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La “ricreazione” di Elon Musk su Twitter è finita: Tesla resta in borsa

Per la prima volta Musk cede alle pressioni di un consiglio di amministrazione che finora aveva invece dominato e deve fare retromarcia sul leveraged buyout

A chi è convinto che la forma sia sostanza non sfuggirà che l’annuncio della retromarcia di Elon Musk sul leveraged buyout di Tesla sia arrivato questa notte non con un Tweet ma attraverso la soluzione più vicina, per gli standard della casa californiana, a un comunicato ufficiale: ovvero un post sul blog aziendale.

Alle due settimane in cui Musk si è scatenato più del solito (sic!) su Twitter, seguite alla rivelazione a sorpresa dell’intenzione dell’imprenditore sudafricano di togliere l’azienda dalla borsa, sembra ora seguire una fase di più basso profilo, forse inusuale per Tesla ma molto più consona ad un grande gruppo che ad una startup con una manciata di dipendenti.

Insomma potremmo aver raggiunto e superato in questo agosto 2018 il… peak-Musk., almeno sui social media. Il tardivo risveglio del board Tesla pare riuscito, per qualche ora almeno, a spingere il recalcitrante front man dell’auto elettrica globale verso un approccio più adatto al suo ruolo, scelta quasi obbligata in un’azienda con $11 miliardi di debiti e cash flow negativo.

Così nel post si legge che Musk, al contrario di quando il 7 agosto aveva twittato un’orientamento di segno opposto, ritiene adesso che la strada migliore per il futuro di Tesla sia che questa rimanga una public company. Inutile dire che il board ha accolto con entusiasmo questo cambio di opinione per il quale si è adoperato.

Musk ha scritto che “sebbene la maggioranza degli azionisti a cui ho parlato ha detto che rimarrebbe con Tesla se diventasse privata, in parole povere il sentiment è però ‘per favore non fatelo’“.

Tesla aveva indicato in Goldman Sachs, Morgan Stanley e Silver Lake gli advisor che l’avrebbero accompagnata verso l’uscita dal NASDAQ. Ora tutte quelle banche d’affari si ritireranno in buon ordine.

Contemporaneamente il comitato Tesla formatosi in fretta e furia per supervisionare questa complicata attività si è sciolto, all’apparenza con gran sollievo dei suoi membri Antonio Gracias, James Murdoch, Robyn Denholm, Brad Buss, Ira Ehrenpreis e Linda Johnson Rice.

Queste due frenetiche settimane di “ferie”, ovvero di fuga dagli stress ai quali le aziende quotate in borsa sono costrette a fare fronte ogni trimestre, sembrano chiudersi con l’annuncio di questa notte.

Ma per Elon Musk, che in una recente e sorprendente intervista al New York Times non ha nascosto gli effetti di questo burrascoso periodo sulla sua vita personale e professionale, le prossime settimane sembrano anticipare nuovi stress.

In primo luogo, il tweet del 7 agosto aveva scatenato un’altalena del corso azionario del titolo della casa automobilistica sul quale la Securities and Exchange Commission ha iniziato gli accertamenti opportuni.

La tardiva ma (sembra) ferma presa di posizione del consiglio di amministrazione Tesla seguita alle turbolenze di questo mese, lascia pensare che di fronte ai prossimi ostacoli Musk potrebbe non trovarsi più da solo, ma insieme da una figura manageriale che fin qui sembra essere molto mancata e che fino ad oggi un board indulgente non aveva ritenuto di dover inserire.


Credito foto di apertura: newsletter Tesla