AUTOMAZIONE

Il robot Optimus è al centro del più recente work-in-progress Tesla

L’obiettivo di trasformare in ricavi e utili la robotica, accelerano il lavoro sull’umanoide voluto da Elon Musk, per il quale lo sviluppo di hardware e software beneficia delle lezioni apprese nelle Gigafactory e dall’Autopilot

Nel bel mezzo della notte italiana si è svolto l’AI Day 2022 di Tesla, che potete già rivedere in streaming su YouTube dal primo all’ultimo minuto, ma così a lungo probabilmente solo se siete veri fan di Elon Musk oppure degli autentici nerd.

Perché oltre le fasi iniziali dell’evento, in cui l’uomo più ricco del pianeta ha rivelato il prototipo del robot umanoide Optimus, il resto delle slide richiede competenze e sforzo di meningi, e magari anche sapere chi siano Geoffrey Hinton o Yann LeCunn e cosa abbiano pubblicato.

Ma, tornando all’inizio della presentazione, la cosa interessante del robot è che condivide alcuni software e sensori di intelligenza artificiale con le funzionalità di assistenza alla guida nate con l’Autopilot dell’azienda texana, che si conferma quindi croce e delizia per il suo vulcanico leader.

Se per anticipare l’inizio dell’esplorazione di questo settore lo scorso anno Musk e Tesla si erano serviti di un ballerino in calzamaglia, la cosa interessante del lancio di queste ore è che sono stati fatti molti progressi in pochi mesi, sebbene la ripetuta presenza dello staff sul palco faccia pensare a un febbrile work-in-progress.

L’esemplare di Optimus mostrato stanotte e brevi video dimostrano che è in grado di effettuare alcuni movimenti semplici: niente di impressionante o inquietante quanto i robot che ricopiano forme animali di Boston Dynamics, per intenderci.

Ma il prototipo, secondo l’imprenditore, sarebbe già in grado di fare molto più di quello che è stato mostrato dal vivo, sebbene per non prendersi il rischio di una demo non riuscita gli scienziati Tesla abbiano preferito non eccedere in soprese.

La cosa che ha colpito di più forse è stata la previsione di Musk che questo prodotto potrebbe raggiungere un prezzo di probabilmente meno di $20.000, il tutto grazie alle capacità di Tesla di realizzare l’AI necessaria al robot e soprattutto, passando all’hardware, gli attuatori necessari per il settore robotico.

A contribuire alla crescita di questo progetto, è stato rivelato, è l’esperienza preziosa accumulata a Fremont prima, a Shanghai poi nelle linee di produzione delle auto elettriche e delle centinaia di robot che sono necessari per raggiungere alti livelli di produzione: ormai 22.000 esemplari a settimana sono possibili in Cina, di cui 13.000 Model Y.

Testare software ed hardware all’interno delle Gigafactory, oltre che con l’Autopilot, sarebbe in altre parole quello che può rivelarsi il vantaggio competitivo dell’azienda americana entrando nel settore della robotica.

Secondo Musk la differenza tra la progettualità Tesla e altri robot, come quelli realizzati appunto dalla già citata divisione della coreana Hyundai o di altre case auto giapponesi, sarebbe che l’Optimus nasce per la produzione di massa in milioni di unità.

Sebbene come sempre Musk sia straordinariamente ottimista sul potenziale futuro di questo settore, quale sia esattamente oggi il modello di business per un robot umanoide di questo genere peraltro è ancora da chiarire e quindi restano perplessità su quanto possa valere questo genere di prodotto. Musk ritiene che sia addirittura destinato a superare ricavi e utili provenienti dall’auto elettrica.

Ma senza raggiungere una produzione di milioni di esemplari non è neppure chiaro se il prezzo possa arrivare davvero a $20.000: in effetti in passato Musk, tra le molte previsioni non azzeccate, si è esposto anche nel prevedere la fattibilità di un’auto Tesla veramente alla portata di tutte le borse che, finora, non si è minimamente concretizzata.

Ma anche un robot umanoide a prezzi non proprio scontati rappresenta comunque una curiosità scientifica che attira l’attenzione. Anche perché sul palco si sono aperte le porte a una versione evoluta di Optimus che Tesla chiama “Bumble C” e a un altro prototipo in versione definita molto vicina alla produzione, col corpo completamente assemblato ma non completamente funzionante, tenuto in piedi su un supporto e che ha salutato il pubblico per dimostrare la gamma di movimenti degli arti superiori che è in grado di effettuare.

Anche se la realizzazione della versione FSD dell’Autopilot (o quella del Livello 5 SAE della guida autonoma di robotaxi di aziende concorrenti) invita a molta cautela sui tempi di successo di questo settore, in sei mesi gli ingegneri hanno fatto molti progressi.

Nel corso delle presentazioni sono stati chiariti i passi teorici che portano mani simili a quelle umane grazie a un design biologicamente ispirato ad effettuare operazioni essenziali ma complesse, il tutto facendo ricorso a pochi attuatori, sei. Il software Autopilot di Tesla è stato rielaborato dalle auto al robot per funzionare con nuovi componenti e in ambienti differenti.

Alla base dell’elaborazione delle macchine Tesla, con le ruote o le “gambe”, c’è prima la cattura di principi e regole delle attività del mondo reale, che da superare un incrocio si trasformano in sollevare una scatola. Alla base c’è l’applicazione dell’adattamento al movimento in tempo reale, tecnicamente l’online motion adaptation, per fare in modo che questi compiti non siano così rigidi e possano essere manipolati per tenere conto di un ambiente non strutturato.

Credito foto di apertura: screenshot da canale YouTube Tesla