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La Gigafactory Tesla in Germania è pronta a far felici anche i fornitori

Elon Musk per Tesla ha sempre puntato ad una integrazione verticale approfondita: ma la nuova fabbrica in Brandeburgo è un affare anche per i fornitori della Germania e nell’elenco c’è tutto il Gotha automotive

Il ministro delle Finanze del Brandeburgo Jörg Steinbach è un ingegnere chimico, uno dei pochi membri di un esecutivo probabilmente in grado di parlare di celle e batterie con Elon Musk, cosa che ha avuto occasione di fare prima e durante l’avvio della Gigafactory Tesla a Grünheide, inaugurata martedì scorso con la consegna delle prime 30 Model Y Performance ad altrettanti clienti. Ma Steinbach non è certo il solo tedesco ad essere contento dell’arrivo della casa texana in Brandeburgo.

In precedenza nell’autunno del 2016 Tesla aveva già messo piede in Germania con un accordo per acquisire il controllo della Grohmann Engineering: una società di progettazione e di engineering tedesca dotata di competenze tanto vaste da spaziare dall’automotive al biomedicale, con sede a Prüm, nei monti dell’Eifel. Si è trasformata in Tesla Grohmann Automation, incentrata sui processi di automazione e produzione.

Ma oltre a questa presenza e alla fabbrica che punta a costruire entro un paio di anni 500.000 auto elettriche l’anno, arrivando ad un organico di fino a 12.000 dipendenti, l’interazione degli americani col primo settore industriale d’Europa era già piuttosto evidente.

Come noto Tesla predilige l’integrazione verticale, e ad esempio sappiamo che i sedili saranno costruiti a Grünheide, come avviene anche in California e Cina, piuttosto che riceverli nei container. Ma i fornitori esterni ci sono: Tesla costruisce una non trascurabile parte dei suoi veicoli elettrici contando su fornitori ed ingegneria della Germania.

Il professor Jan-Philipp Büchler del Dipartimento di Economia dell’Università di Scienze Applicate di Dortmund ha analizzato annunci di lavoro, domande di brevetto, video aziendali per alimentare con le informazioni sulla nuova fabbrica tedesca il suo database di “campioni nascosti”, ovvero un libro pubblicato nel 2018 col titolo “Tesla und die deutschen Hidden Champions” in cui collegava la casa americana a un numero considerevole di imprese di lingua e tecnologia tedesca.

Come esperto di gestione aziendale, il professor Büchler è stato in sostanza in grado di identificare 21 aziende con sedi in paesi di lingua tedesca che contribuiscono con macchine e altre tecnologie chiave al nuovo stabilimento Tesla in Brandeburgo. I fornitori della nuova fabbrica Tesla in Germania provengono principalmente dalla Renania Settentrionale-Vestfalia (39%), dal Baden-Württemberg (33%), seguiti dalla Baviera con il 15%.

Va sottolineato che le aziende non gridano ai quattro venti di essersi aggiudicati ordini dalla casa di Musk. Gli americani, sembra, preferiscono che non si riveli il ruolo nella collaborazione con Tesla. Le società, specie le meno grandi, magari lo farebbero volentieri, ma alla fine negli ambienti professionali e agli addetti ai lavori queste informazioni arrivano.

E così dalla stampa specializzata è possibile apprendere che il nuovo reparto verniciatura, che viene definito il più moderno, efficiente e sostenibile al mondo (anche se nelle prime settimane di fornitura saranno accontentati solo i clienti che hanno ordinato Model Y bianche o nere) sono forniti a Musk da Dürr, inclusi i plotoni di robot, valutati in fino a 80.

Non tutti hanno ordini così generosi e importanti: la poco conosciuta Edscha a Grünheide consegna fermaporte e guarnizioni. Alcuni assai più noti sono già partner da quando Fremont ha iniziato la crescita dei volumi che ha reso possibile il decollo Tesla col lancio della Model 3: come ElringKlinger che già alla fabbrica californiana forniva componenti strutturali dei telai e barre di rinforzo.

Il più grande gruppo globale della fornitura auto, Bosch, ha confermato da tempo di avere con Tesla ordini per sistemi e componenti per telai e dispositivi di sicurezza, definendo la collaborazione industriale con Tesla come cosa di lunga data.

Anche Continental ha ordini Tesla: per gomme, sensori, elettronica (inclusi sistemi di assistenza alla guida ADAS, da non confondere con l’Autopilot), componenti di sospensione ed interni. ZF Friedrichshafen, diretta rivale di Continental, dice di essere presente con propri prodotti in telai e tecnologia della sicurezza di ogni modello fin qui uscito.

Anche il colosso dei robot, Kuka, conferma di aver fornito robot a Tesla in varie fabbriche, ma senza poter dare dettagli perché non commenta su progetti in corso di realizzazione; peraltro i suoi robot sono ben visibili nell’assemblaggio delle scocche nella foto di apertura. Il gruppo chimico Henkel vende a Tesla i suoi adesivi strutturali e tradizionali e (forse) isolanti, rivestimenti e prodotti per la gestione termica dei pacchi batterie.

Covestro, azienda specializzata nelle materie plastiche, ha definito Tesla un importante cliente strategico con cui collabora da molti anni. La società ha confermato che continua a fornire a Tesla sia in America che in Cina plastiche per la fanaleria, i pacchi batterie e la tecnologia di infotainment. La collaborazione continua anche con l’apertura della nuova Gigafactory tedesca.

ArcelorMittal non ha ancora confermato una collaborazione sulla fornitura di acciaio proveniente dalla sua fabbrica di Eisenhüttenstadt, ma almeno il colosso ha ammesso di aver partecipato a bandi di fornitura per Grünheide.

ThyssenKrupp ha già ottenuto contratti dalla casa di Musk, e sebbene non abbia ancora ufficializzato ordini ottenuti per Giga Berlin ha confermato che le aree in cui era interessata a fornire la propria tecnologia erano la produzione delle scocche e l’ingegnerizzazione delle linee produttive.

Anche Manz ha ammesso di aver dato la caccia ad ordini Tesla, ma in questo caso la società di engineering era interessata alla linea di produzione ed assemblaggio di celle, che sarà ultimata dopo la linea di montaggio delle auto. All’assemblaggio delle celle è interessata anche Dräxlmaier, un partner finora noto soprattutto per i rapporti con Porsche. Ma alla stampa finanziaria ha detto di essere stata rappresentata in ogni modello Tesla finora uscito.

In Brandeburgo saranno prodotte anche batterie: quelle cilindriche nel formato 4680 che Elon Musk e Drew Baglino hanno svelato in un indimenticato Battery Day. In questo campo c’è ancora incertezza su quanto farà Tesla in Germania. Ovvero se farà da sé oppure si affiderà a una collaborazione coi partner attuali (Panasonic, LG Energy Solution o CATL). Quello che sembra probabile oltre allo scontato fattore-forma delle celle è che si tratterà di prodotti ad alto contenuto di nichel.

In questo caso sembra ben piazzata per fornire i materiali catodici attivi un altro colosso tedesco come BASF, che da anni ha deciso di insediare questo tipo di produzione proprio in Brandeburgo, a Schwarzheide, con un progetto molto ambizioso. Da parte del primo gruppo chimico mondiale al riguardo non ci sono ancora stati annunci. Ma la collaborazione sembra plausibile se non scontata.

“Il fatto che Tesla abbia scelto Grünheide dimostra quanto sia attraente l’industria automobilistica tedesca”, ha dichiarato l’altro ieri Hildegard Müller, la presidente dell’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (VDA). La signora Müller si è rallegrata perché l’arrivo di Musk stimolerà la concorrenza delle idee e perché da questa anche la catena della fornitura, che a sua volta è ben presente e radicata nella sua associazione, potrà trarre beneficio.

E non solo quella tedesca: con l’apertura in Germania è arrivato all’italiana IDRA un gradito ordine per installare un altro esemplare della sua ormai notissima e invidiata GigaPress, il più grande dispositivo di pressofusione (da 5.500 tonnellate) che produce un pezzo unico della scocca comprendente oltre 70 parti diverse saldate fra loro. Peccato l’azienda bresciana sia in minoranza.

Credito foto di apertura: presentazione trimestrale Tesla agli investitori e azionisti