AUTOMAZIONE

È Tesla, guida da solo, ma non è un’auto

Anche all’AI Day Elon Musk riesce a creare la sorpresa svelando il Tesla Bot: robot umanoide guidato da hardware e software comuni all’Autopilot e che vedremo (forse) nel 2022

Il fatto che quello svoltosi stanotte (per il fuso orario italiano) sia stato un Tesla AI Day invece che un Tesla Autonomy Day II non è dovuto al cercare di far scordare una delle abituali previsioni esagerate di Elon Musk, che nell’aprile 2019 aveva previsto entro quest’anno un milione di veicoli sulle strade che avrebbero consentito ai loro proprietari di dormire durante il viaggio.

Proporre Tesla come un gruppo articolato in molti settori innovativi, piuttosto che prevalentemente una casa auto, è qualcosa che non è affatto nuovo, considerato che il ramo dell’energia rinnovabile da anni fa parte delle attività della casa di Palo Alto. Ricercare integrazioni e sinergie, creare uno spazio tutto proprio come è stata in grado di fare ad esempio Apple, sono un’idea, un chiodo fisso di Musk.

Adesso riproporre Tesla come un gruppo molto più strutturato rispetto al solo pur prospero ramo auto è anche un utile e tempista diversivo: l’AI Day era infatti in calendario a pochi giorni da quando è diventato di pubblico dominio che la casa californiana è oggetto di inchiesta dell’agenzia federale NHTSA per 11 incidenti con veicoli di emergenza avvenuti dal 2018 nei quali il dispositivo di assistenza alla guida Autopilot era inserito. Due senatori di Washington hanno chiesto formalmente alla Federal Trade Commission di aprire a sua volta un’inchiesta sull’Autopilot.

La risposta dell’amministratore delegato Tesla a questo genere di eventi e inchieste come noto è sempre stata che hardware e software come quelli dell’Autopilot, inclusa la controversa versione Full Self Driving, diminuiscono considerevolmente (nei casi degli ultimi rilasci secondo Musk di dieci volte) la chance di incidenti rispetto a un veicolo medio che ne sia privo.

In questa atmosfera che si surriscalda attorno alle capacità di guida autonoma avanzata delle Tesla, Musk come ha fatto spesso rilancia. All’AI Day il numero uno Tesla ha fatto un annuncio che ha tutte le caratteristiche per non poter passare inosservato: l’azienda sta infatti lavorando a un robot umanoide, un Tesla Bot, di cui sarà pronto un prototipo già l’anno prossimo.

Dentro al robot confluiranno tutte le esperienze fatte nelle Gigafactory che oggi costruiscono le auto elettriche americane, così come parte dell’hardware e del software che oggi sono i pilastri dei sistemi Autopilot. Musk, che da sempre non ha nascosto preoccupazioni sui possibili effetti imprevedibili dell’intelligenza artificiale, ha fatto eco ai suoi timori.

Si è sentito in dovere di sottolineare che il Tesla Bot sarà amichevole, ma anche che sarà molto lento e meno “muscoloso” di un essere umano medio (alto circa 1,77 peserà meno di 60 chili). Come dire che nel caso un esemplare di quello che internamente è chiamato progetto Optimus si comportasse stranamente o peggio dovesse essere hackerato, una persona sarà rapidamente in grado di portarsi a distanza dall’umanoide.

Al progetto del robot il gruppo di scienziati Tesla sta lavorando per proporlo come aiuto per attività ripetitive, noiose o poco sicure. Quello che Musk non ha suggerito è che robot umanoidi come il Tesla Bot (e così pure altri a cui stanno lavorando società in alcuni casi collegate a gruppi auto, come abbiamo visto lo scorso anno in particolare Hyundai e in precedenza Ford) si propongono come alternativa anche ad attività svolte senza intervento umano da veicoli elettrici a bassa velocità, droni. Oppure piccoli veicoli elettrici o cargo bike, nel caso delle consegne dell’ultimo miglio, anche con presenza umana.

Il perfezionamento e lo sviluppo di robot umanoidi, così come quello di piccoli veicoli elettrici a bassa velocità per le consegne quali già proposti dalle startup Nuro o Starship Technologies, sembrano destinati a creare meno controversie di quello che avviene attualmente nei casi di veicoli Tesla coinvolti in incidenti stradali quando l’Autopilot risulta inserito. E tuttavia nell’uno e nell’altro caso quello che li muove è, o per meglio dire sarà, una guida comune.

L’Intelligenza Artificiale, è la chiave per trasformare in realtà un prototipo come il Tesla Bot e, eventualmente, commercializzarlo. Allo stesso tempo sarà la chiave in grado di aprire tutti gli spazi della guida autonoma generalizzata e senza barriere, quella che viene definita da molti addetti ai lavori di “Livello 5 SAE”, e che di recente lo stesso Musk ha ammesso in un Tweet essere molto più complessa di quanto apparisse quando la sua azienda ha mosso i primi passi nel settore.

Ieri Tesla ha svelato il proprio chip, sviluppato internamente come piace a Musk (fan dell’integrazione verticale) e appositamente per addestrare reti neurali nei propri data center. Il chip D1 è un componente essenziale del nuovo supercomputer Dojo: è realizzato con un processo di fabbricazione a 7-nanometri, ha una potenza di calcolo di 362 teraflop.

Ha spiegato il responsabile dell’hardware Tesla Ganesh Venkataramanan che ne vengono affiancati 25 insieme su una scheda, mettendo poi in funzione 120 di queste schede su diversi server per una potenza totale di oltre un esaflop che, secondo lo scienziato della casa americana, ne fanno il computer in grado di addestrare più velocemente le reti neurali AI, più di concorrenti come Intel, Nvidia o l’ultima arrivata Graphcore.

A due anni dall’inizio della produzione di chip AI costruiti in proprio e che da allora sono montati sui veicoli Tesla che circolano sulle strade del globo, quelle vetture continuano a fornire tramite le loro camere materiale e spunti. Dati su migliaia di oggetti e situazioni che servono ad addestrare il software che, alla resa dei conti, dovrà funzionare ineccepibilmente per rispondere in pochi istanti al continuo fluire di eventi nel traffico.

La clientela Tesla, è stato detto stanotte, i risultati dell’eccezionale sforzo tecnologico dovuto al Dojo e a i chip D1 potrà forse scoprirli per la prima volta tra circa un anno: il primo candidato a riceverne i frutti potrebbe essere il Cybertruck, il cui avvio della produzione è stato rallentato, anche, dalla necessaria messa a punto delle rivoluzionarie celle cilindriche 4860.

Nel corso dell’AI Day che probabilmente verrà ricordato soprattutto per il Tesla Bot, l’intervento di Andrej Karpathy, direttore del reparto dedicato all’Intelligenza Artificiale, ha anche ribadito che l’approccio dell’azienda al settore resterà basato su una totale adesione alla supremazia della computer vision.

Il brillante e radicale Karpathy ha descritto stanotte il lavoro che insieme ai suoi collaboratori sta effettuando come costruire dal basso un animale che si muove nello spazio circostante, “sente” l’ambiente e agisce in modo intelligente ed autonomo in base a quello che vede. Tesla sta praticamente costruendo un “corpo” con tanto di sistema nervoso, cervello, corteccia visiva.

Proprio la corteccia visiva è ciò che su un’auto interagisce col mondo esterno grazie alle immagini delle telecamere e gli scienziati stanno costruendola progettandolo in sincrono con l’architettura di reti neurali con cui dialoga. Karpathy ha fornito anche un paio di interessanti esempi su problemi complessi per l’AI sviluppata (ma non sulle collisioni coi veicoli di pronto intervento oggetto di inchiesta federale) e sui modi per risolverli.

L’insistenza sull’approccio radicale che conta sulla computer vision non è un’esclusiva Tesla: rivali come MobilEye sono altrettanto fiduciosi nelle loro telecamere, ma al contrario della casa israeliana che utilizza una rete di sicurezza basata su sensori alternativi (incluso il LiDAR), gli americani hanno ormai deciso di abbandonare anche il radar per integrare i dati sull’ambiente circostante raccolti.

Inoltre Karpathy ha doviziosamente spiegato come l’impresa non sia basata su guidatori e passeggeri usati come cavie per Autopilot ed FSD, ma al contrario l’enorme mole di dati raccolti dalle flotte Tesla sia invece quello che alimenta continuamente ed instancabilmente un inesauribile videogame nel quale il giocatore è l’Autopilot, un giocatore che migliora continuamente.

Il genere di argomenti che forse non basterà a convincere esperti delle agenzie federali di Washington, ma attraenti per geek di cui Tesla e le sue rivali hanno disperatamente bisogno per mantenere un margine di vantaggio sulla concorrenza.

Proprio la necessità di promuovere il reclutamento, prima dell’evento era stato indicato da numerosi analisti come la necessità primaria per organizzare un AI Day. Ma Musk non è tipo da accontentarsi di eventi di basso profilo e, con la presentazione del Tesla Bot è riuscito a fornire qualcosa per cui anche questa giornata sarà facile da ricordare.

Credito foto di apertura: screenshot da AI Day Tesla via YouTube