AUTO

L’erede elettrico del Bulli sarà la vera icona Volkswagen?

Da settembre arriva l’atteso ID Buzz: in due versioni nate per accogliere comodamente famiglia e bagagli oppure, nella versione Cargo, due europallet

Che cosa non sapevamo già dell’ID Buzz, l’erede elettrico del Bulli che a distanza di 72 anni cerca di rinverdirne la gloria e il successo, prima del lancio odierno con un video che aveva per sfondo gli stessi dock di Amburgo da cui partiva il suo antenato per l’export negli Anni ’60?

Come curiosità, abbiamo appena scoperto che il suo ambasciatore Ewan McGregor oltre che appassionato centauro è anche un fan del Maggiolino e che alcuni dei quattro che possiede li ha fatti sottoporre a restomod e ora sono a zero emissioni.

L’attore scozzese è salito tra i primi fortunati su un veicolo nato da una piattaforma modulare che non è nuova, essendo quella MEB che fa già marciare con le celle inserite nel pianale altri veicoli passeggeri Volkswagen come ID3, ID4 ed ID5.

La sensazione è che, se non ci fosse stato lo sfondo pesante delle prospettive di crisi globale scatenate dall’invasione dell’Ucraina, con l’ID Buzz che da settembre in Europa uscirà contemporaneamente in versione Bus e Cargo, si stia assistendo al lancio del vero simbolo della trasformazione Volkswagen.

Molto più di quella ID3 che al lancio in un ormai lontano Salone Auto di Parigi era stato definito il modello più importante della storia dopo Maggiolino e Golf. Se non ci fossero le inquietanti incertezze mondiali ID Buzz avrebbe davvero molte frecce al suo arco da giocare per un modello molto atteso da quando era stato confermato nel 2017.

Le forme ormai prive degli adesivi necessari per cammuffarle a sguardi curiosi sono utili a sottolineare dei valori di aerodinamica che annunciano Cx di 0,285 e per l’ID Buzz Cargo di 0,29. In tal modo si riduce il consumo energetico e si aumenta l’autonomia si questo modello al 100% elettrico che trasporta il Bulli nel ventunesimo secolo .

Questi risultati sono consentiti da un progetto che nasce senza tradire in alcun modo, per fortuna, il concetto estetico del prototipo presentato in anteprima mondiale nel 2017 a Detroit, e sviluppato per la versione di serie. Jozef Kabaň, responsabile del suo design ha commenta: “l’ID Buzz è un veicolo intramontabile, sostenibile ed estremamente funzionale: è questo che lo rende unico. Al contempo dimostra come i geni e gli elementi stilistici di questa icona siano stati proiettati con successo nell’era digitale”.

Gli sbalzi estremamente ridotti che ne assicurano un’agilità quasi da hatchback, il massimo sfruttamento dello spazio e la suddivisione del design della carrozzeria fra un livello inferiore e uno superiore, accentuati dall’opzione bicolore che continua ancora oggi a piacere al pubblico dei Multivan.

E senza dimenticare un frontale con il cofano dalla forma a V incastonato fra i fari, nei quali la tecnologia a LED prospera. Al centro di questa fascia, in omaggio al T1, è integrato un logo Volkswagen più grande rispetto a quello inserito negli altri modelli attualmente in commercio, mentre dietro l’andamento orizzontale dei gruppi ottici posteriori a LED, mostra una vicinanza al Multivan che a sua volta rinvia a Porsche Macan.

Non sono molti altri i dati tecnici principali che non fossero stati svelati un mese fa; i prezzi assenti non sorprendono, mentre l’autonomia è ancora sospeso in attesa di omologazione. La versione con la batteria grande che è disponibile inizialmente dovrebbe essere compresa tra 450 e 500 chilometri con ciclo WLTP.

Il passo lungo nel 2024 sarà lanciato negli Stati Uniti, mentre dopo i due bus al 100% elettrici in arrivo a settembre 2022, nel 2023 Volkswagen offrirà l’ID Buzz con configurazione a sei e sette posti: il modello offrirà quindi ancora più varianti negli interni.

Una applicazione a cui probabilmente poco si è prestato attenzione nonostante a Wolfsburg lo abbiano dichiarato da tempo, è che l’ID Buzz dovrebbe essere la spina dorsale dei servizi di robotaxi sviluppati in collaborazione con la divisione basata ad Amburgo Moia e con la partecipata americana Argo AI, che in Europa ha la propria sede a Monaco di Baviera.

Questo modello del rinato Bulli elettrico sarà il primo a marchio Volkswagen ad avventurarsi nella guida autonoma di Livello 4 SAE, che significa che gli esseri umani a bordo non saranno chiamati a intervenire durante il viaggio, anche se potrebbero non essere operativi fuori da aree mappate oppure in certe condizioni meteo.

Ma, tornando al lancio odierno, vale la pena di sottolineare la sostenibilità spinta dei nuovi ID Buzz e ID Buzz Cargo, che vantano un bilancio di CO2 neutro alla consegna. Questo traguardo deriva da compensazione delle emissioni prodotte in fabbrica nello stabilimento tedesco di Hannover, grazie alla produzione di tutti i moduli negli stabilimenti della Volkswagen Group Components e alla gestione diretta del trasporto fino alla consegna ai clienti in tutta Europa.

Ma la casa tedesca non si accontenta della compensazione delle emissioni prodotte e segnala sforzi compiuti con un pacchetto di tecnologie e processi estremamente innovativi che rendono già la gamma dell’erede elettrico del Bulli una delle più sostenibili al mondo.

Il nuovo “Microbus elettrico” uscirà in versione cinque posti, ma non occorrerà attendere troppi mesi per veder apparire anche quelli con tre file di sedili (credito foto: ufficio stampa Volkswagen Veicoli Commerciali)

Negli interni c’è la totale rinuncia alla pelle e ad altri materiali di origine animale, ad esempio nella corona del volante realizzata in materiale sintetico che presenta un aspetto pregiato e un effetto tattile analogo a quello della pelle, nonché per il cielo e i rivestimenti del pianale e di alcuni sedili dell’ID Buzz in cui vengono impiegati, fra l’altro, materiali derivanti da prodotti riciclati.

Sulle batterie, che escono con garanzia al cliente valida otto anni o 160.000 chilometri, c’è un impegno dell’azienda al ritiro al termine del loro ciclo di vita sul veicolo, al fine di ricondizionarle per usi second life, ad esempio come accumulatori di corrente per gli impianti fotovoltaici domestici e non.

La nota ufficiale non ha fatto forse a tempo a prendere atto degli sconquassi nel mercato delle materie prime: se dovessero persistere a lungo nichel, litio e cobalto custoditi in batterie “stanche” tra pochi anni potrebbero diventare un business più ambito degli impianti di accumulo…

Credito foto di apertura: ufficio stampa Volkswagen Veicoli Commerciali