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Alfa Romeo Milano: basterà la sportività a elettrizzare?

SUV e Alfa sarebbero stati un ossimoro 20 anni fa, invece è proprio col nuovo capitolo che segue Stelvio e Tonale che la casa milanese lancia la prima elettrica pura della sua storia

N.B. Aggiornamento del 16 aprile in fondo all’articolo.

Con la Milano, l’Alfa Romeo prosegue la ricostruzione di una gamma completa, portata all’asfissia dal privilegiare altri marchi durante l’epoca di vacche magre precedente alla creazione del nuovo gruppo Stellantis.

Dopo aver lanciato il SUV compatto Tonale nel 2022, il marchio scende per fare ritorno nel Segmento B, quello dei veicoli tipicamente urbani dove alberga una concorrenza che si chiama Renault Captur o Ford Puma, ma anche rivali casalinghe come Peugeot 2008, Opel Mokka, Fiat 600 o Jeep Avenger.

Milano in effetti misura 4,17 metri di lunghezza (larga 1,78 e alta 1,5 metri) e viene descritta dall’Alfa come “compatta”, sebbene resti da chiarire se sia SUV a tutti gli effetti o crossover (la seconda per chi scrive). Una sorta di 2 in 1, per convincere che il modello appena lanciato sia degno erede di MiTo e della Giulietta.

La Milano è il primo modello prodotto in grande serie progettato sotto la guida di Alejandro Mesonero-Romanos, che ha firmato design soprattutto per SEAT. A lui tocca l’opportunità per implementare una nuova cifra estetici ispirata non sorprendentemente a elementi del suo glorioso e fortunato passato, una strategia che abbiamo visto di recente dispiegata anche con la torinese Lancia.

Il frontale strizza così l’occhio alla SZ, con una firma luminosa in tre parti, una griglia a V accorciata piuttosto prominente e il logo riportato sul cofano. Secondo il costruttore, la parte posteriore evoca la Giulia TZ e la sua “coda tronca”, tipica di una fase degli studi aerodinamici che erano dominati da un protagonista che si chiamava Wunibald Kamm e le cui idee spaziavano dalle competizioni alla produzione in grande serie.

Evidente ispirazione da modelli iconici della storia Alfa Romeo, per la coda del crossover Milano (credito foto: ufficio stampa Stellantis)

Le luci dell’Alfa Milano sono su una fascia scura che forma uno stacco netto sul portellone e ricade sulle fiancate. Sorprende anche il posteriore con una finestratura abbastanza inclinata. Le spalle sono ben curve, le maniglie delle porte posteriori sono nascoste e sul pannello laterale appare un biscione.

La presentazione degli interni è sportiva, e miscela strumentazione dai canoni tipici della casa con la modernità, che si nota ad esempio nello schermo touch da 10,25 pollici che è ben orientato verso il conducente ma in posizione bassa. L’interfaccia può essere personalizzata da più utenti. Le prese d’aria laterali strizzano l’occhio al quadrifoglio, mentre nell’abitacolo in nome delle economie di scala troviamo parti comuni ad altre vetture Stellantis.

La Milano promette il volume del bagagliaio più grande della sua categoria (quella dei SUV elettrici urbani), con una capacità di 400 litri e sotto il cofano c’è spazio come da tradizione dei modelli elettrici per un frunk che sarà destinato soprattutto a riporre i cavi di ricarica.

La Milano segna un punto di svolta per l’Alfa essendo il primo modello elettrico dell’azienda (se non si considera la recente hypercar 33 Stradale). La scheda tecnica non presenta alcuna sorpresa, visto che siamo sulla stessa lunghezza d’onda del resto della gamma Stellantis che condivide la base ex-PSA nota come E-CMP e non le nuove piattaforme dedicate STLA svelate nel 2021, e che nella versione STLA Small prevederà una autonomia fino a 500 chilometri.

La versione d’attacco dispone quindi di un’unità da 156 cavalli e di una batteria con capacità di 54 kWh. La casa annuncia un’autonomia nel ciclo combinato di 410 chilometri in linea con gli altri modelli simili del gruppo. È prevista anche una versione sportiva Veloce da 280 cavalli (207kW) di potenza e con coppia di 345 Nm alimentato dalla stessa batteria. La ricarica in corrente continua può arrivare a potenze di 100 kW che richiedono meno di 30 minuti per passare dal 10 all’80% della capacità di energia nelle celle.

La navigazione integra il sistema EV Routing per pianificare le ricariche lungo il percorso, tenendo conto delle condizioni del traffico o dello stile di guida. Ovviamente in ogni auto connessa come questa la ricarica può essere gestita da remoto.

Alfa Romeo sottolinea un aspetto: la Milano ha un temperamento sportivo non solo nel look, ma anche nelle regolazioni meccaniche e dinamiche, pertanto con lo sterzo più diretto del segmento (14,6). L’enfasi sportiva è rafforzata sulla Veloce.

È ribassata di 25 mm e riceverà un differenziale Torsen. I suoi cerchi aggressivi da 20″ (forse non l’ideale per l’autonomia massima percorribile) con pneumatici specifici nascondono un impianto frenante rinforzato, con dischi anteriori da 380 mm e pinze a 4 pistoncini.

Accanto a una versione ibrida che dovrebbe accontentare soprattutto i tradizionalisti come gli automobilisti italiani, la gamma a zero emissioni locali prevederà Elettrica 156 CV ed Elettrica Veloce. I pacchetti equipaggiamento completano l’equipaggiamento base (Techno, Premium, Sport). Inizialmente la vettura sarà proposta con una versione Speciale top di gamma.

Di serie il cliente troverà: cerchi da 18″, sedile guida elettrico e massaggiante, illuminazione ambientale a 8 colori, assistenza alla guida di Livello 2 di autonomia, navigazione, telecamera di retromarcia a 180°, portellone elettrico, eccetera. L’offerta di lancio comprende la wallbox. La versione Milano Speciale Elettrica 156 CV costa €40.500 e gli ordini apriranno il 25 aprile.

N.B. Aggiornamento del 16 aprile: al culmine dell’ennesima querelle tra Stellantis e l’esecutivo italiano, con la maggioranza messa in fibrillazione dal nome Milano attribuito a un veicolo costruito in Polonia, la casa del Biscione ha deciso di modificare il nome del piccolo crossover chiamandolo Junior, una presenza frequente nella storia della gamma Alfa Romeo, in particolare ma non solo grazie ai quasi 92.000 esemplari venduti della GT 1300 Junior diventata un best seller a cavallo tra Anni ’60 e ’70.

credito foto di apertura: ufficio stampa Stellantis