Nel primo trimestre 2020 Tesla è la sola casa auto immune al contagio
I risultati pubblicati da Tesla fanno del primo trimestre 2020 il miglior periodo corrispondente dalla fondazione, e la spiegazione si trova dall’altro lato del Pacifico, a Shanghai
Nella serata di giovedì Tesla ha comunicato i risultati di consegne e produzione del primo trimestre 2020, conclusosi con 88.400 (di cui 76.200 Model 3 e Y e il rimanente Model S e X) immatricolazioni.
Per la casa californiana, che in questo stesso periodo di ogni anno passato aveva stentato a ottenere buoni numeri, si è trattato del miglior primo trimestre dalla fondazione: nello stesso periodo dello scorso anno ne aveva consegnato circa 63.000.
Gli effetti sul titolo si sono fatti sentire già nella notte italiana: dopo aver chiuso in calo del 5,6% le azioni stavano recuperando il 10% nella fase aftermarket.
La società specializzata FactSet nel suo periodico sondaggio con analisti ed esperti di settore aveva ottenuto una previsione media di circa 89.000 veicoli consegnati, incluse 75.700 Model 3 destinate al nocciolo del mercato.
Da pochi giorni Tesla ha iniziato a consegnare le Model Y alla clientela americana. La disponibilità di due modelli per cui prima della crisi sanitaria la domanda era in salute è una incoraggiante premessa per le sorti della marca di Elon Musk.
Se per Tesla i risultati del primo trimestre 2020 vanno considerati positivi, sono distanti dal miglior trimestre di sempre: l’ultimo dell’anno scorso, concluso con 112.000 consegne. Ma a fine 2019 non si era ancora messa in moto la nuova Gigafactory di Shanghai, che è già arrivata a oltre 3.000 pezzi costruiti alla settimana.
L’impianto che sorge nella zona franca di Lingang grazie allo straordinario aiuto delle autorità ed istituzioni locali si è rimesso in movimento dopo il blocco totale nazionale precedendo perfino i più antichi gruppi della manifattura cinese.
Con le altre fabbriche Tesla attualmente ferme (inclusa la fabbrica di batterie del Nevada che inizialmente sembrava restasse aperta) la quota di produzione cinese aiuterà di certo i numeri finali del 2020, verso quote che nessuno tuttavia è in grado di confermare.
Prima della crisi globale Tesla si aspettava di produrre circa mezzo milione di auto quest’anno, rispetto alle 367.000 del 2019, ma ora nessuna previsione è più attendibile.
Un fattore che potrebbe aiutare la casa di Palo Alto a non staccarsi troppo dalle previsioni iniziali risiede nel suo modello di business ordinario per quanto riguarda le vendite.
Fin dagli inizi Tesla aveva deciso di scavalcare il tradizionale modello mediato dalle concessionarie, scontrandosi anche qua e là con legislazioni locali americane che obbligano a passare dai franchisee.
Ma quello che aveva specie agli esordi creato problemi ora è un vantaggio. Non c’è grande gruppo globale che non stia potenziando il canale delle vendite online, ma qui si trovano tutti a inseguire quella che per Tesla è la normalità. Una normalità di recente accompagnata da soluzioni per procedere oltre che a vendite a distanza anche a consegne a distanza, a casa del cliente.
Quando la casa della Silicon Valley uscirà dalla fase di quarantena cui sono sottoposte le grandi fabbriche auto americane appare quindi già bene impostata in una offerta calibrata su una fase che di normale avrà poco.
Sfortunatamente i riflessi di una recessione-Godzilla in arrivo e quindi i suoi effetti sulla domanda sono totalmente al di fuori della sfera di intervento di Tesla, così come di tutti gli altri protagonisti globali dell’auto.