AUTO

Il buggy Meyers Manx ritorna: presto i primi 50 elettrici 2.0

Una delle icone dell’auto che meglio rappresenta la libertà, sta per tornare sul mercato: in pochi esemplari inizialmente, ma per la nuova vita basata sulle batterie dello storico atelier californiano non mancano le idee

Il primo tentativo di rilancio risale al 2019, quando a sposare il progetto erano due manager allora sugli scudi come il professore Schuh di E.Go Mobile e il dottor Diess di Volkswagen. Ma rientrò tutto già l’anno seguente: con l’uscita di scena del primo e la ristrutturazione della sua startup. Anche Diess ora come noto è avviato all’addio al posto di CEO di Wolfsburg, da settembre.

Entrambi volevano riportare in vita il favoloso buggy in una versione elettrica pura, come peraltro a Diess è invece riuscito ricreando lo spirito del vecchio Bulli col nuovo ID Buzz, la cui produzione è partita quest’estate.

Ma proprio come il Microbus, che ha rappresentato la voglia di libertà e di appropriarsi del proprio tempo, anche quello del dune buggy è uno spirito che non si riesce a intrappolare troppo a lungo: ora infatti a riproporlo è proprio la marca che lo ha creato, la Meyers Manx, che lunedì ha svelato un buggy elettrico 2.0 che farà il suo debutto pubblico a fine mese alla Monterey Car Week.

Rimasta dallo scorso anno orfana del suo fondatore Bruce, figura che incarna lo spirito della summer of love quanto uno spartito dei Beach Boys, adesso la nuova Meyers Manx ha fatto una trasfusione di energia per creare questo: certo energia elettrica nelle batterie per muovere il Meyers Manx 2.0 Electric, ma anche energia imprenditoriale e nel design, in quest’ultimo aspetto soprattutto per salvaguardare la storia.

Rispetto al buggy costruito dal 1964 dal leggendario Bruce Meyers, che presentava un guscio che fondeva insieme carrozzeria, paraurti e telaio, abbinato al motore e la trasmissione dell’umile Maggiolino, i nuovi proprietari di Trousdale Ventures hanno le idee chiare.

Il nuovo buggy elettrico 2.0 è stato progettato da Freeman Thomas, il CEO di Meyers Manx che ha rinverdito auto iconiche come la New Beetle ma anche messo le mani nella prima Audi TT. Perciò le proporzioni nel buggy elettrico 2.0 sono state salvaguardate e ci sono pneumatici off-road vistosi come l’altezza da terra, mancano le porte, i paraurti sono svasati e i fari tondi e ben rialzati, tipici dei buggy da spiaggia.

Ovviamente il cuore del buggy elettrico Manx 2.0 è sotto il pavimento, nella batteria. Il CEO di Trousdale Ventures Phillip Sarofim, ha dichiarato alla testata americana TechCrunch che il buggy Manx 2.0 avrà una scelta di pacchi batteria con celle pouch e capacità da 20 kWh o da 40 kWh, offrendo rispettivamente un’autonomia di 150 o 300 miglia (482 chilometri), presumibilmente con ciclo EPA.

Il movimento sarà trasmesso alle ruote posteriori e l’azienda dichiara una accelerazione 0-60 miglia orarie in 4,5 secondi. Si stima che il nuovo buggy Manx 2.0 pesi leggermente più del peso a vuoto di 567 chilogrammi dell’originale: 680 o 750 chili a seconda della batteria, ma questi valori ne farebbero comunque una delle auto elettriche leggere omologate sul mercato.

Un mezzo che peraltro non sarà nella categoria dei veicoli affordable ma l’ennesimo elettrico veicolo per pubblico dalle buone possibilità economiche e ovviamente non certo la prima auto di un nucleo familiare. E in ogni caso Meyers Manx prevede di costruire solo 50 esemplari del buggy elettrico 2.0 il prossimo anno, per cominciare, prima di ingrandirsi e di pensare anche a modelli diversi, per cui l’azienda sta già facendo i primi progetti.

Credito foto di apertura: sito web Meyers Manx