I conti Tesla del quarto trimestre 2022: miglior risultato di sempre
Alle sfide del periodo (e agli autogol più recenti) Elon Musk replica rilanciando: grazie alla risposta positiva alla “guerra dei prezzi” appena dichiarata, spera di arrivare a 2 milioni di veicoli a fine 2023
Alla chiusura (serale per il fuso italiano) di Wall Street, Tesla ha pubblicato conti e utili del quarto trimestre per chiudere un anno 2022 all’insegna della crescita, sia pure non senza intoppi più o meno grandi.
L’utile rettificato comunicato dalla casa auto texana è stato di $1,19 per azione, contro la previsione di $1,13 del sondaggio della società di consulenza Refinitiv, mentre i ricavi hanno raggiunto $24,32 miliardi rispetto alla previsione media degli analisti di settore di $24,16 miliardi.
A misurare l’entità della crescita con cui Tesla ha chiuso lo scorso anno aiuta il paragonare i dati allo stesso trimestre del 2021, quando i conti del quarto e conclusivo ciclo avevano registrato un fatturato di $17,72 miliardi e un utile rettificato di $2,52 per azione (con $0,85 rettificato per un frazionamento azionario attuato nell’agosto 2022).
Ancora una volta è stato il settore auto a fornire il maggior contributo con $21,3 miliardi, con una crescita del 33% su base annua, rispetto all’attività nelle rinnovabili che continua a “sonnecchiare”. $467 milioni sono stati i proventi da crediti normativi nell’ultimo trimestre del 2022, in crescita di quasi il 50% rispetto all’anno precedente nello stesso periodo.
In sintesi, i dati sono stati da record ed hanno battuto seppure di stretta misura le previsioni degli esperti di settore. Ma come è noto il cinismo di Wall Street non si placa mai e riguardo al futuro Tesla ha fornito prospettive in chiaroscuro.
Unanimemente positiva per i futuri conti aziendali è stata considerata la precisazione di Elon Musk durante la call dedicata ai risultati di fine 2022 che un anno con meno crisi e guerre dei precedenti potrebbe consentire di raggiungere i 2 milioni, invertendo la tendenza che ha visto rallentare le linee di montaggio Tesla proprio alla fine del quarto trimestre.
Quei 2 milioni sono un segnale chiaro che l’azienda leader globale nel mercato delle elettriche pure (se si includono le plug-in è seconda, dopo i cinesi di BYD) non prevede un sostanziale problema di domanda.
Il come riuscire a evitare la forbice tra produzione e consegne, Tesla lo ha già clamorosamente rivelato: con l’inizio improvviso e radicale di un taglio dei prezzi a tutti i modelli della gamma su ogni mercato.
A partire da fine 2022 e in questo mese di gennaio i nuovi listini stanno facendo rumore e hanno già avuto una conseguenza immediata anche sulla valutazione dell’usato Tesla, finora un vanto per i proprietari. Musk ha dichiarato che la risposta del pubblico è stata entusiasta e che “finora a gennaio abbiamo visto gli ordini più forti da inizio anno mai avuti nella nostra storia”. In pratica gli ordini di questi giorni equivarrebbero al doppio del tasso di produzione attuale.
Questo ritmo forsennato di ordini soddisferebbe la piena capacità di impianti come Shanghai e Fremont, consentirebbe di portare al loro livello Texas e Brandeburgo, col primo impegnato in particolare dall’uscita del pickup Cybertruck avviato alla produzione quest’anno ma che non raggiungerà volumi elevati fino al prossimo anno.
Soprattutto ordini con il volume attuale giustificherebbero espansioni come quella appena annunciata in Nevada e i programmi di nuova Gigafactory esotiche che potrebbero avere come destinazione il Sud del pianeta, ad esempio Indonesia e Messico.
La capacità produttiva odierna a Shanghai consente di costruire 750.000 Model 3 e Model Y l’anno, mentre la storica fabbrica in California può produrre 100.000 dei suoi veicoli Model S e X e 550.000 dei suoi veicoli Model 3 e Y. Le fabbriche di Austin, in Texas e vicino a Berlino, in Germania, hanno ciascuna la capacità di produrre 250.000 veicoli Model Y all’anno.
Come rovescio della medaglia, il genere di espansione a cui mira Tesla richiederà investimenti di corposa entità che andrebbero ad avere luogo proprio in una fase in cui i tagli dei prezzi della gamma porteranno inevitabilmente a ridurre il margine lordo del settore automobilistico: quello riportato nei conti del quarto trimestre 2022 si è attestato al 25,9%.
La cifra rappresenta il valore più basso raggiunto negli ultimi cinque trimestri, col flusso di cassa diminuito del 29% rispetto allo scorso anno e del 36% rispetto allo scorso trimestre, attestandosi a $3,28 miliardi.
Peraltro un margine lordo di questa entità è comunque un pilastro favorevole a cui appoggiarsi, se confrontato alla concorrenza, in una fase di espansione in cui le spese in conto capitale si prospettano rilevanti. Se si escludono i margini molto peculiari di case come Ferrari o Porsche, nessun gruppo auto generalista ha mai potuto contare sul genere di numeri che invece sono familiari al tesoriere Tesla.
Musk ha anche confermato un aumento dell’attenzione ai costi e ritiene che una possibile recessione avrebbe effetti deflazionari su alcuni fattori di costo con ricadute sulla filiera positive per Tesla, ma forse negative per concorrenti molto meno avanti nella manifattura al 100% elettrica. Inoltre agli americani fare un’auto elettrica costa meno che ai rivali e su questo si intende far leva.
Gli azionisti però continuano ad avere timori sui contraccolpi che Musk può provocare alla reputazione Tesla con le sue dichiarazioni politiche e come CEO di Twitter, ruolo che occupa dallo scorso ottobre.
Musk è apparso sordo all’espressione di preoccupazione e anzi ha risposto di vedere nel canale social un ottimo modo per connettersi con i clienti, e quindi uno strumento efficace e potente per guidare la domanda di Tesla.
Altrettanto inossidabile la fiducia di Musk nell’altro fulcro permanente di controversie e cause dopo Twitter, ovvero il sistema FSD Beta che ormai 400.000 clienti in Nord America hanno la possibilità di testare, e nel bilancio della società contava per un fatturato differito di $324 milioni per il trimestre.