7 giorni di business che cambia la mobilità: 21 – 27 marzo 2022
I protagonisti della settimana: BP, Huayou Cobalt, LG Energy Solution, Nikola, Northvolt, Nvidia, Ola Electric, SK Group, Stellantis, StoreDot, Tsingshan, Vale, Volkswagen
21 marzo: l’ambizioso costruttore indiano di due ruote Ola Electric ha investito nella startup israeliana delle batterie StoreDot, importi e termini non sono stati rivelati (sebbene la nota ufficiale parli di investimento multi-million), ma come parte dell’investimento la società diretta da Bhavish Aggarwal avrà accesso alla tecnologia delle batterie XFC che punta alle possibilità di ricarica estremamente rapida, soprattutto grazie ad un anodo della cella con predominanza di silicio che consente di essere ricaricato al 100% in appena 5 minuti. La startup fondata e diretta da Doron Myersdorf ha già realizzato accordi con altri grandi gruppi asiatici, come la cinese EVE Energy, che prevede di mettere in commercio celle di serie entro il 2024, incluse nel formato cilindrico 4680, e con la vietnamita VinFast.
21 marzo: all’accordo sulla fornitura di materie prime tra Volkswagen e le cinesi Tsingshan e Huayou Cobalt abbiamo dedicato questo articolo.
22 marzo: Vale Canada conferma un contratto pluriennale con Northvolt per la fornitura di prodotti a basso tenore di carbonio in nichel. Per gli svedesi è fondamentale l’aspetto dell’origine della materia prima: ridurre le emissioni di carbonio nella catena del valore delle batterie non sarebbe stato altrettanto adeguato se avesse firmato un contratto per nichel proveniente, ad esempio, dall’Indonesia, dove siti estrattivi utilizzano processi più impattanti per produrre minerale di Classe 1 alla massima purezza richiesta per le celle delle auto elettriche. Invece il gruppo brasiliano Vale nella raffineria di Long Harbour a Terranova, in quel Canada nel quale l’energia rinnovabile è facilmente disponibile anche per l’industria più energivora, ha un’impronta di carbonio verificata di 4,4 tonnellate di CO2 equivalente per tonnellata di nichel: circa un terzo della media del Nickel Institute per il minerale di Classe 1. Il colosso estrattivo noto soprattutto per la quota globale detenuta nel settore del ferro, con la sua divisione locale si è impegnato a investire tra i $4 e i $6 miliardi per ridurre le emissioni assolute di carbonio del 33% entro il 2030, come parte degli sforzi per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050. Vale ridurrà anche il 15% delle emissioni della sua catena del valore entro il 2035.
22 marzo: a distanza di pochi anni, Nvidia sembra tornare a puntare forte sul settore automotive, che pure non aveva mai lasciato. Durante la conferenza annuale dedicata ai progetti, agli sviluppatori e ai nuovi prodotti il CEO Jensen Huang ha presentato la nuova versione della sua piattaforma per la guida autonoma, uno dei settori che servirà nel corso dei prossimi sei anni a riempire ordini che ammontano già secondo l’azienda a $11 miliardi. Secondo Nvidia il mercato potenziale per software collegato all’auto, per l’hardware (dai chip ai sensori) e per i servizi di supporto basati sul cloud varrà in futuro $300 miliardi. Nel 2021 i ricavi Nvidia collegati a quelle attività sono stati $566 milioni, il 2% del totale del gruppo. Intanto la società americana continua a firmare contratti con partner vecchi, come Mercedes-Benz e Jaguar Land Rover, e nuovi come la cinese BYD e la startup Lucid Motors. Nvidia prevede che crescerà l’attività che consiste nel creare gemelli digitali dei servizi alle flotte, quello che alcuni chiamano metaverso e Huang invece Omniverso.
22 marzo: le istituzioni dell’Unione Europea approvano la concessione di aiuti di stato richiesti dai coreani di SK Innovation (dall’ottobre 2021 trasformatasi in SK On), per la costruzione di una terza fabbrica di batterie per veicoli elettrici da realizzare in Ungheria, dove il gruppo ha già due siti produttivi. L’importo approvato da Bruxelles ammonta a €209 milioni. La terza fabbrica sorgerà a Iváncsa, nella regione di Közép-Dunántúl, e avrà una capacità a regime di 30 GWh annuali, con un impatto sull’occupazione locale di 1.900 persone alle dirette dipendenze, senza contare l’indotto. Il completamento della terza fabbrica coreana nel paese danubiano è prevista nel 2028, e sarà preceduto dall’adeguamento e dall’ultimazione delle altre due fabbriche, rispettivamente a Komarom e nella stessa Iváncsa, il finanziamento della quale è stato perfezionato nell’estate 2021. Non è ancora chiaro se come nei primi due casi anche nella terza fabbrica saranno prodotte celle pouch con chimica del catodo NMC: recentemente i coreani hanno confermato di sviluppare anche prodotti a base ferrosa.
23 marzo: il partenariato tra Stellantis e LG Energy Solution decide il sito di una Gigafactory nordamericana, di questo e altri progetti dei coreani, abbiamo scritto qui.
24 marzo: mercoledì da leoni per Nikola che, finalmente, può fornire una buona notizia incontrando analisti ed investitori. Il 21 marzo a Coolidge, in Arizona, è iniziata la produzione di serie del camion elettrico Tre e la società ha confermato di essere in grado di costruire tra i 300 e i 500 esemplari entro fine anno. Dall’altro lato dell’oceano a Ulm, nell’impianto realizzato in collaborazione col partner e investitore CNH Industrial, attraverso la consociata tedesca IVECO, la produzione del Tre dovrebbe partire invece a giugno 2023, crisi dei chip e internazionali permettendo; anche in questo sito come in quello americano la produzione dei modelli commerciali, conclusa quella dei prototipi, in passato ha subito ritardi. La società ha detto di aspettarsi un margine lordo positivo per i suoi Tre BEV per il 2023, che potrebbe crescere al 20% per il 2025, ma in quest’anno di avvio delle linee sarà ancora negativo e compreso in una finestra tra 60% e 75%. Wall Street ha accolto positivamente le notizie ma senza strapparsi i capelli: dall’apertura di lunedì sulla soglia dei $9 si è giunti alla chiusura di venerdì a quota $10,11, per una capitalizzazione di $4,22 miliardi, assai lontana dai picchi dell’ingresso in borsa di Nikola.
25 marzo: BP ha deciso di investire un miliardo di sterline nel proprio network di ricarica nel Regno Unito nel corso dei prossimi dieci anni, per andare incontro alla crescente domanda di automobilisti che passano ai veicoli elettrici. Una decisione non così sorprendente, se si pensa che a gennaio i vertici avevano dichiarato che le postazioni delle colonnine gestite erano già sulla soglia di una profittabilità migliore rispetto a quella delle normali pompe di carburante (sebbene il calcolo fosse antecedente alla irrefrenabile impennata dei prezzi dell’energia elettrica). La controllata BP Pulse punterà a triplicare il numero di postazioni di ricarica pubblica nelle Isole Britanniche, e i fondi per gli investimenti in infrastruttura non dovrebbero essere un problema, considerato che con la crescita dei prezzi delle materie prime dell’oil&gas già nel 2021 il gruppo aveva registrato i migliori profitti degli ultimi otto anni, e quelli dell’anno in corso saranno probabilmente ancora più favorevoli.
25 marzo: SK E&S, una divisione del conglomerato SK Group di cui fa parte anche il produttore di batterie SK On partner strategico di Ford Motor Co., ha perfezionato l’acquisto del fornitore americano di soluzioni per la ricarica dei veicoli elettrici EverCharge Inc. Fondata nel 2013 la società californiana gestisce colonnine (4.600 attualmente) e vende soluzioni di ricarica, in particolare puntando a parcheggi di grandi unità abitative. SK E&S, il cui business attuale è prevalentemente nel gas naturale, con questo investimento da $400 milioni entra in un settore completamente nuovo e in un’area geografica in cui i gruppi coreani erano assenti, nel settore della ricarica. La stessa azienda ha in programma di investire ulteriori capitali in America, anche in aziende più vicine al proprio core business attuale. Peraltro non si tratta del primo investimento nelle attività green americane, visto che a settembre 2021 la stessa società aveva acquisito la maggioranza di Key Capture Energy, specializzata in sistemi di accumulo.