L’investimento Volkswagen in Argo AI mette il sigillo all’accordo tra tedeschi e Ford
Volkswagen avrà i sistemi di guida autonoma sviluppati da Argo AI (ora valutata $7,2 miliardi) mentre in Europa Ford costruirà il primo modello elettrico basato sul pianale modulare MEB nel 2023
Oggi a New York Ford Motor Co. e Volkswagen AG hanno confermato i loro piani che prevedono la condivisione di piattaforme elettriche e dedicate ai sistemi di guida autonoma, estendendo la loro precedente collaborazione partita da veicoli commerciali e pickup.
I due gruppi mirano a creare risparmi milionari rispetto a quanto succederebbe lavorando sui due settori separatamente; si tratta di un obiettivo dell’ampliamento del partenariato ampiamente giustificato da un flusso costante di recenti notizie globali, ultima delle quali proprio oggi un profit warning Daimler.
La stretta collaborazione confermata poche ore fa su auto elettriche e guida autonoma avrà anche l’obiettivo di accelerare la diffusione di queste tecnologie. Considerato che i sistemi per la guida ad elevata automazione sono ultimamente stati soggetti ad una brusca frenata sia nelle ambizioni sia nelle tempistiche (a meno che si prenda per buona la tabella di marcia di Elon Musk), vale la pena di cominciare dall’investimento dei tedeschi in questo settore.
Il gruppo di Wolfsburg investirà $2,6 miliardi in Argo AI, la giovane azienda di Pittsburgh che rappresenta anche il nocciolo duro della divisione Ford Autonomous Vehicles, da quando ha ricevuto una iniezione di capitale dell’entità di $1 miliardo dalla casa del Michigan, nel 2017.
Col fresco capitale tedesco (al gruppo diretto da Herbert Diess passeranno anche $500 milioni di azioni ora in mano a Ford) la startup creata da Brian Salesky si avvia a diventare una protagonista globale del settore. Anzitutto perché l’investimento Volkswagen valuta la società $7,2 miliardi: meno delle rivali Waymo e Cruise ma più di altri concorrenti come Aurora o Uber ATG.
Curiosamente guadagnando con questa operazione il suo primo cliente globale al di fuori di Ford, Argo AI diventa anche meno dipendente dalla casa di Dearborn: una società privata in cui sia Ford sia Volkswagen hanno quote paritarie ed il restante capitale è in mano a fondatori e dipendenti, circa il 20% secondo alcuni analisti.
Inoltre una parte dell’investimento tedesco consiste nel conferire alle risorse del gruppo americano dedicato ai sistemi di guida autonoma la società AID (Autonomous Intelligent Driving) una sussidiaria con sede a Monaco di Baviera dedicata a sviluppare gli stessi sistemi e valutata $1,6 miliardi. AID diventerà la sede europea di Argo di fatto accrescendone lo staff del 40% (in totale oltre 700 persone) e dandole anche un’impronta più globale.
L’accordo secondo quanto comunicato oggi dovrebbe essere finalizzato entro la prima metà del 2020, mentre il board di Argo AI sarà aggiornato con due posti spettanti a ciascuno dei gruppi auto e tre al nucleo storico dell’azienda.
Se finora Argo AI ha sviluppato i propri sistemi in città degli Stati Uniti, per accontentare anche Volkswagen col “guidatore sintetico” che sta sviluppando (e che l’amministratore delegato Diess ha suggerito poter finire in un veicolo ad elevata automazione nella prima metà degli Anni ’20) dal prossimo anno dovrebbero iniziare test su strade pubbliche anche in una città europea.
Magari tedesca? Anche perché in conferenza stampa si è capito che Argo AI tratterà i due gruppi auto come clienti separati, e ciascuno integrerà i sistemi avanzati di Livello SAE 4 (in grado di controllare il veicolo nella maggior parte delle situazioni senza richiedere intervento umano).
La società di Pittsburgh pertanto sembra intenzionata a continuare quindi come prima a sviluppare software e prodotti adatti per il ride sharing e le consegne merci urbane, alle quali da anni ormai presta attenzione insieme al suo primo partner Ford.
In questa giornata illuminata dal “doppio fidanzamento”, il gioiello di Wolfsburg che corrisponde specularmente al protagonista americano della guida autonoma era ovviamente la piattaforma modulare elettrica MEB.
Oggi è stato confermato che Ford a partire dal 2023 produrrà un veicolo elettrico basato sul pianale Volkswagen ad uno dei suoi impianti europei. Non si tratta del primo caso di cliente esterno al gruppo tedesco che avrà accesso alla piattaforma MEB.
A marzo era stato rivelato che la startup tedesca delle citycar elettriche e.GO Mobile se ne servirà. Ma viste le dimensioni Ford, l’accordo odierno metterà in moto un flusso di ricavi che Volkswagen crede possa arrivare a $20 miliardi, premessa a uno sviluppo della piattaforma non solo tecnicamente ma anche economicamente di successo.
Jim Hackett e i manager Ford hanno sottolineato che la piattaforma MEB sarà usata in Europa, e che il ciclo di vita del primo modello elettrico punta a 600.000 pezzi prodotti. Un secondo modello elettrico Ford potrebbe seguire sulla stessa piattaforma, sempre in Europa. I nuovi modelli andranno a sostenere la corsa della marca americana a raggiungere i valori di emissioni clima alteranti previsti in futuro senza incorrere in onerose sanzioni.
Non è stata invece del tutto una sorpresa che Ford non abbia per il momento intenzione di fare ricorso alla piattaforma MEB, ad esempio, in Nord America. Sul mercato di casa in effetti la preparazione del primo modello di SUV sportivo ispirato alla Mustang procede da diverso tempo: fare marcia indietro adesso non sarebbe una buona idea.
Inoltre non va dimenticato che da pochi mesi Ford si è fatta largo nel settore elettrico avvicinandosi ad una startup promettente come Rivian, azienda che sta sgomitando per proporsi come la Tesla dei pickup e dei SUV. In altri termini, se per essere efficacemente presente nel settore dei veicoli elettrici passeggeri in Europa la piattaforma MEB è un pilastro essenziale (e forse lo sarà in Cina), sul mercato nordamericano Ford ha più alternative.
Quella di oggi tra due gruppi che producono in totale quasi diciassette milioni di veicoli potrebbe non essere l’ultima collaborazione. Hackett ha suggerito che altri campi potrebbero prestarsi ad accordi che aiuterebbero gli amministratori delegati a far quadrare i conti. I primi candidati sono le tecnologie informatiche, software e sistemi operativi di auto che sono sempre più server con quattro ruote. Ma per questo ci sarà un’altra conferenza stampa.