Tesla apre il 2020 con un taglio ai prezzi della Model 3, solo in Cina, però
La Gigafactory di Shanghai assembla già un migliaio di pezzi alla settimana e Tesla col taglio ai prezzi della Model 3 punta ad allargare la sua quota 2020 a spese delle startup cinesi
Il predominio delle case di auto elettriche nazionali come BYD e BAIC è a rischio? Forse no, per il momento, vista la perdurante predilezione della clientela cinese per i modelli compatti elettrici, confermato anche dalle immatricolazioni degli ultimi mesi.
Ma il primo mercato globale per i veicoli a zero emissioni sembra pronto a diventare il terreno di caccia prediletto per Tesla nei segmenti di prezzo elevato, il che potrebbe mettere in difficoltà alcune startup nazionali che quei settori hanno scelto per i loro primi modelli e ultimamente stanno cercando spazio specie nei SUV.
Tesla ha dato seguito alle intenzioni da tempo note tagliando i prezzi delle Model 3 che vengono assemblati nella nuova Gigafactory di Shanghai. A partire da oggi la Model 3 con batteria standard è scesa ora a 323.800 yuan (circa $46.500) dai precedenti 355.800. Questo prezzo, ai quali vanno aggiunti 25.000 yuan di sussidio al quale il regolatore ha ammesso il best seller Tesla, porta il prezzo effettivo a 299.000 yuan.
Si tratta di un livello di prezzo che inserisce la Model 3 in mezzo a modelli rivali cinesi molto gradite al pubblico domestico nella seconda metà del 2019 malgrado la stagnazione. Ovvero tra il prezzo iniziale della Xpeng P7, che parte da 240.000 yuan e quello del SUV cinque posti di NIO, l’ES6 che ha un cartellino base di 358.000 yuan.
La campagna di prezzi aggressiva è resa possibile dal trattamento di favore che ha ricevuto Tesla da autorità nazionali e locali da quando ha deciso di insediarsi a Lingang, primo esempio di società auto in Cina priva di un socio domestico. Oltre a decisive linee di finanziamento delle banche dell’aree di Shanghai, il regolatore ha fatto il possibile per agevolarne la crescita.
Oltre ad inserirla nella lista dei sussidi, dal 27 dicembre dello scorso anno il ministero dell’Industria ha esentato le Model 3 dalle tasse di acquisto sui veicoli elettrici. Tra le altre spinte ricevute, la possibilità per Tesla di montare batterie con celle prodotte all’estero. una restrizione che in passato aveva preso di mira case auto che avrebbero voluto servirsi di prodotti coreani o giapponesi e di cui pochissimi hanno goduto, tra cui qualche marchio premium del gruppo Geely.
Tanta generosità può anche lasciare perplessità di fronte alla difficoltà in cui Tesla potrebbe mettere concorrenti cinesi non altrettanto sviluppatesi nel mondo dell’auto elettrica, con il rischio che finanziamenti e prestiti non siano onorati, andando ad allungare un elenco di società insolventi su obbligazioni e prestiti già particolarmente folto.
Al contrario questo non sembra essere oggi un problema per Tesla, che a fine dicembre ha visto un consorzio di banche aprire una linea di credito di 10 miliardi di yuan, circa $1,4 miliardi. Con le spalle così coperte, dopo le prime consegne del 30 dicembre (come tradizione ai dipendenti della marca) Tesla ha deciso di anticipate al 7 gennaio la data del ritiro delle prime Model 3 destinate alla normale clientela cinese.
Le vetture assemblate a Lingang secondo i manager locali dovranno passare dal migliaio alla settimana iniziale a circa 3.000 alla settimana, il tutto affiancato dallo svincolarsi dall’arrivo di componenti esterni, man mano ogni reparto della fabbrica da $2 miliardi diventerà operativo.