korea Automobile Manufacturers Association, in Corea del Sud sull’equivalente di $62 milioni di sovvenzioni erogate nel primo semestre, oltre metà sono finiti alle americane Tesla (44,2 miliardi di won per 6.746 immatricolazioni) e in misura minore a General Motors.

Come anche considerato dall’Unione Europea, la Corea esaminerà se presentare denuncia all’Organizzazione mondiale del commercio, in base alla preoccupazione che la legge possa violare le regole del WTO e un accordo bilaterale di libero scambio tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti, ha detto il ministro dell’Industria Lee Chang-yang in una sessione parlamentare.

Il ministro del Commercio del paese asiatico Ahn Duk-geun prevede di discutere la questione con i funzionari statunitensi la prossima settimana durante il suo viaggio a Washington, ha detto Lee lunedì.

In pratica l’Inflation Reduction Act, per le misure previste sia per veicoli elettrici che per le batterie, starebbe accelerando il fenomeno del reshoring della manifattura, un aspetto a cui la Corea del Sud peraltro ha già dato un forte contributo anche senza la sterzata verso il favorire il locale nei sussidi all’acquisto di veicoli elettrici.

Un fenomeno che peraltro c’è ormai anche in Europa: Mercedes-Benz nel commentare con favore l’apertura di una Gigafactory di batterie CATL in Ungheria, di cui sarà il primo tra i clienti, ha indicato esplicitamente che avere il cuore del veicolo elettrico fornito vicino a dove si produce l’auto è un fattore determinante nella strategia local-to-local. In Europa, se fosse valida la legge americana, i coreani a fine 2022 potrebbero vendere coi sussidi la Kona EV prodotta in Repubblica Ceca ma non le nuove e richiestissime Ioniq 5 e Kia EV6.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Hyundai Motor