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Da Bruxelles €3,6 miliardi di contributi a fondo perduto: le batterie non restano a secco

Via dal Fondo Europeo per l’Innovazione ai primi quarantuno progetti, dall’idrogeno verde alle rinnovabili; nelle batterie e nei materiali critici i fondi andranno quasi tutti in Nord Europa

La Commissione europea sta finanziando con contributi a fondo perduto molti progetti innovativi, divisi in quattro aree di interesse, di cui tre riguarderanno batterie e materiali collegati per un importo totale di €6,41 miliardi. Tra le aziende note e le startup inserite nell’elenco appena diffuso si va dai colossi come Bosch e BASF a quelle emergenti come Freyr e Vianode.

Secondo la nota ufficiale di Bruxelles, i primi 41 progetti di tecnologie pulite sono distribuiti in 15 Stati membri e sono sovvenzionati dal Fondo Europeo per l’Innovazione. L’elenco come i primi €3,6 miliardi saranno distribuiti tra i 41 progetti. Di questi purtroppo solo uno è italiano, della ditta Versalis che intende sviluppare il riciclo di plastiche per creare materia prima da cui trarre nuovi polimeri.

I progetti approvati coprono molte aree, dalla decarbonizzazione del cemento all’immancabile idrogeno verde, fino ai SAF, i carburanti sostenibili per l’aviazione, quindi si nota che il settore delle batterie per veicoli elettrici è solo uno di quelli che riceveranno fondi.

Se si pensa che l’esecutivo italiano voleva bloccare la normativa di dismissione dell’auto termica per il 2035 sostenendo tra l’altro anche di essere in grado di rilanciare con una filiera di carburanti sintetici nazionali, l’assenza di grant a imprese italiane di settore fa pensare che ci fosse uno scollamento tra politica e realtà imprenditoriale specializzata.

Dall’elenco della Commissione Europea si ricava anche qualche sorpresa, considerato che vi figura un progetto BASF per un impianto di riciclo delle batterie a Tarragona, in Catalogna, di cui finora non era stata fatta menzione ufficiale, e caso mai conferma l’interesse dei colossi di settore a farsi trovare pronti quando le batterie dei veicoli elettrici e quelle di altre origini diventeranno una sorta di “miniera urbana” di materie prime.

Secondo la Commissione, tutti i 41 progetti saranno operativi prima del 2030 e “hanno il potenziale per evitare 221 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 nei primi dieci anni di attività”. I progetti sono stati selezionati a seguito del terzo invito a presentare progetti su larga scala sulle quattro aree tematiche della decarbonizzazione generale, dell’elettrificazione dell’industria e dell’idrogeno, della produzione di tecnologie pulite e dei progetti pilota di medie dimensioni (a quest’ultimo gruppo appartiene il progetto italiano).

Oltre ai 41 progetti che sono stati ora pubblicati, la Commissione afferma che “ulteriori progetti promettenti ma non sufficientemente maturi saranno sostenuti dalla Banca europea per gli investimenti nello sviluppo dei progetti”. Questi dovrebbero essere annunciati nel quarto trimestre del 2023. In questo momento, è prevista anche la quarta richiesta di finanziamento con un budget di €4 miliardi.

Gli attuali beneficiari dei contributi a fondo perduto relativi alla mobilità elettrica e alle batterie di stoccaggio includono Freyr, Vianode, Stora Enso e la già citata BASF. Freyr riceverà €100 milioni dall’UE per la costruzione della sua fabbrica di celle Giga Arctic in Norvegia.

In Norvegia si troverà anche la fabbrica pianificata da Vianode per materiali anodici a base di grafite, che sarà sovvenzionata dall’UE con €90 milioni, un progetto particolarmente rilevante per il ritardo della manifattura di grafite europea rispetto alla dominante Cina.

Non è invece noto a quanto ammonteranno i contributi per il lavoro che Stora Enso e BASF portano entrambe avanti nella filiera delle batterie. Stora Enso è sostenuta dall’UE per costruire un “impianto su larga scala” chiamato Lignode One per la produzione di materiale anodico sostenibile a base biologica per batterie in Finlandia.

La tecnologia “Lignode” di Stora Enso realizza in particolare hard carbon a base di lignina proveniente dal legno delle foreste nordiche, un materiale che potrebbe essere interessante per celle alternative, come quelle agli ioni di sodio, in via di sviluppo in alternativa alle dominanti celle agli ioni di litio. C’è una cooperazione allo sviluppo con Northvolt, tra gli accordi allo studio.

Nel frattempo, BASF sta ricevendo finanziamenti dall’UE per la costruzione di un impianto di riciclaggio delle batterie a Tarragona, in Spagna, che non è stato ancora annunciato ufficialmente. Secondo una breve descrizione nell’elenco dei finanziamenti, questo è il primo impianto di riciclo industriale per materiali per batterie “basato su pirolisi innovativa per la massa nera e un innovativo processo di raffinazione idrometallurgica“. Promettente è leggere nelle note che la tecnologia di processo consenta tassi di recupero del litio molto elevati.

Secondo la Commissione, i 41 progetti menzionati all’inizio sono stati selezionati tra 239 domande e circa 196 sono stati ammessi come “ammissibili” per la valutazione. Esperti indipendenti hanno quindi effettuato la selezione finale sulla base di cinque criteri di aggiudicazione. I fattori decisivi sono stati la capacità di ridurre le emissioni di gas serra rispetto alle tecnologie convenzionali, il grado di innovazione, la maturità operativa, finanziaria e tecnica, la scalabilità e l’economicità.

credito foto di apertura: sito web Vianode