Il nuovo mondo della mobilità elettrica sarà tutto un Buggy (e dovevamo saperlo)
Il gruppo Volkswagen apre la piattaforma MEB a terze parti per essere certa che le auto elettriche siano fatte per milioni e non per milionari: primo partner è la startup di Acquisgrana e.GO Mobile
Sì, il nuovo mondo della mobilità elettrica sarà come un paradiso per dune buggy, i divertenti veicoli americani degli Anni ’60 che nascevano da kit di montaggio basati su componenti Volkswagen. Oggi il gruppo di Wolfsburg durante la Volkswagen Group Night che ha preceduto l’apertura del Salone Auto di Ginevra ci ha fatto capire che quando i suoi manager parlavano di mobilità elettrica, finora non prestavamo abbastanza attenzione. O meglio: non vedevamo quello che stavamo guardando.
A cominciare dal nome del pilastro della nuova mobilità a basse emissioni del gruppo: la piattaforma MEB. Certo, sì, magari i più secchioni fra gli addetti ai lavori sanno benissimo che è l’acronimo di “Modularer ElektrifizierungsBaukasten“, ma non abbiamo colto l’aspetto più importante di quelle parole. Tutti sapevamo già che sarà da lì che verrà la famiglia ID. Ma non abbiamo fatto lo sforzo di guardare alla traduzione letterale: kit di elettrificazione modulare. Le parole sono sostanza.
Kit: come quello di un buggy, giusto? MEB è una piattaforma che andrà a consentire a terze parti di elettrificare veicoli per stabilire un vero standard nel mercato di massa dei veicoli elettrici. Kit di elettrificazione modulare: quindici milioni di auto della famiglia ID ed Audi, Skoda e SEAT evidentemente a Herbert Diess non bastavano.
Per questo il numero uno di Wolfsburg ha iniziato a trattare con Ford per portare oltre gli accordi sui veicoli commerciali già intessuti, alla nuova piattaforma per le auto elettriche (e alla guida autonoma). Spargere i semi di questa piattaforma tra un gran numero di gruppi auto è la ricetta per tenere bassi i costi, sviluppare economie di scala ed assicurarne il successo.
Forse non è un caso che il primo a capire quelle parole non sia stato, per ora, Jim Hackett, l’amministratore delegato Ford che non è di lingua madre tedesca ma piuttosto Günther Schuh l’attivissimo professore del politecnico di Acquisgrana che è un creatore seriale di startup della mobilità elettrica.
Un po’ per questo forse ed un po’ perché leggendo nella sua lingua madre Modularer ElektrifizierungsBaukasten per prima cosa il professor Schuh avrà certo pensato proprio a quello: a un kit che spinge un veicolo con l’energia elettrica.
Il primo partner esterno infatti, come stasera è stato annunciato, sarà proprio e.Go Mobile AG: la startup delle citycar elettriche che a Ginevra porterà peraltro due novità, di cui AUTO21 ha scritto anche recentemente. Una startup che produce veicoli in piccola serie con la convinzione che i veicoli elettrici debbano essere “auto per milioni, non per milionari”.
Un quadro che da qualche ora sembra aver convinto anche Elon Musk (che ha infine lanciato la sua Tesla Model 3 da $35.000), ma che nel dottor Diess ha ormai un sostenitore in grado di trasformare in realtà il concetto di elettriche quali “auto per milioni, non per milionari”. E ha fatto dare ai suoi tecnici una dimostrazione pratica con l’ID Buggy, concept che prova come la piattaforma MEB sia un kit adatto a creare modelli semplici e abbordabili anche in piccole serie.