BUSINESS

I Capital Markets Day diventeranno abitudine, per i marchi del gruppo Volkswagen

L’amministratore delegato Oliver Blume pone obiettivi finanziari stringenti a tutte le case e la futura rete di giornate per gli investitori servirà a tenere sotto pressione i manager dei singoli marchi sui traguardi di crescita e utili

“Il gruppo di Wolfsburg è sempre più sotto pressione. Ora il CEO Oliver Blume sta pianificando il riscatto. I marchi dovrebbero diventare più redditizi. Ci sono anche nuovi piani per questioni delicate in Cina”, scriveva oggi pomeriggio alla fine della giornata dedicata agli investitori presso l’autodromo di Hockenheim Christian Muessgens sul quotidiano di Francoforte FAZ.

Forse con la scelta di un autodromo simbolicamente si voleva invitare i marchi del gruppo a correre. I suoi vertici con una ristrutturazione di vasta portata vogliono rendere l’attività più resiliente, aumentare i rendimenti e far salire un prezzo delle azioni che resta stagnante anche senza fare confronti con marchi poco affini alla produzione generalista, come Tesla ma anche Ferrari e Porsche, quest’ultima guidata ugualmente da Blume.

“L’industria automobilistica sta cambiando a un ritmo senza precedenti, con la mobilità elettrica e la digitalizzazione in particolare che determinano il futuro”, ha dichiarato il CEO Volkswagen oggi in occasione del Capital Markets Day del più grande gruppo automobilistico europeo.

Il Capital Markets Day era molto atteso: perché Volkswagen attualmente non è in una posizione particolarmente favorevole tra analisti e investitori. Il gruppo è gravato da carenze nella gestione, problemi in mercati importanti come la Cina e ben note difficoltà nello sviluppo del digitale, un campo critico per il successo futuro. Il prezzo dell’azione privilegiata è quindi da tempo sotto pressione. Dopo un lungo periodo di alti e bassi, è poco meno di €130: ovvero tanto quanto sette anni fa.

Il primo grande intervento nella struttura da parte di Blume è stato sulla filiale del software, cambiando in gran parte la gestione di questa divisione da oltre 6.000 persone e riadattando i processi: Cariad non dovrebbe più essere disaccoppiata dai marchi ma sarà più strettamente legata ad essi.

Adesso Blume passa a un’offensiva che riguarda tutto il gruppo Volkswagen e al Capital Markets Day ha annunciato che collocherà l’obiettivo annuale di crescita dei ricavi tra il 5 e il 7% fino al 2027, anche più di quanto gli analisti ed esperti si aspettassero.

Il margine raggiungerà l’8-10% per allora, e poi il 9/11% entro la fine del decennio, è quanto si è prefissato il CEO, con ogni marchio collegato a Wolfsburg che deve avere obiettivi chiari per la sua strategia futura.

In particolare, il marchio premium Audi dovrebbe ottenere un rendimento del 13% a medio termine dopo essere stato recentemente messo sotto pressione e aver avuto difficolta ad evitare il calo dei margini. Insieme a Bentley, Bugatti e Ducati, con cui Audi forma il gruppo di marchi “Progressive”, la cifra obiettivo dovrebbe essere il 14%. Se Porsche punta al 20%, il gruppo dei marchi di volume “Core” che fa corona al marchio Volkswagen punterà all’8%.

Viene peraltro da commentare che oggi, alla luce di quasi contemporanei interventi di altri amministratori delegati come quelli Hyundai oppure Renault (anzi Ampere, visto che così si chiamerà la divisione diretta da Luca de Meo che venderà veicoli elettrici e digitale) per il 2030 entrambi puntano a un margine in doppia cifra.

Insomma: o sarebbero più bravi in Hyundai e Ampere quanto a opportunità di affermarsi sui mercati di fine decennio oppure i marchi generalisti che accompagnano Volkswagen potrebbero (accontentandosi dell’8%) essere più realisti di rivali troppo ottimisti nelle stime.

Volkswagen ha recentemente annunciato un programma di efficienza per il marchio principale che mira a migliorare gli utili di €10 miliardi entro il 2026. Questo è un modello di come il management vuole rendere le altre parti del gruppo “resilienti e più redditizie”, ha annunciato il CFO Arno Antlitz.

“Ogni marchio è responsabile degli obiettivi di rendimento strategico e li persegue con programmi di utili strutturati”, spiegano i vertici di Wolfsburg, il cui focus va alla strategia “value over volume”. L’attenzione non è più sulla crescita a tutti i costi e sulle cifre di vendita più elevate possibili, ma sulla redditività, una domanda che il mercato fa da tempo.

Particolare attenzione è rivolta ai mercati globali: la Cina sta attirando molta attenzione anche questa settimana a causa del contemporaneo viaggio del primo ministro di Pechino Li Qiang in Germania; là Volkswagen detiene attualmente una quota di mercato del 15%.

Ma la crescita dei rivali nazionali soprattutto grazie all’auto elettrica è costante e minaccia il primato tedesco, tanto più che il governo ha appeno deciso di prorogare fino al 2027 i sussidi rimasti e rilanciare con l’equivalente di $72 miliardi di aiuti, per evitare di raffreddare la crescita dell’industria locale.

Secondo Antlitz Volkswagen vuole mantenere la posizione in futuro e continuerà quindi a investire pesantemente a Pechino, Shanghai e relativi mercati. Che nel settore delle auto elettriche Volkswagen sia stata finora una protagonista di nicchia malgrado la piattaforma MEB sia costruita dai tre partner FAW, SAIC Motor e Volkswagen Anhui (nata con JAC Motors) è certo un ostacolo da superare prima che diventi invalicabile.

Lo sanno bene i manager che tengono d’occhio la Cina (Blume al centro nella foto di apertura con loro) coi tedeschi che oggi detengono là una quota di mercato di circa il 2,7% per le auto elettriche mentre sei mesi fa, a novembre 2022, la loro quota di settore era appena dell’1,4%.

Oltre ai problemi commerciali, ci sono anche rischi reputazionali, ad esempio nella regione dello Xinjiang, dove sono note le difficoltà ad affrontare una vita normale che incontra la minoranza musulmana e dove Volkswagen gestisce uno stabilimento con SAIC Motor.

Per convincere i mercati dei capitali che il gruppo aderisce a regole ESG sempre meno prese alla leggera, Blume vuole lanciare quest’anno un “audit indipendente”, ovvero un esame da parte di organismi indipendenti. “Siamo in buoni contatti con il nostro partner di joint venture”, ha affermato con gli investitori.

Dal punto di vista della tecnologia Volkswagen conta sul mantenimento del ritmo di innovazione: la prossima piattaforma modulare per tutte le auto elettriche del gruppo, la Scalable Systems Platform, o SSP, sarà lanciato per la prima volta prima del 2028 con un SUV Porsche.

La divisione software Cariad era stata la prima sottoposta da Blume alla ristrutturazione. Allo stesso tempo, Volkswagen sta esplorando la possibilità di coinvolgere finanziatori esterni in alcuni settori. La divisione batterie PowerCo potrebbe aprire a tali partner già dal prossimo anno, afferma Antlitz. Nella seconda fase un’IPO sarà poi possibile, ma non è stato ancora deciso.

In futuro, Volkswagen intende informare continuamente il mercato dei capitali sui progressi. Il Capital Markets Day è solo il preludio a tutta una serie di eventi di questo tipo, ha affermato Blume.

Il 55enne amministratore delegato che ha preso il timone da Herbert Diess lo scorso autunno si sente sotto pressione su molti fronti. Ma col nuovo modello di gestione, Volkswagen potrà ora affrontare i problemi in modo professionale e sistematico, si è detto convinto.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Volkswagen