AUTO

Quanto sarà accidentata quella curva della ripresa

Le vendite globali di auto elettriche potrebbero subire una flessione del 43%, e i mercati delle materie prime necessarie alle batterie dover affrontare nuovi percorsi

I risultati recenti dei mercati dell’auto e le loro prospettive sono le più grigie del dopoguerra e ipotizzare lo scenario di una curva della ripresa oggi richiede una dose di ottimismo che è materia prima rara in questi giorni.

Malgrado le settimane immediatamente precedenti ai lockdown generalizzati ormai in tutto il globo avessero visto segnali positivi almeno per il settore dell’auto a zero emissioni, tutto è stato rimesso in discussione.

Alla gelata generalizzata delle immatricolazioni di auto nuove, stavolta le cose non sembrano destinate ad andare diversamente per il settore dei veicoli elettrici.

Proprio questo ha scritto una recentissima ricerca della società di consulenza Wood Mackenzie, che è attiva in particolare nell’energia e nel mercato delle materie prime.

Se il 2019 è stato caratterizzato da una crescita globale dovuta soprattutto all’Europa, la Cina aveva già subito una contrazione da metà anno, per il graduale ritiro dei sussidi più generosi.

Ma il 2020 appariva come un anno di timida ripresa in Cina e boom in Europa, per il risveglio di offerta e domanda collegato all’avvio dei nuovi traguardi continentali sulle emissioni.

Nessuno è all’oscuro degli effetti dell’emergenza sanitaria e delle chiusure globali a movimenti ed attività, e di quanto questo abbia cambiato radicalmente il quadro.

La peggior recessione globale dal 1929 secondo Wood Mackenzie potrebbe rendere scettici i consumatori verso tecnologie nuove come quella elettrica, mentre una fetta consistente del pubblico semplicemente non acquisterà nuove auto, a zero emissioni oppure no.

Il quadro sarà reso più complicato dal numero di nuovi modelli elettrici che avrebbero dovuto raggiungere il mercato da metà anno: da quelli Ford a quelli Volkswagen, fino a quelli FCA. Le fabbriche congelate non aiutano i grandi costruttori a rispettare i tempi e stanno anche facendo slittare i piani di lavoro di startup di nicchia, come Rivian e Lucid.

Il risultato? Attualmente gli analisti Wood Mackenzie prevedono che le vendite globali di veicoli elettrici scenderanno del 43% su base annua, da 2,2 milioni nel 2019 a 1,3 milioni nel 2020.

Il grafico mostra il calo delle vendite di veicoli elettrici nel 2020

Il fattore sostenibilità peraltro dovrebbe rimane la forza trainante dell’adozione dei veicoli elettrici: secondo la società di consulenza la direzione del percorso a lungo termine è destinata a rimanere invariata.

La lotta alla crisi climatica resterà attiva e gli analisti britannici non si aspettano che i governi rinvino o annullino le politiche progettate per eliminare gradualmente i veicoli con motore a combustione interna.

Il che significa che potrebbero essere temporanei gli effetti sulle materie prime collegata alla filiera delle batterie. In questi giorni si assiste a un blocco della produzione generalizzato che va dal litio al cobalto.

Questa gelata dell’offerta viene a ruota di un periodo che ha visto i prezzi di alcune materie prime indispensabili nelle attuali batterie in costante debolezza, rendendo poco convenienti alcuni siti minerari.

Un effetto collaterale positivo, ritengono in Wood Mackenzie, potrebbe essere una ristrutturazione delle catene di approvvigionamento di veicoli elettrici globalizzate. L’industria attualmente è molto dipendente dalla Cina, non solo per i prodotti chimici per batterie, ma anche per precursori, catodi e materiali anodici.

Un passaggio allo sviluppo di catene di approvvigionamento localizzate ridurrebbe il rischio di interruzioni della catena di approvvigionamento e fluttuazioni valutarie, creando tempi di consegna più brevi e riducendo anche l’impronta delle emissioni di anidride carbonica.

Pochi giorni fa, un’altra società di consulenza particolarmente attiva nell’automotive, IHS Markit, ha pubblicato una previsione di un calo del 18% globale nelle vendite del mercato del nuovo, con gli Stati Uniti come mercato più devastato dalla crisi (-26%), l’Europa a -17% e la Cina a -14%. Una ripresa più vivace non è attesa fino al 2023-2024.

Si tratta secondo IHS Markit di uno scenario base (e riguarda una previsione del totale, non delle sole elettriche). Se le misure di stimolo non dovessero subito riuscire a correggere trauma della disoccupazione e crisi delle attività bloccate, nel caso peggiore si rischierebbe un calo del 20%.

Un’altra società di consulenza che spesso capita di citare quando si tratta di mercati auto o di innovazione, AlixPartners, ha provato a estrapolare un percorso del mercato dell’auto (anche in questo caso complessivo e non solo relativo alle elettriche) guardando alla recente esperienza cinese. Crollo dell’80% a febbraio ma calo su base annua ridotto a circa il 50% già a marzo e ritorno alla normalità o quasi all’inizio dell’estate.

Gli esperti di AlixPartners se le fabbriche occidentali (Europa e Americhe) riprendessero a funzionare a maggio e il pubblico ricominciasse a farsi vedere nelle concessionarie da giugno evidenziano possibili problemi alle catene della fornitura e colossali oneri finanziari nei bilanci.

Ma in questo caso la forma della curva della ripresa se non disegnerebbe una “V” (che segnala un rapido rimbalzo) prenderebbe la forma di una “U”, tipica di una risalita meno vivace ma consistente.

Gli effetti della crisi sanitaria sull’auto non sarebbero minimi, perché i conti del 2020 sarebbero comunque pesanti. In questo caso la conseguenza più vistosa della pandemia sull’assetto corporate nell’auto sarebbe certamente un impulso al consolidamento (come nel caso FCA/PSA) e alle collaborazioni mirate (come per Ford e Volkswagen per auto elettrica e guida autonoma).

Ma l’emergenza Covid-19 potrebbe anche rivelarsi in uno scenario alternativo molto, molto peggio della crisi post-Lehman, se la chiusura delle fabbriche dovesse protrarsi per tre mesi (o se a una chiusura iniziale dovesse seguirne una seconda per il riaccendersi dei focolai). In questo caso un calo generalizzato delle vendite in Europa del 30% potrebbe essere la regola per un periodo fino a due anni.

Per trovare qualche barlume di ottimismo sulla forma che la curva della ripresa assumerà, occorre cercarla in una società di consulenza cinese: CRU Group. La società si occupa di materie prime, guardando con particolare attenzione a quelli che sono i possibili movimenti del settore dei veicoli elettrici per gli effetti che hanno sull’attività estrattiva e di preparazione.

Gli analisti di CRU ritengono che la debolezza della domanda di auto elettriche in Cina investirà anche il secondo trimestre di questo sfortunato 2020. Ma prevede che il totale di vendite di elettriche del 2020 supererà quello del 2019 (1.177.421 NEV, che includono le ibride ricaricabili e le fuel cell).

Lasciateci evidenziare di quanto possano divergere le varie analisi: la previsione annuale di CRU per la Cina, se sommata ai primi tre mesi di vendite reali di auto elettriche della sola Europa, già supererebbe il livello totale di vendite previsto da Wood Mackenzie per il 2020…

CRU ritiene che malgrado l’attuale timidissima ripresa ci siano fattori che spingeranno di nuovo la domanda. Anzitutto le politiche a sostegno (dal livello nazionale a quello locale, il precedente rinvio delle decisioni di acquisto durante il picco della pandemia, e anche un accelerato sforzo di un’offerta più ricca da parte delle case auto nella seconda metà dell’anno, a cominciare da quella Tesla, che dovrebbe superare le 100.000 consegne nel 2020 provenienti dalla fabbrica di Shanghai.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Groupe Renault