BATTERIE

Britishvolt sceglie il porto di Blyth per la sua Gigafactory

La disponibilità di rinnovabili sposta l’ago della bilancia a favore della costa del Northumberland per la Gigafactory dove Britishvolt punta a produrre 300.000 batterie l’anno, per cominciare

Alla quindicina di Gigafactory in costruzione in Europa possiamo ufficialmente aggiungere il sito definitivamente designato per quella di Britishvolt. La startup britannica ha confermato oggi che sarà collocata nel Nordest dell’Inghilterra, piuttosto che nel Galles (accanto a una fabbrica Aston Martin) che era stato parimenti preso in considerazione. I primi lavori a Blyth, nel Northumberland, inizieranno nell’estate 2021, e le prime celle usciranno dalle linee alla fine del 2023.

Britishvolt afferma che l’investimento previsto in totale sarà di £2,6 miliardi (€2,8 miliardi), il che fa pensare a un obiettivo di capacità prefissato superiore di circa il 50% o più rispetto a quello attuale di un sito come quello Tesla in Nevada, stimato attorno ai 35 GWh.

Per il depresso Nord dell’Inghilterra sarebbe il maggior investimento nella manifattura da quando nel 1984 Nissan si è insediata a Sunderland, impianto dove tra gli altri modelli costruisce l’elettrica Leaf. L’organico previsto è di circa 3.000 persone, mentre l’indotto previsto si aggirerà sulle 5.000.

Ai rilevanti capitali richiesti finora, corrispondono finanziamenti di appena £10 milioni: un gap forse incolmabile in epoche di austerity e di tight money. Ma i mesi della pandemia non corrispondono né all’una né all’altra epoca.

Il progetto infatti appare uno tra quelli coi crismi della priorità per avere il sostegno di un fondo da £1 miliardo allocato dal governo di Sua Maestà per sostenere la produzione di veicoli sostenibili e dei loro componenti, tra i quali ovviamente le batterie, che a Blyth la società sostiene di poter produrre al ritmo di 300.000 l’anno entro il 2027.

Potrebbero persino essere insufficienti, considerato che il primo ministro Boris Johnson ha anticipato la messa al bando delle vendite di veicoli convenzionali (non il loro uso) al 2030, mentre le ibride, che peraltro hanno anch’esse bisogno di batterie, arriveranno al 2035.

Il sito accanto al porto di Blyth, un’area dove sorgeva una centrale termoelettrica dismessa, crescerà attraverso tre fasi. Il progetto è stato firmato da Pininfarina Architecture e coprirà un’area di quasi un milione di metri quadri. Come nel caso di altri recenti siti destinati a Gigafactory in Europa del Nord e in Scandinavia spicca la disponibilità per il Blyth Gigasite di rinnovabili per supportare la manifattura di celle abbattendo le emissioni della fase di produzione.

Si tratta di un punto dolente nel bilancio complessivo della vita delle auto elettriche (per gli addetti ai lavori Life Cicle Assessment) che è ben noto a produttori di celle e case auto. Non a caso il responsabile della filiera del gruppo BMW Andreas Wendt spiegava appena ieri che o le celle dei fornitori sono prodotte grazie alle rinnovabili oppure a Monaco di Baviera non sono interessati ad acquistarle. Una posizione che non è certo circoscritta alla sola della casa dell’elica, ormai.

Da questo punto di vista Britishvolt sostiene di essere tranquilla per Blyth. Di certo ha a disposizione l’energia idroelettrica del progetto North Sea Link con un cavo ad alto voltaggio da 1.400 megawatt di capacità che arriva sulla costa non troppo distante dalla sede prescelta.

Inoltre a settentrione del Northumberland ci sono anche i “cugini” scozzesi, che ormai sono arrivati a coprire il 90% del loro fabbisogno di energia elettrica grazie alle rinnovabili, soprattutto l’eolico, e col crescere dell’eolico offshore fra non molto andranno in surplus di produzione rispetto alle necessità domestiche.

Più centrale invece sarà il sito per il quartier generale di Britishvolt, per il quale sono state scelte le West Midlands. Si tratta di una regione dove AMTE Power (che con Britishvolt ha dato vita al progetto) intendeva realizzare una propria fabbrica, prima di lanciarsi nel piano per la Gigafactory per cui ora è stata scelta Blyth.

Britishvolt occuperà 5.000 metri quadri che saranno occupati da qui al 2022 all’interno del MIRA Technology Park Campus, poco distante da Coventry. MIRA è una società attiva nell’automotive proprietaria tra l’altro di piste di prova e centri di sperimentazione ed è controllata dalla giapponese Horiba, tra le altre cose uno dei maggiori produttori globali di separatori per gli elettrodi delle celle, come dire che la startup britannica ha scelto un centro che è già quasi un distretto delle batterie.

Credito foto di apertura: sito web Britishvolt