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La flessibilità fa puntare €1 miliardo sul nuovo stabilimento BMW in Ungheria

Mentre i cinesi di CATL aprono una fabbrica in Germania, i bavaresi preferiscono il Centro Europa per un impianto che alternerà auto elettriche e convenzionali

BMW nelle ultime settimane si è fatta molto notare per gli ambiziosi progetti espansivi in Asia insieme ai partner cinesi Brilliance e Great Wall Motor. Ma anche per l’intenzione di accelerare la produzione delle due ruote elettriche a Spandau, vicino Berlino. Il gruppo bavarese non ha in serbo buone notizie per la manifattura europea solo riguardo alle due ruote.

In Ungheria, quasi al confine con la Romania (a Debrecen), BMW costruirà un nuovo impianto in grado di arrivare a produrre 150.000 veicoli l’anno, principalmente destinati a rispondere alla domanda continentale.

Quando lo stabilimento, la cui costruzione inizierà a metà 2019, sarà completato sarà in grado di esibire la flessibilità produttiva che accomuna BMW con alcuni rivali globali (ad esempio Renault a Flins): dalle linee di Debrecen potranno uscire indifferentemente auto elettriche o convenzionali.

Mentre rivali come Daimler o Volkswagen hanno da tempo deciso di creare famiglie a zero emissioni come EQ o I.D., l’azienda diretta da Harald Krüger, scottata da scelte costose sotto il predecessore Norbert Reithofer, mantiene la barra ferma sulla flessibilità.

La convinzione è di poter così affrontare costi inferiori e ridurre gli sprechi, mettendo inoltre le basi per restare il più vicino possibile a quei margini (tra 8 e 10%) particolarmente brillanti con cui ha “viziato” azionisti ed analisti.

Questo non significa che un impianto da 150.000 veicoli premium l’anno sia un investimento trascurabile: la nota stampa non nasconde come il progetto valga un miliardo di euro, a cui corrisponderanno un migliaio di nuovi posti di lavoro. Ruoli che in una Mitteleuropa con demografia in contrazione e numeri della disoccupazione rosei potrebbe non essere facilissimo riempire.

Curiosamente se alcuni produttori asiatici delle indispensabili batterie per auto elettriche si sono stabiliti in Ungheria (o nella vicina Polonia) tra questi non c’è la cinese CATL, a cui proprio BMW si rivolgerà per una quota importante di fornitura delle celle che spingeranno le sue auto.

I cinesi forti di un contratto da €4 miliardi con i tedeschi apriranno invece in Turingia, dove sarà prodotto un terzo delle celle che equipaggeranno le future BMW. Ora invece l’arrivo della casa bavarese accrescerà l’impronta della manifattura auto nell’economia ungherese.

Peter Virovacz, un analista della banca olandese ING ha osservato in un dispaccio dell’agenzia Reuters che se oggi per il paese danubiano la manifattura auto arriva ad un terzo circa del valore dell’export, quando la nuova fabbrica sarà a regime quella quota potrebbe sfiorare il 40%.


credito foto di apertura : ufficio stampa BMW Group