Tesla sorprende anche in mezzo alla pandemia globale
Malgrado la crisi generalizzata sui mercati auto, le consegne Tesla del secondo trimestre 2020 hanno superato le 90.000 unità, prendendo in contropiede anche Wall Street
Tesla ha confermato oggi di aver consegnato globalmente 90.650 vetture nel secondo trimestre 2020, duemila pezzi appena di differenza in meno rispetto al primo trimestre, e soprattutto una contrazione di solo il 4,8% rispetto ai totali dello stesso periodo del 2019.
A dispetto dei traumi e complicazioni provocati dalla pandemia, che ha comportato la chiusura della fabbrica californiana nel corso del periodo, i risultati hanno superato le attese e si segnalano come i migliori, o comunque i meno peggiori, tra i gruppi auto presenti sui mercati globali spazzati a ondate da una crisi di cui non si vede ancora la fine.
E non è da trascurare il fatto che i risultati di vendite seguono soltanto di poche ore il sorpasso di Toyota Motors Corp nella capitalizzazione di borsa, che ha resto Tesla il gruppo che vale di più.
La sorprendente comunicazione Tesla sulle consegne del secondo trimestre 2020 ha rinvigorito l’euforia a Wall Street: alla chiusura di oggi le azioni della società diretta da Elon Musk valevano $1,208,66. Il 7,95% più della chiusura del mercoledì: $1.119,63.
Questo potrebbe essere tra l’altro la premessa a conti positivi che marcherebbero un’altro momento storico per una casa un tempo sinonimo di cash bruciato: il quarto trimestre consecutivo di profitti, insomma un intero anno senza inchiostro rosso.
Le consegne Tesla che hanno superato le 90.000 unità sono andate ben oltre le previsioni di 74.130 pezzi ipotizzato dai dati Refinitiv (un tempo chiamata Thomson-Reuters), mentre un’altra società di consulenza FactSet indicava che la media degli esperti consultati prevedeva 72.000 consegne globali, 61.000 delle quali dovrebbero essere Model 3.
In effetti gli americani hanno consegnato 80.050 unità medie, ovvero nuovi SUV elettrici Model Y e Model 3, mentre le altre 10.600 vetture erano della fascia luxury: Model S e Model X.
Oltre a raggruppare auto medie e di lusso Tesla non rivela i dati regionali o nazionali. Grazie alle statistiche cinesi però risulta che ad aprile e maggio sono state vendute circa 16.200 Model 3 made in Shanghai, cifre che si dice siano state superate a giugno.
E proprio la Cina e in particolare l’efficienza e la rapidità di crescita della fabbrica della zona franca di Lingang, presso Shanghai, sembra il segreto di questo benessere che ha colpito Tesla. Per quell’impianto l’obiettivo è di produrre 150.000 pezzi entro fine 2020, il che ha consentito ai vertici dell’azienda di confermare la guidance per l’anno in corso con mezzo milione di pezzi consegnati nel corso dell’anno.
Consegne e produzione sono abitualmente distinte, anche perché fino a quando la sola fabbrica era in California la spedizione via nave in Cina o in Europa era un fattore significativo. Nel periodo appena archiviato, se le consegne sono cresciute del 2,5% trimestre su trimestre, in effetti la produzione è scesa di quasi il 20%. Con la fortuna appunto che mentre Fremont andava in lockdown insieme alla sua contea di Alameda il differente dipanarsi dei cicli della pandemia tra U.S.A. e Cina ha consentito di incrementare la produzione dall’altro lato del Pacifico.