MATERIE PRIME

Volkswagen stringe accordi sulle materie prime con Tsingshan e Huayou Cobalt

Volkswagen, in cerca di certezze a lungo termine sulla catena della fornitura per il suo primo mercato (la Cina), lancia un “salvagente” a due colossi delle commodity che pochi giorni fa hanno rischiato di affondare per il nichel

La divisione cinese del gruppo Volkswagen ha firmato accordi di programma che prevedono il suo ingresso in nuove joint venture con due grandi imprese estrattive: Huayou Cobalt e Tsingshan Group. Le nuove collaborazioni serviranno a garantire una stabile ed efficiente catena della fornitura riguardante due materie prime importanti per le batterie dei veicoli elettrici come nichel e cobalto, specialmente la prima oggetto di fibrillazioni sui mercati delle commodity, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina.

Gli annunci odierni fanno parte di una roadmap delineata dal secondo gruppo globale per vendite di auto in grado di migliorare l’integrazione verticale della catena della fornitura per quello che rappresenta il cuore delle auto elettriche, i materiali attivi che custodiscono e supportano l’energia nei catodi delle celle.

Il gruppo tedesco, Huyaou Cobalt e Tsingshan prevedono di avviare una collaborazione concentrata sulle attività estrattive in Indonesia, ricca di formazioni di lateriti con alto contenuto di nichel e secondo gli esperti equivalenti al 10% delle riserve globali del minerale.

Il metodo perfezionato da Tsingshan, che consente di trasformare il sobrio nickel pig iron in un prodotto finale all’altezza delle necessità del mercato delle batterie auto, peraltro è noto per alzare i livelli di emissioni rispetto a quelli che partono da minerale in cui si trova concentrato più nichel, come in siti di Canada o Africa. Questo perché la lavorazione Tsingshan prevede di inserire nel processo completo due fasi pirometallurgiche aggiuntive, inclusa una in autoclave, rispetto a quello convenzionale.

Ma anche questa preoccupazione è passata in secondo piano rispetto all’obiettivo finale: ovvero che gli accordi possano garantire la materia grezza necessaria per una capacità di 160 GWh di batterie in grado di alimentare veicoli elettrici costruiti coi partner FAW, SAIC e JAC Motors.

A regime, viene dichiarato nelle comunicazioni ufficiali obbligatorie fornite alla borsa di Shanghai, questo dovrebbe corrispondere a 120.000 tonnellate di nichel e a 15.000 di cobalto. La sproporzione tra le due materie prime è dovuta alla recente tendenza dei produttori di celle a preferire come materiali attivi dei catodi il nichel per ottenere elevate densità di energia rispetto al cobalto (o al manganese o alluminio).

Ma Volkswagen accanto a questo partenariato che si colloca nella fase upstream della catena della fornitura, ne metterà in atto anche un’altra con Huayou, che nella regione sud-occidentale cinese dello Guangxi darà vita a un polo produttivo per la raffinazione del nichel e per creare materiali precursori a base nichel e cobalto, che anticipano i materiali catodici attivi nella realizzazione di una cella. La raffinazione del nichel è particolarmente importante per chi produce batterie perché in questa manifattura occorre nichel con purezza del 99,8%, cosiddetto “Classe 1” che, come è facile immaginare, non si trova in natura.

Accordi diretti con alcuni dei maggior protagonisti dell’industria estrattiva collegata alle batterie sono e saranno determinanti per tutti i gruppi auto che intendono mettere sotto controllo la catena della fornitura e continuare a garantire prezzi appropriati al componente-chiave del veicolo elettrico.

Quest’anno gli analisti di settore ritengono che la continua discesa del prezzo medio in $/kWh delle celle per la prima volta in due decenni avrà una battuta d’arresto. Tuttavia Volkswagen nel proprio piano industriale a medio e lungo termine intende comunque raggiungere tagli dei costi compresi tra 30% e 50%, non solo lavorando sull’accesso diretto alle materie prime, ma con interventi di design e produzione delle batterie.

Un obiettivo che non appare così scontato specialmente in questa fase in cui c’è stata una impennata selvaggia dei prezzi del nichel che ha portato a una chiusura temporanea del London Metal Exchange e a un colpo alla credibilità di questo mercato. Il prezzo del nichel infatti, era aumentato fino al 250% in due giorni per essere scambiato brevemente al di sopra di $100.000 la tonnellata all’inizio di martedì della scorsa settimana, obbligando il London Metal Exchange a interrompere le negoziazioni.

Dietro al traumatico episodio c’erano proprio i due partner delle nuove joint venture: in particolare Tsingshan, che aveva costruito una posizione corta dallo scorso anno, scommettendo su un calo del prezzo del nichel. Questo grande gruppo aveva buoni motivi per la scelta: non è stata solo una speculazione finanziaria ma anche una scommessa sulla opportunità di pagare meno un componente dell’industria dell’acciaio inossidabile, di cui Tsingshan è leader globale.

Ma le quotazioni sono andate nella direzione opposta a quelle auspicate dai vertici del colosso cinese e l’infernale meccanismo delle margin call nel momento in cui listini sono andati nella direzione opposta quando è diventato chiaro l’esodo dei grandi gruppi industriali e finanziari dalla Russia (che produceva un quarto del nichel di alta qualità) ha portato Tsingshan sull’orlo dell’insolvenza, con il terrore che si è sparso tra banche, finanziarie e borse globali.

In Cina diverse imprese metallurgiche che avevano legami commerciali o industriali con Tsingshan sono crollate a causa dei timori sulla loro esposizione al rischio e questo ha riguardato anche l’altro partner Volkswagen Huayou Cobalt, che la scorsa settimana ha cancellato oltre il 20% del valore di mercato ($4,1 miliardi) in due giorni.

Lo stop alle contrattazioni con un palese trattamento di favore verso Tsingshan e gli interventi di finanziarie cinesi e occidentali per tenere a galla il gruppo in mezzo alla tempesta, sembrano assicurare la stabilità dei progetti concreti relativi al settore. In Indonesia in effetti Huayou Cobalt e Tsingshan sono già partner e la produzione e le operazioni sembrano essere rimaste normali.

Sembra, in sintesi, arrivare il segnale che esitano ancora nello scenario globale dei gruppi che siano diventati too big to fail, e uno di questi ha tutte le sembianze di Tsingshan. L’accordo con il secondo gruppo auto globale di certo offre un supporto alle prospettive industriali dei due gruppi cinesi in un momento difficile, e a Wolfsburg sembrano essere arrivati alla conclusione che malgrado la settimana nera appena alle spalle ci sia poco da temere dall’appoggiarsi ai due partner.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Sumitomo Metal Mining