Perché il record di consegne Tesla nel quarto trimestre 2022 non fa stappare champagne?
La grana-Twitter c’entra poco e niente: le consegne del quarto trimestre 2022 sono un segnale chiaro che Tesla ed Elon Musk stanno iniziando una inedita (per loro) battaglia contro la sovracapacità
Nel quarto trimestre 2022 le consegne Tesla hanno raggiunto per l’ennesima volta come nelle attese un livello record: 405.278 veicoli venduti globalmente, a fronte di una produzione di 439.701. Questa situazione delineatasi allo scorso 31 dicembre è quasi una anomalia per Tesla: finora gli americani avevano pubblicato dati in cui avevano consegnato più veicoli di quelli prodotti, mentre questa volta è stato il contrario.
Quello che era invece atteso è che la crescita cumulata delle consegne del 2022 sia stata del 40% rispetto all’anno precedente. La guidance della società a medio e lungo termine è attestata attorno a una crescita del 50%: alla fine del terzo trimestre 2022 mancavano 495.760 veicoli da consegnare nell’ultimo trimestre per arrivare all’obiettivo.
Il consenso degli analisti di settore consultati dalla società di consulenza FactSet era per 421.000 unità consegnate al 31 dicembre globalmente, mentre quelli sentiti da Refinitiv avevano indicato una cifra di 431.117 pezzi. Tesla in pratica ha messo in mano ai clienti 388.131 Model Y (diventata un best seller assoluto in Europa lo scorso anno) e Model 3, mentre la gamma luxury ha portato altri 17.147 veicoli in strada a fine dicembre.
Lo scarto rispetto alle aspettative conferma i timori che nell’anno peggiore della storia del titolo Tesla in borsa lo hanno trascinato a perdere oltre $700 miliardi di valutazione di mercato, il 65% in meno dal 1 gennaio 2022 (l’indice S&P 500 ha perso circa il 20%), ed Elon Musk a diventare il primo miliardario il cui patrimonio si sia assottigliato di $200 miliardi in pochi mesi.
Le preoccupazioni degli investitori finora hanno riguardato le interruzioni della produzione e della catena di fornitura, i prezzi delle materie prime e l’eccessiva attenzione dell’amministratore delegato sulla sua controversa e fin qui sfortunata acquisizione di Twitter Inc.
Quello che i risultati del quarto trimestre 2022 segnalano in modo ancora più chiaro è però un contesto che finora per Tesla non era mai stato un problema, ma è invece da decenni un incubo dei CEO delle case auto globali: quello di consegne insufficienti che non consentono un utilizzo proficuo e razionale degli impianti.
In parole povere anche Tesla, che in passato gli investitori avevano deciso di trattare e valutare come una società della tecnologia piuttosto che una dell’auto, lotta adesso coi problemi del mondo automotive e in particolare con la sovracapacità dei suoi impianti.
Questo spiega perché da inizio dicembre i potenziali ordini americani di clienti di Model 3 e Model Y siano stati oggetto di proposte di sconto di $3.750 prima e $7.500 poi, accanto a offerte di ricarica gratuita, che sono piovute anche in Europa e in Italia, con la proposta di energia sufficiente a percorrere 10.000 chilometri gratuiti presso la rete di Supercharger.
Con questo supporto di offerte di fine anno Tesla è riuscita ad arrivare a un totale globale su dodici mesi di circa 1,31 milioni di veicoli immatricolati, come anticipato poco sopra un ulteriore record: nel 2021 aveva concluso a quota 936.172.
A risolvere i problemi di sovra-capacità, appare sempre più chiaro, Musk ha deciso di affidarsi al fenomenale manager cinese Tom Zhu, l’uomo che è dietro ai prodigi di efficienza e di resilienza anche nei momenti più bui della Gigafactory di Shanghai.
Visti i risultati ottenuti dallo stabilimento situato nella zona franca di Lingang ci sono pochi dubbi che Zhu sia in grado di riversare l’esperienza acquisita nel recupero di efficienze anche in Texas, California e a Berlino. Già nella seconda metà del 2022 il manager con passaporto neozelandese è stato chiamato fuori dall’abituale zona di sua competenza della Cina e del mercato del Pacifico.
Zhu appare una figura adeguata ad assumere gli scomodissimi panni di vice-Musk. Ma avrà anche di fronte un mondo in recessione, i problemi finanziari derivanti dalla fine del denaro a tassi di sconto irrisori e altri scenari globali complicati che portano tutti quanti a immaginare un mercato globale dell’auto nel migliore dei casi statico. Con una domanda che non sembra destinata a crescere la sovracapacità, più che l’efficienza, appare il nemico numero uno Tesla nel 2023.