IDROGENO

Perché Plug Power ora è coccolata da Wall Street?

In pochi giorni la società americana specializzata nella filiera dell’idrogeno ha stretto alleanze di alta caratura col gruppo Renault sui mezzi commerciali e coi coreani di SK sulle fuel cell

Come si chiama l’azienda americana attiva nella mobilità sostenibile che dal primo gennaio 2021 ha già guadagnato l’81% in borsa e nell’ultimo anno è cresciuta del 1.426%? No, non quella. Parliamo di Plug Power: malgrado il nome non ha a che fare con le auto “con la presa”; invece ha molto a che fare con l’idrogeno e la tecnologia fuel cell.

Certo, non ha la capitalizzazione astronomica di Tesla e contro i $768 miliardi di valutazione della società di Elon Musk ha dalla sua solo $21,6 miliardi, peraltro una pila di dollari cresciuta in modo vertiginoso nelle ultime settimane (per la cronaca, Tesla dal 1 gennaio al momento in cui pubblichiamo queste righe è cresciuta del 22%).

Nel caso della società dello stato di New York, la ragione principale dell’effervescenza sono le alleanze. La più recente è quella col gruppo diretto da Luca de Meo, con tanto di fresca nota stampa. Renault e Plug Power hanno raggiunto un accordo di programma che prevede la creazione di una joint venture che svilupperà sistemi fuel cell mirati ad equipaggiare veicoli commerciali leggeri e dell’infrastruttura necessaria per il loro impiego quotidiano.

La nuova alleanza sottolinea il crescente impulso alla ricerca da parte dei grandi gruppi storici dell’auto e dei veicoli commerciali di partner in grado di abbreviare la transizione a soluzioni sostenibili ma anche compatibili con le necessità pratiche. Come per molti utilizzatori sono quelle di rifornimenti rapidi resi possibili dall’idrogeno.

Plug Power non solo ha realizzato finora 40.000 pile a combustibile, ma ha anche costruito 110 stazioni di rifornimento capaci di distribuire oltre 40 tonnellate di idrogeno al giorno. Quello destinato alla clientela europea sarà décarboné: come dire idrogeno verde, ovvero proveniente da elettrolisi assicurata da rinnovabili.

Se il ruolo nei veicoli leggeri a zero emissioni non appare in discussione per il Kangoo e per le sue batterie di trazione, Renault sembra avere altri piani a medio e lungo termine per mezzi delle dimensioni di Trafic e di Master. Un nuovo centro ricerche in Francia metterà al lavoro tecnici e progettisti dei due nuovi partner con l’idea di rendere più attraenti per la clientela corporate e per le piccole e medie imprese che hanno bisogno di capacità e carico molto superiore a quelli di un Kangoo ZE. Su formati fino all’arrivo di un’altra generazione di batterie continuerà a presentarsi il collo di bottiglia del costo e degli ingombri connessi al pacco batterie a limitare l’efficienza di questi mezzi.

Renault aveva commercializzato nel recente passato piccole serie di Kangoo ZE e Master ZE realizzati in collaborazione con Symbio, la società transalpina in cui i due soci attuali sono Michelin e Faurecia. Poiché la società della fornitura Tier1 è nata da una costola del gruppo PSA, viene da pensare che con il passare a volumi molto più consistenti, a Boulogne-Billancourt fossero determinati a contare su partner che siano più stretti ed esclusivi di quanto non possa esserlo a lungo termine Symbio, che è tra i possibili candidati a un futuro rapporto privilegiato con Stellantis nel settore dell’idrogeno.

Ma l’accordo con Renault di Plug Power non è stato l’unico ad attirare gli occhi degli analisti di Wall Street nelle ultime settimane. Il conglomerato coreano SK Group da tempo è presente nel settore delle batterie (incluse quelle per i veicoli elettrici) attraverso la divisione SK Innovation, che ha piani di sviluppo piuttosto ambiziosi, salvo dover superare l’ostacolo di uno spinoso contenzioso legale con la rivale LG Energy Solution. Ma le batterie non sono il solo settore che punta verso la manifattura sostenibile a interessare i coreani.

SK Group investirà attraverso le controllate SK Holdings ed SK E&S circa 800 miliardi di won (che corrispondono a $1,5 miliardi) proprio in Plug Power. Da notare che tra le attività di questa società fondata nel 1997 vi sono anche impianti di elettrolisi, stazioni di ricarica di idrogeno, impianti di liquefazione, quest’ultimo un settore in cui è attiva SK E&S ma col gas naturale.

Prima dell’accordo con Renault il maggiore successo commerciale per Plug Power era stato la vendita di muletti mossi da pile a combustibile (un settore dove fornisce grandi gruppi del retail come Amazon e Walmart) e di veicoli commerciali ad idrogeno.

SK Group con l’ingresso nel capitale di Plug Power ha preso una quota del 9,9% dell’azienda americana, contribuendo a farne lievitare la quotazione del titolo e portandone la capitalizzazione dopo l’annuncio a circa $19 miliardi. Finora SK non aveva alcuna presenza nella tecnologia dell’idrogeno, malgrado la Corea del Sud sia tra i paesi in cui esecutivo e settore privato da tempo segnalino quanto tengano a un ruolo da protagonista della sua crescita, con tanto di obiettivi per il 2025 ben delineati.

SK Group e Plug Power prevedono di dare vita il prossimo anno a una joint venture in Corea del Sud che metterà in commercio sistemi fuel cell, stazioni di rifornimento di idrogeno ed elettrolizzatori, con una capacità produttiva annuale iniziale di 30.000 tonnellate della molecola che diventeranno 280.000 nel 2025. Ai progetto sul mercato domestico di SK Group faranno seguito attività in Asia, a cominciare da Cina e Vietnam.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Groupe Renault