POLICY

Nell’Unione Europea definita la riforma del mercato delle emissioni

Alla fine di un lungo tira e molla, per uno dei pilastri del piano Fit for 55 steso dalla Commissione Europea, la riforma del mercato del carbonio, è stato raggiunto un punto di incontro tra membri eletti e stati aderenti

Domenica scorsa il Parlamento del Vecchio Continente e gli stati membri dell’Unione Europea insieme al Consiglio della UE hanno raggiunto un accordo formale su una ampia riforma del mercato delle emissioni di carbonio (EU ETS) .

Il risultato amplia le ambizioni del sistema comunitario di scambio di quote di emissione per futuri maggiori tagli, la graduale rimozione dei “diritti di inquinare” gratuiti, l’istituzione di un sistema specifico per il trasporto stradale e l’edilizia e, last but not least, l’istituzione di un Fondo Sociale per la transizione.

Si tratta di una delle principali leve del pacchetto legislativo europeo “Fit for 55”, che sancisce l’ambizione del Green Deal europeo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Una ratifica formale dovrà convalidare la sua entrata in vigore.

Il processo “trilogo” ha quindi portato alla definizione di obiettivi più ampi di quelli previsti dalla Commissione nelle sue proposte iniziali. I settori coperti dal sistema ETS (a cui si può ascrivere il 40% delle emissioni dell’Unione) vedranno le loro quote ridotte del 62% entro il 2030 rispetto al 2005, laddove originariamente la Commissione aveva proposto il 61%. Questo comporta che dovranno ridurre le loro emissioni del valore corrispondente.

Si tratta soprattutto di un significativo passo avanti rispetto al precedente obiettivo del 43% che era stato fissato cinque anni fa. Per raggiungere questo obiettivo, le quote diminuiranno gradualmente fino al 2030, del 4,3% all’anno tra il 2024 e il 2027, poi del 4,4% all’anno fino alla scadenza, ma anche di 90 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2024 e di 27 milioni di tonnellate nel 2026.

Il campo di applicazione dell’ETS sarà esteso anche al trasporto marittimo, dopo insistenti richieste del Parlamento europeo, così come agli impianti di incenerimento dei rifiuti nel 2028 oggetto di uno studio favorevole da parte di Bruxelles.

Gli eletti e i rappresentanti degli Stati membri hanno anche concordato sulla controversa proposta della Commissione di creare anche un secondo distinto mercato del carbonio (ETS2), che fisserà un prezzo per le emissioni dei carburanti stradali e del riscaldamento degli edifici.

In considerazione del potenziale impatto sociale di tale meccanismo e non riuscendo a escluderne le famiglie dal perimetro, il Parlamento ha ottenuto che il suo avvio sia posticipato di un anno: nel 2027, e con la possibilità di un rinvio al 2028 qualora gli attuali prezzi dell’energia a quote stellari non dovessero tornare in una fasci più abbordabile. A questo si aggiungerà un meccanismo di stabilità, con l’emissione di quote supplementari per evitare variazioni eccessive dei prezzi: sarà attivato se il prezzo superasse i €45 a tonnellata.

Questo nuovo mercato prevede anche la creazione di “Fondo sociale per il clima” provvisto di una dote di €86,7: le sue entrate sono interamente destinate a finanziare la transizione ecologica. In vigore dal 2026, punterà a sostenere famiglie ed imprese più vulnerabili per accompagnarle durante la fase più critica mediante “piani sociali per il clima”, attuati su base nazionale. Vengono inoltre rafforzati il Fondo per l’Innovazione e il Fondo per la Modernizzazione.

Questa riforma del sistema ETS è tanto più importante in quanto abolisce le quote gratuite assegnate finora alle industrie manifatturiere, che rappresentano ancora quasi un terzo del totale ancora il 30% delle loro quote totali. Anche questo sarà graduale: nel 2026 il 2,5% di queste quote gratuite sarà gradualmente eliminato, quasi la metà nel 2030 e tutte nel 2034.

Negli altri settori interessati, la deroga per le quote gratuite per i produttori di elettricità nei dieci paesi meno ricchi dell’Unione rimane, ma solo Bulgaria, Ungheria e Romania ne fanno ancora uso.

Per quanto riguardia il trasporto aereo, Parlamento e Consiglio della UE avevano già concordato la scorsa settimana di abolire le quote gratuite per i voli intra-europei, un quarto nel 2024, la metà nel 2026 e tutte nel 2028. Rimane solo una deroga quando si utilizzano carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF), principalmente derivate oggi da origini bio- e scarti agricoli.

Un aspetto collegato all’accordo di ieri che mira ad evitare la ri-localizzazione di attività ad alte emissioni di carbonio, è quella decisa dai legislatori che hanno approvato nei giorni scorsi l’introduzione di un meccanismo di “tassa sul carbonio” alle frontiere europee per le importazioni industriali.

Il Carbon Border Adjustment Mechanism di cui si parla da molti anni, riguarderà inizialmente settori come acciaio o fertilizzanti e che punta a proteggere produzione europea sostenibile da concorrenza non altrettanto amichevole colle sorti del pianeta e di chi lo abita.

Il concetto in futuro potrebbe allargarsi ad altri settori critici, per proteggere il mercato europeo dalla concorrenza sleale di produttori che avrebbero un vantaggio scorretto ma sostanziale nel proporre i propri prezzi perché non includerebbero i danni provocati dalle emissioni nella filiera completa.

Credito foto di apertura: Sascha Schuermann, ufficio stampa European Union, 2022