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Elon Musk vuol togliere Tesla dalla borsa e mettere K.O. Wall Street

Nel giro di poche ore si sta delineando tra le polemiche il più grande leveraged buyout della decade: Musk ricomprerà le azioni a $420 per ‘stendere’ i ribassisti

Elon Musk vuole che Tesla smetta di far versare ai media e agli odiati analisti di Wall Street fiumi di inchiostro. La strada che l’imprenditore sudafricano pare aver scelto paradossalmente ha generato una sorta di uragano mediatico come raramente era avvenuto attorno alla marca di Palo Alto: da sola l’agenzia Reuters ha  rilasciato ieri nove dispacci.

E sarebbe stata una giornata ricca di notizie su Tesla anche solo dopo le prime due: ovvero che a Shanghai sono iniziate le assunzioni per la Gigafactory che produrrà localmente e che il fondo sovrano dell’Arabia Saudita ha deciso di allocare nella casa di Musk $2 miliardi della sua dotazione di circa $250.

Ma poco dopo che il Financial Times aveva diffuso la sua notizia, Musk è andato su Twitter rivelando di pensare (dopo aver avuto l’approvazione degli azionisti) a togliere Tesla dalla borsa col più imponente leveraged buyout della storia: offrirà di ricomprare le azioni a chi ne avrà l’intenzione a $420 l’una, un premio del 23% rispetto alla chiusura di lunedì scorso.

Citando il paragone con SpaceX, la sua società che lavora nel settore spaziale con sempre più successo e senza essere quotata in borsa, Musk ha sottolineato che fare di Tesla una compagnia privata risparmierebbe all’azienda il pesante fardello della continua pressione trimestrale delle aspettative di Wall Street (e poco nascostamente degli avvoltoi che la popolano), qualcosa che è destinato a pesare molto negativamente su obiettivi a lungo termine ben più importanti.

La possibile decisione di togliere Tesla dal listino ha portato ad una sospensione delle quotazioni, perfino troppo ritardata rispetto al tweet, ed il corso è salito fino al 13% prima di arrivare a fine seduta poco sotto i massimi di fine settembre 2017 ($385). $420 per azione sono ancora un premio dell’11% rispetto ai circa $380 raggiunti ieri: a quella quota l’affare sarebbe da circa $72 miliardi.

Musk ha indicato che non intende cedere la sua quota di circa il 20% e che vuole continuare a guidare Tesla. Ma, considerati i quasi $11 miliardi di debito in essere e che negli ultimi mesi ha sempre escluso di tornare a chiedere ai mercati finanziamenti per gli ulteriori progetti, che includono il camion elettrico, la Model Y e la nuova Roadster, perché cercarne molti di più per completare questo suo leveraged buyout?

Probabilmente perché pensa di poterlo fare senza esagerare col leverage, col debito. Anthony Curry su Breakingviews ha calcolato che accedere ai canali bancari potrebbe servire a Musk per avere a disposizione $25 miliardi per questo riacquisto di azioni, se si pone come soglia per l’erogazione una proporzione di sei volte l’EBITDA ipotizzabile per il 2022.

Nell’indicare come ideale la soluzione di Space X, Musk alludeva alla presenza nell’assetto societario della azienda dei razzi riutilizzabili di uno special purpose vehicle, una formula che consentirebbe anche dopo l’uscita dalla borsa a chi lo vuole di conservare le proprie azioni.

Così potrebbero fare i dipendenti e, su questo Musk pare contare, anche i principali azionisti come, oltre al fondo sovrano saudita, la cinese Tencent. Musk sembra pensare insomma a una Tesla dalla quale escono soltanto gli scomodi short-seller.

Senza gli investitori al ribasso e senza i bean-counter di Wall Street, pare essere la bussola, l’azienda avrebbe l’opportunità di procedere verso i propri obiettivi indisturbata o quasi. Salvo riuscire a “spegnere” l’inferno della produzione della sua Model 3 a Fremont, ovviamente.

Quello che non è ancora molto chiaro è se la soluzione prescelta per SpaceX, che ha in effetti pochi azionisti di rilievo, sia davvero praticabile anche per Tesla, che ha invece un azionariato molto più diffuso.

Musk sembra contare sul fatto che molti piccoli azionisti rimangano fedeli alle future prospettive di una società simbolo dell’innovazione. Ma un azionariato diffuso che passa attraverso un veicolo appositamente predisposto sarebbe in un certo senso una forma anomala di quotazione pubblica, anche se i fedeli fan di Musk avrebbero solo periodiche occasioni (che a SpaceX chiamano liquidity events) per disfarsi delle azioni.

Quello che si può già dare per certo è che la forma spregiudicata con la quale Musk ha proceduto alla comunicazione dell’intenzione di togliere Tesla dalla borsa, magari non a lungo termine ma certo per tutta la fase critica del suo consolidamento, presterà il fianco ad aspre ed elaborate accuse di manipolazione del mercato.

Per ora il supervisore americano, la SEC, non ha segnalato alcuna misura, ma come tutto quello che riguarda Musk anche questa vicenda non mancherà di far scrivere e molto. Il momento in cui i media ed i social saranno silenziosi su Tesla appare ancora piuttosto lontano.


Credito foto di apertura: AUTO21