AUTO

I capannoni Tesla in Germania non sono più vuoti

Inaugurata oggi da Elon Musk la prima fabbrica europea del gruppo a Grünheide, in Brandeburgo, con un tempismo che appare perfetto per sfidare le case nazionali

Dopo due anni di progettazione e realizzazione, un tempo che ha indispettito un Elon Musk abituato al sostegno incondizionato ricevuto in Cina e Texas e un gran numero di esemplari di pre-produzione costruiti in questi capannoni, la fabbrica ha cominciato a ricevere le approvazioni finali all’inizio di marzo.

Se chiedete a Musk commenterà in tutt’altro modo, visto che puntava a una inaugurazione sei mesi fa, ma questo progetto dalle imprese della prima economia europea viene già considerato un modello anche in termini di tempi di costruzione e approvazione, specie se lo si paragona a progetti diventati sinonimo di lungaggini e sprechi come la realizzazione del nuovo aeroporto di Berlino, che non è molto distante dalla prima Gigafactory Tesla in Europa.

La Federazione delle industrie tedesche, ma anche il ministro federale dell’Economia Robert Habeck, la vedono come un modello, e partendo da quanto è stato possibile realizzare a Grünheide stanno spingendo per processi nel complesso più semplici, in altri termini per favorire l’atteggiamento pro-business americano che tende a ridurre quello che loro chiamano red tape.

Così non c’è da stupirci se oggi a fare compagnia a un Musk insolitamente in giacca e cravatta per la consegna dei primi 30 esemplari di Model Y si siano scomodati il cancelliere Olaf Scholz, Habeck, il primo ministro del Brandeburgo Dietmar Woidke e tanti altri con addosso una gran voglia di festeggiare.

Musk, atterrato a Berlino ieri, gongolava a vedere i primi di molti clienti ritirare le sue Model Y versione Performance (in Europa finora erano arrivate solo versioni Long Range). Probabilmente pensando che si tratta dell’inizio della vera sfida ai grandi marchi tedeschi, che sono all’inseguimento del ruolo di leader globale dell’auto elettrica occupata dal gruppo (da poco) texano.

Per alcuni addetti ai lavori tedeschi, quello dell’apertura di Tesla in Germania non è tanto un pericolo quanto una svolta, una pietra miliare per la trasformazione digitale e innovativa di un’industria automobilistica che tanti temevano essersi addormentata sugli allori, almeno fino al dieselgate.

La Gigafactory Tesla e la risposta che cercano di mettere in piedi Volkswagen, Mercedes-Benz, BMW, la rete dei fornitori (molti dei quali sono fornitori anche Tesla), nonché la potente e efficace rete accademica della Germania con nuovi hub, istituti e centri esperienze attirerà giovani ricercatori che contribuiranno con il loro know-how all’innovazione e alla transizione. Insomma, guardando il panorama circostante dall’assolato Brandeburgo di oggi questa appariva una giornata in cui hanno vinto tutti.

Probabilmente soltanto perché la nuova Gigafactory non è una minaccia immediata: secondo gli analisti di JP Morgan Tesla quest’anno riuscirà a costruire in questa fabbrica 54.000 veicoli. Non si tratta di numeri enormi ma si tratta di un caso di straordinario e anche fortunato tempismo. Nell’offerta europea di modelli elettrici infatti sono evidenti i problemi di disponibilità ed attese. Una buona notizia per Tesla, che proprio ora sarà in grado di aumentare la capacità vicino alla domanda.

Con l’apertura odierna ancora di più una minaccia per le rivali lo diventerà nel medio e lungo periodo: Tesla sta pianificando una capacità massima di 500.000 auto all’anno, che farebbe di Grünheide il terzo più grande impianto della Germania, con in organico circa 12.000 dipendenti, quando anche la fabbrica di celle per alimentare i veicoli sarà completata.

L’azienda deve ancora superare ostacoli, ma uno dei più temuti per ora sembra non frapporsi alla crescita di questo polo produttivo: il sindacato IG Metall ha infatti espresso pareri favorevoli ai primi passi di questa nuova fabbrica, dove al contrario di quanto avviene in Nord America, sarà presente in modo consistente.

E questo nonostante per il momento il trattamento delle condizioni di lavoro ed economiche non sia nella fabbrica Tesla altrettanto favorevole di quelle analoghe in Baden Wurttemberg o Baviera, ha confermato la responsabile locale Birgit Dietze. Ma per il momento questi standard non stanno creando una conflittualità con IG Metall.

A non approvare l’inaugurazione di Tesla sono state invece alcune associazioni ambientaliste locali e della Germania, soprattutto sul tema del consumo di acqua. I cambiamenti climatici e la crescita demografica nella regione di Berlino lasciano infatti ancora in sospeso timori sulla eventuale lotta tra popolazione e manifattura per questa risorsa che tende a diventare più scarsa.

Ma il ministro dell’Ambiente del Brandeburgo Axel Vogel e quello delle Finanze Joerg Steinberg si sono detti ancora ottimisti sulla disponibilità delle riserve idriche, sostenendo che le acque sotterranee siano sufficienti sia per le persone che per l’industria, che hanno bisogno di sempre più acqua.

Secondo gli ambientalisti, l’approvvigionamento idrico trentennale per Tesla non è sostanziato dallo stato della disponibilità effettiva della risorsa, ma la decisione del tribunale amministrativo competente di Francoforte sull’Oder si è espresso a favore di Tesla, che si sta adoperando per ridurre i metri cubi di acqua per veicolo necessari alle sue linee di montaggio.

Credito foto di apertura: presentazione risultati trimestrali Tesla