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I conti Tesla del primo trimestre 2023: proprio come quelli di una casa… auto

Entrate e utili Tesla nel primo trimestre del 2023 si sono avvicinati molto alle aspettative, ma cambiano i parametri-chiave: ora Wall Street usa il metro dei conti di Detroit, più che quelli della Silicon Valley

I risultati Tesla non sono stati certo una delusione, dal punto di vista dei numeri: se si usa il metro adeguato per una società della Silicon Valley, quello che spicca è che abbiano sostanzialmente rispettato le stime e le previsioni di Wall Street dal punto di vista di utili e ricavi.

Per la precisione l’utile per azione è stato di 85 centesimi rettificati contro gli 85 attesi, secondo la media del sondaggio della società Refinitiv, che aveva previsto anche $23,31 miliardi di ricavi contro $23,33 miliardi effettivi.

Ma se quello a cui si guarda non è il potenziale di crescita e di espansione delle quote di mercato (come per le startup californiane), bensì la bravura a generare utili, come tipico di chi analizza le case auto, si nota un utile netto Tesla nel primo trimestre 2023 di $2,51 miliardi, in calo del 24% rispetto ai conti dello scorso anno, mentre l’utile per azione GAAP è stato di 73 centesimi, in calo del 23% rispetto al trimestre dell’anno precedente.

Nella presentazione e nelle slide agli azionisti che hanno accompagnato la trimestrale Tesla ha specificato la presenza di un sottoutilizzo delle linee nelle nuove fabbriche (Texas e Berlino), che è stato indicato come causa principale dell’assottigliamento dei margini.

Un problema, quello della sovra-capacità, che è l’incubo perenne dei manager dell’auto globale e che nel recente passato ha portato tanti marchi anche gloriosi a dover uscire alla chetichella dalla Cina, ad esempio.

I margini che fino a pochi mesi fa erano principeschi per Tesla, certo non numeri da casa auto (Ferrari o Porsche a parte) adesso proprio insieme ai maggiori costi di materie prime, logistica e garanzia, nonché al calo delle entrate da crediti ambientali (questo prevedibile visto che tutta la concorrenza ormai produce auto elettriche e ha sempre meno bisogno di acquistare crediti sulle emissioni) ebbene tutti insieme fanno soffrire.

I margini del primo trimestre 2023, fortemente interessato alla guerra dei prezzi si notano rispetto a periodi molto più floridi per i conti Tesla (credito grafico: agenzia Bloomberg, fonte dati: OEM)

Una serie di fattori che hanno portato Elon Musk a iniziare la guerra dei prezzi a partire dalla Cina allargandola agli altri mercati ma che non dà cenno di recedere, con la preoccupazione che cresce negli azionisti e negli analisti che il continuare a ridimensionare i listini possa far sì che il calo degli utili recente non sia una eccezione, ma la regola di questo travagliato periodo.

Un periodo peraltro che nell’ultimo trimestre ha visto i ricavi del settore auto raggiungere i $19,96 miliardi, con un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2022. I ricavi totali sono aumentati del 24%. I ricavi dei crediti normativi automobilistici durante i primi tre mesi del 2023 sono stati pari a $521 milioni di dollari, rispetto ai $679 milioni del primo trimestre 2022.

La conference call svoltasi nella notte italiana ha visto il CEO Musk sottolineare l’ambiente macroeconomico incerto e i suoi effetti sui piani di acquisto della clientela. Come avrebbe potuto fare un qualsiasi manager di una casa auto, Musk ha avvertito che “ogni volta che la Fed aumenta i tassi di interesse, è l’equivalente di un aumento del prezzo di un’auto”, quasi a giustificare i suoi tagli per compensare le politiche dei banchieri centrali.

La società texana ha tagliato i prezzi dei suoi veicoli dall’ultima settimana dello scorso anno e per tutto il primo trimestre del 2023, comprese ulteriori riduzioni martedì sera che hanno interessato i prezzi americani.

Musk infatti ritiene che per salvaguardare la crescita Tesla sia giusto spingere per volumi più elevati e quote di mercato più ampie, rispetto a volumi inferiori e a margini più elevati: la tradizionale politica delle case premium tedesche ma anche di manager come Luca de Meo o Carlos Tavares. Peraltro questo cozza con la narrativa tanto piaciuta a chi si è arricchito in borsa col titolo che sottolineava che Tesla non è una casa auto, o comunque non una come le altre.

Così come commentava stamattina Craig Trudell sull’agenzia Bloomberg, in queste settimane “Tesla è passata dall’assicurare gli investitori che non avrebbe avuto bisogno di scegliere tra crescita e profittabilità, al riconoscere il bisogno di sacrificare una o l’altra”.

Non ha probabilmente avuto l’effetto sperato riguardo al futuro potenziale di profittabilità elevato, che Musk abbia voluto ancora commentare che il segreto consiste nel raggiungere l’elevata automazione di guida, rinverdendo così un suo vecchio (almeno dal 2016) pallino.

Una tesi che sostiene che grazie a sistemi come Autopilot e FSD chi possiede una Tesla un giorno avrà di fatto a disposizione un robotaxi in grado di generare profitti per lui mentre è al lavoro o studia o è in vacanza, propugnando una versione particolare di quella condivisione peer-to-peer dell’auto che ha sì altri sostenitori (ad esempio la società Turo) ma che specie dopo la pandemia non appare in linea con la voglia di veicoli privati, più che autonomi. Voglia frustrata dai loro costi, più che dai software.

Dove di certo la casa americana vede rosa è nelle rinnovabili, coi ricavi Tesla Energy saliti a $1,53 miliardi: un aumento del 148% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’implementazione dei sistemi di accumulo di energia è aumentata a 3,9 GWh, ovvero del 360%, ha affermato la società. Con queste prospettive si capisce perché Tesla abbia deciso che in Cina la sua prossima Gigafactory sia destinata a guardare all’accumulo e non all’automotive.

Nel 2023, Tesla prevede di produrre 1,8 milioni di veicoli, ha ribadito Musk, o forse un volume al rialzo di 2 milioni di veicoli quest’anno. A inizio di aprile, Tesla ha riferito consegne di veicoli di 422.875 veicoli nel primo trimestre. La produzione è stata leggermente superiore alle consegne per i primi tre mesi del 2023 a 440.808 veicoli.

Gli azionisti che hanno presentato domande hanno cercato aggiornamenti sul Cybertruck, sulla divisione energetica dell’azienda ma anche sui tempi di un nuovo modello Tesla. Musk ha replicato che Tesla sta ora costruendo “versioni alfa” del Cybertruck su una linea- pilota nella sua fabbrica di Austin, in Texas (a cui si riferisce la foto di apertura). Musk ha affermato di attendersi di poter dare il via alle consegne dei Cybertruck nel terzo trimestre del 2023.

Un mese fa Musk aveva anche annunciato l’intenzione di costruire una fabbrica Tesla a Monterrey, in Messico relativamente vicino ad Austin. Secondo una comunicazione finanziaria pubblicata a fine gennaio, Tesla prevedeva di spendere tra i $7 e i $9 miliardi nel 2024 e nel 2025, con un aumento delle spese in conto capitale di circa $1 miliardo nei prossimi due anni.

Le azioni Tesla sono rimbalzate quest’anno dai valori di un opaco 2022 in cui hanno perso circa due terzi del loro valore, contemporaneamente a diffusi crolli delle società tecnologiche. Il titolo ha recuperato oltre il 31% nel 2023, ma al momento della chiusura di questo articolo (tardo pomeriggio del 20 aprile) perdeva quasi il 10%: i numeri della trimestrale non hanno convinto.

Credito foto di apertura: screenshot da presentazione Tesla