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E’ un percorso accidentato quello da superare per arrivare al traguardo elettrico

Le notizie che arrivano, da Colonia a Coventry, indicano nubi su quei gruppi auto che non hanno calcolato tutto nel mettere in movimento progetti che puntano sull’elettrificazione

A pochi giorni dall’attesissimo annuncio, previsto martedì prossimo al Salone dell’auto di Detroit, di una alleanza su veicoli commerciali, auto elettrica ed innovazione col gruppo Volkswagen, Ford conferma la propria situazione di forte disagio in Europa.

Oggi ha anticipato un piano di misure finalizzate al taglio dei costi che comporteranno chiusure e ristrutturazioni di impianti e migliaia di esuberi. Colonia sostiene che le misure, con effetti particolarmente bruschi temuti in Germania, Francia e Russia, siano indispensabili a rafforzare la competitività della marca in una fase quanto mai delicata e supportare i passi futuri.

Passi futuri che in Europa includeranno per ogni modello lanciato nel continente una versione elettrificata: dalla Fiesta al Transit i clienti potranno ordinare una versione ibrida (che sia 48-volt o ibrida convenzionale o plug-in) oppure una elettrica al 100%. Una sterzata nelle priorità strategiche dell’Ovale Blu.

Non che Ford sia stata finora sorda ai richiami dell’innovazione, anzi. Però i nuovi settori che erano apparsi più promettenti ai suoi vertici, quali robotaxi e sharing e nei quali ha investito in società come Argo AI e Chariot, ora sembrano destinati a produrre ricavi ed utili molto meno rapidamente di quanto possa fare un’auto elettrica gradita dal pubblico.

Le sfide del cambio di paradigma nella gamma e nella produzione ad altre case che si sono da tempo munite di alternative stanno invece procurando soddisfazioni. Il gruppo BMW ha infatti annunciato i propri numeri per il 2018, anno in cui si sono registrate 140000 immatricolazioni di modelli elettrificati.

Un buon risultato specialmente se considera il forte rallentamento in numerosi paesi delle vendite di tutti i modelli ibridi ricaricabili, veicoli che costituiscono il piatto forte della gamma di Monaco di Baviera.

Le 142.617 auto vendute rappresentano una crescita di oltre il 38% anno su anno, e una quota del 6% del nuovo consegnato nel 2018, anno in cui il gruppo (incluse Mini e Rolls Royce) è arrivato a 2,49 milioni di immatricolazioni. Un record, ma insufficiente a scavalcare la numero uno Daimler.

Nel campo delle elettriche pure la crescita della i3 è stata dell’11%, arrivando ad avvicinare le 35.000. Così le 140000 immatricolazioni di modelli elettrificati auspicate sono state confermate, mentre il rallentamento del 2018 e i venti di recessione diffusi nel globo non bastano a far desistere i vertici della casa bavarese dal mantenere l’obiettivo di mezzo milione di BMW con la batteria di trazione sulle strade per fine 2019.

E' un percorso accidentato quello da superare per arrivare al traguardo elettrico
L’infografica diffusa dall’ufficio stampa BMW Group raffigura le quote percentuali per marca delle vendite europee di auto “elettrificate”, ovvero sia al 100% elettriche sia ibride plug-in (Fonte dati: IHS Markit)

La rivale diretta di BMW in Baviera, Audi, nel 2018 ha consegnato 1,8 milioni di auto, un calo del 3,5% per la prima volta dopo otto anni e che solo in alcuni paesi (tra cui la Cina e l’Italia) ha visto un trend controcorrente.

Per la nuova direttrice delle vendite Hildegaard Wortman le prime notizie di riscossa sembrano arrivare proprio dal nuovo settore delle auto elettriche. Infatti sono già pervenute alle reti commerciali dei quattro anelli circa 16.000 prenotazioni per i nuovi SUV E-tron che la casa tedesca ha appena iniziato a produrre nel suo impianto nei pressi di Bruxelles.

E un SUV elettrico, lo sportivo Jaguar I-Pace, è stata l’unica nota positiva per il 2018 di Jaguar Land Rover, i cui numeri sono stati falcidiati dal crollo del gradimento dei diesel e da quello del mercato cinese, dove solo le auto elettriche hanno guadagnato quote lo scorso anno. In un certo senso che l’I-Pace abbia raggiunto tanto presto (lo scorso dicembre) una quota del 10% di vendite del marchio di Coventry è sia una cattiva che una buona notizia.

Arrivare a quel 10% è stato più facile perché l’anno passato il gruppo JLR ha prodotto un po’ meno di 600.000 veicoli ed oggi ha annunciato tagli altrettanto dolorosi, specie nel Regno Unito, di quelli previsti da Ford in Europa.

La buona notizia è che la gamma elettrica può servire da contrappeso allo squilibrio verso diesel che la clientela non chiede più con entusiasmo. Lo storico stabilimento di Castle Bromwich potrebbe attenuare le prospettive negative se alla produzione della I-Pace in Austria (presso Magna International) fosse affiancata una linea di un altro modello elettrico, il cui arrivo sarebbe potenzialmente un salvagente, così come linee di produzione di batterie.

E quanto i (per ora) piccoli numeri delle auto elettriche possano contare già oggi ce lo ricordano i conti della marca Volkswagen. A Wolfsburg hanno immatricolato nel 2018 6,24 milioni di veicoli, con alcuni mercati molto attivi, come Brasile ed Italia. Al contrario della Cina, dove Volkswagen è calata del 2,1% in un mercato in cui a crescere sono state solo quelle elettriche di cui i tedeschi sono ancora sprovvisti a quelle latitudini.

Ma le modeste vendite globali di auto elettrificate di Wolfsburg, pur se poca cosa rispetto ai numeri previsti per la famiglia ID, sono state determinanti per mettere il segno più alla fine del 2018. Ovvero: senza le circa 50.000 elettriche ed ibride (lo 0,8% delle vendite totali) il 2018 si sarebbe chiuso in rosso. Valeva, parrebbe proprio, la pena di raddoppiare la produzione nella linea di montaggio della “fabbrica di vetro” a Dresda, in attesa dell’avvio di Zwickau.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Audi AG