BATTERIE

La nuova fabbrica Tesla che vuole nascere sotto una buona stella (solitaria)

Una Gigafactory in Texas sarebbe una risposta alla necessità di aumentare la disponibilità di celle per far fronte all’imminente espansione della gamma Tesla, e una buona soluzione dal punto di vista della sostenibilità della manifattura

È un Elon Musk inaspettato quello di queste ore. E si sta rivelando molto meno muskiano della legione di fan Tesla che hanno appena spinto il corso azionario della compagnia californiana a livelli così alti da far ormai pronunciare a un numero crescente di analisti ed esperti la parola bolla.

Musk non è andato su Twitter per gonfiare ancora di più la bolla né per esprimere soddisfazione per la situazione dell’azienda. Il che sarebbe stato legittimo, specie considerato che proprio in queste ore uno dei Big 3 di Detroit (Ford) ha comunicato conti deludenti.

Al contrario, Musk è andato su Twitter per riportare l’attenzione sulla manifattura, ovvero sul complesso processo industriale che, specialmente con la transizione alla mobilità elettrica, è il continuo e permanente assillo dei vertici dei gruppi auto globali. E ha chiesto ai follower la loro opinione sull’eventualità di una nuova Gigafactory in Texas.

Circa l’80% delle risposte al momento in cui scriviamo era favorevole alla sede, che andrebbe a far compagnia all’impianto storico di Fremont, alla fabbrica di batterie in Nevada e alla nuova fabbrica cinese inaugurata poche settimane fa Shanghai.

Musk può anche contare su un impianto a Buffalo, a nord di New York, concentrato sulla produzione di fotovoltaico e sta come noto iniziando i lavori per il primo impianto europeo, non lontano da Berlino.

Nel corso dell’ultima conference call dopo la presentazione dei risultati dell’ultimo trimestre 2019, Musk aveva sottolineato come l’arrivo di nuovi veicoli quali il Cybertruck richiederà un ulteriore, immane sforzo nella capacità di approvvigionamento di celle per i pacchi batterie.

Una sede in Texas può essere interpretata favorevolmente dai fan di Musk sia che abbiano una visuale di destra che di sinistra. Ovvero, nel primo caso si può sottolineare come Tesla troverebbe nello stato della stella solitaria un contesto dichiaratamente pro-business, come era già successo in Nevada e in modo analogo al tappeto rosso che hanno stesso le autorità ed i regolatori in Cina perché scegliesse di aprire un impianto nella nuova zona franca di Lingang.

Al contrario, Tesla è continuamente alle prese con tentativi di inserire rappresentanze sindacali nella sede storica della California, tentativi che Musk respinge periodicamente al mittente. In Germania Tesla ha ricevuto supporto locale ed istituzionale e forse potrà anche accedere a sussidi pubblici.

E tuttavia Musk si deve già misurare con resistenze a livello di opinione pubblica locale, che teme tra l’altro per problemi con l’approvvigionamento di acqua potabile e non gradisce il sacrificio di una parte della locale foresta.

In Texas l’opinione pubblica non sembra affetta dalla sindrome-NIMBY e, al contrario, sembra spesso convinta che l’unico caso di emergenza climatica sia quando un temporale fa cancellare il regolamentare barbecue.

Una sede in Texas, anche visto con l’ottica verde, avrebbe numerosi vantaggi. La prossima generazione di veicoli elettrici di grandi dimensioni, pickup e SUV, avrà una importante quota di clientela negli stati centrali del continente nord-americano.

La produzione in Texas per i clienti della stessa area e della fascia centrale e del sud-est se non a chilometri zero sarebbe certo più favorevole in termini di efficienza rispetto a un sito produttivo molto distante.

Ma è soprattutto dal punto di vista del life cycle assessment, della valutazione complessiva del ciclo di vita di un veicolo che una produzione texana avrebbe grande valore.

Malgrado l’approccio conservativo alla politica ed all’economia, il Texas, secondo stato nordamericano, è un vero campione dell’energia eolica. Se il Texas fosse uno stato indipendente, e di tanto in tanto i suoi cittadini accarezzano l’idea, sarebbe il quinto maggio produttore di energia del globo.

Nel 2018, ultimo anno per il quale sono disponbili dati completi, il 15,7% dell’energia elettrica generata proveniva dalle wind farm, secondo i dati dell’agenzia ERCOT.

L’ultimo impianto, da 200 Mw, è stato aperto meno di un mese fa e impiega pale eoliche della danese Vestas. Secondo i dati raccolti dalla American Wind Energy Association, alla fine del terzo trimestre 2019 in Texas c’erano 27 GW di capacità installata assicurata da 14.198 pale, circa tre volte la capacità del secondo stato con più impianti eolici (il rurale Iowa).

Produrre batterie con energia rinnovabile come noto fa scendere in modo significativo l’impronta di emissioni clima-alternati nel ciclo di vita di un veicolo elettrico, e disporre di questa energia per la manifattura delle celle, la fase più impattante in ogni mezzo elettrico, è tanto più importante quanto sale la capacità della batteria.

E Tesla, come Rivian, Ford e chiunque produrrà SUV e furgoni elettrici, punta a installare batterie di grandi capacità sui futuri modelli. In soldoni, la stella solitaria sarebbe una buona stella per la sostenibilità del Cybertruck in particolare e dei modelli Tesla in generale.


Credito foto di apertura: Avi Werde on Unsplash