POLICY

Tagli del 55% alle emissioni: tra innovazione, investimenti e compensazione sociale

Oggi la Commissione Europea ha presentato l’atteso pacchetto di misure collegate e complementari dell’ambizioso piano mirato a tirare il freno al cambiamento climatico

Il Green Deal europeo è ambizioso e la Commissione di Bruxelles con le proprie proposte accelera sulla prospettiva di trasformare l’economia e la società continentale del futuro a medio e lungo termine, per concretizzare le ambizioni in materia di clima.

Attraverso un pacchetto di proposte chiamato “Fit for 55”, che dovrà passare attraverso al vaglio dei legislatori europei e degli stati membri, si punta a rendere le politiche dell’UE in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ottenere tagli alle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Un obiettivo da confrontare con il taglio previsto attualmente, fissato a una riduzione del 37,5% delle emissioni rispetto all’anno di riferimento. La Commissione ritiene che raggiungere nel prossimo decennio tagli ben più consistenti sia “fondamentale affinché l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e si concretizzi il Green Deal europeo. Con le proposte odierne la Commissione presenta gli strumenti legislativi per conseguire gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sul clima e trasformare radicalmente la nostra economia e la nostra società per costruire un futuro equo, verde e prospero”.

I tagli alle emissioni di CO2 collocati al 55% sono stati immediatamente criticati da alcune ONG ambientaliste, che li ritengono timidi. Appare però una soglia in grado di offrire un ulteriore impulso al mercato continentale e alla sua evoluzione futura: le decisioni sulle emissioni hanno effetti concreti e immediati, e lo si vede distintamente nell’auto elettrica.

Le conseguenze del target di 95 grammi di CO2 a chilometro entrato in vigore in Europa nel 2020 hanno portato rapidamente la quota delle auto con la presa dal 3% del 2019 all’11% dell’anno scorso, e nel 2021 siamo già al 15%, contro il 10% della Cina e il 3% del Nord America.

Le proposte legislative della Commissione non riguardano ovviamente la sola auto, anche se uno dei temi maggiormente dibattuti è stato la presenza o meno di una data di bando ai motori convenzionali. Nella lista della Commissione ci sono: “l’applicazione dello scambio di quote di emissione a nuovi settori e il rafforzamento dell’attuale sistema di scambio di quote di emissione dell’UE; un aumento dell’uso di energie rinnovabili; una maggiore efficienza energetica; una più rapida diffusione dei modi di trasporto a basse emissioni e delle infrastrutture e dei combustibili necessari a tal fine; l’allineamento delle politiche fiscali con gli obiettivi del Green Deal europeo; misure per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio; e strumenti per preservare e potenziare la capacità dei nostri pozzi naturali di assorbimento del carbonio”.

Il sistema ETS che riguarda lo scambio di quote di emissione nell’UE fissa un prezzo per il carbonio e riduce ogni anno il limite massimo applicabile alle emissioni di determinati settori economici. Negli ultimi 16 anni questo sistema ha consentito di ridurre del 42,6 % le emissioni provenienti dalla produzione di energia elettrica e dalle industrie ad alta intensità energetica.

La Commissione propone di abbassarlo ulteriormentee di aumentarne il tasso annuo di riduzione, e di inserire nell’impegno che ormai da anni riguarda auto e veicoli commerciali anche il trasporto aereo (eliminando gradualmente le quote di emissioni a titolo gratuito) e di includere per la prima volta nell’ETS le emissioni generate dal trasporto marittimo.

Parallelamente l’iniziativa “ReFuelEU Aviation” obbligherà i fornitori di combustibili a aumentare la percentuale di carburanti sostenibili per l’aviazione, compresi i carburanti sintetici a basse emissioni di carbonio, mentre l’iniziativa FuelEU Maritime avrà analoghe finalità, fissando anche un limite massimo al livello di sostanze clima-alteranti utilizzate dalle navi che fanno scalo nei porti europei.

Per integrare la cospicua spesa destinata all’azione per il clima nel bilancio dell’UE, gli stati membri dovrebbero spendere la totalità delle loro entrate derivanti dallo scambio di quote di emissione per progetti connessi al clima e all’energia. Una parte specifica delle entrate provenienti dal nuovo sistema per il trasporto stradale e gli edifici dovrebbe essere destinata ad ovviare all’eventuale impatto sociale per le famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese più vulnerabili agli effetti delle norme sui costi.

Il regolamento sulla condivisione degli sforzi assegna a ciascuno Stato membro obiettivi rafforzati di riduzione delle emissioni per quanto riguarda gli edifici, il trasporto stradale e il trasporto marittimo interno, attività agricole e forestali, i rifiuti e le piccole industrie. Questi obiettivi, tenendo conto delle diverse situazioni di partenza e delle diverse capacità di ciascuno Stato membro, si basano sul loro PIL pro capite, con adeguamenti per tener conto dell’efficienza in termini di costi.

Tenendo conto che produzione e uso di energia rappresentano il 75 % delle emissioni dell’UE viene ritenuto essenziale accelerare la transizione verso un sistema energetico più verde. La direttiva sulle energie rinnovabili fisserà l’obiettivo più ambizioso di produrre il 40% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Tutti gli stati membri contribuiranno a questo obiettivo e sono previsti obiettivi specifici per l’uso delle energie rinnovabili nei settori dei trasporti, del riscaldamento e del raffrescamento, degli edifici e dell’industria.

Per ridurre il consumo globale di energia, diminuire le emissioni e affrontare la povertà energetica, la direttiva sull’efficienza energetica fisserà, a livello UE, un obiettivo annuale vincolante più ambizioso di riduzione del consumo di energia. Alla luce di questo obiettivo si fisseranno i contributi nazionali raddoppiando praticamente l’obbligo annuo in termini di risparmio energetico per i paesi membri, cercando un effetto volano: a cominciare dalla ristrutturazione di edifici che fanno capo al settore pubblico.

Specularmente allo scambio di quote di emissione la Commissione ritiene necessario un insieme di misure per far fronte all’aumento delle emissioni nel settore dei trasporti stradali. Norme più rigorose sulla produzione di CO2 di veicoli passeggeri e furgoni accelereranno la transizione verso una mobilità a zero emissioni, imponendo che le emissioni delle autovetture nuove rispettino tagli del 55% a partire dal 2030 e del 100 % a partire dal 2035 rispetto ai livelli del 2021.

Di conseguenza, tutte le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni: come dire che quella sarà la data-limite dei propulsori convenzionali a queste latitudini, seguendo le indicazioni di sette paesi UE più Regno Unito, Islanda e Norvegia che hanno già fissato loro date-limite.

Per consentire ai guidatori di avere accesso ad una rete affidabile in tutta Europa per la ricarica o il rifornimento dei loro veicoli, la revisione del regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi imporrà agli stati membri di aumentare la capacità di ricarica in linea con le vendite di autovetture a emissioni zero e di installare punti di ricarica e di rifornimento a intervalli regolari sulle principali autostrade: ogni 60 chilometri per la ricarica elettrica e ogni 150 per il rifornimento di idrogeno.

Il sistema fiscale per i prodotti energetici deve salvaguardare e migliorare il mercato unico e sostenere la transizione verde fissando gli incentivi adeguati. La revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia propone di allineare la tassazione dei prodotti energetici alle politiche dell’UE in materia di energia e clima, promuovendo tecnologie pulite e eliminando le esenzioni obsolete e le aliquote ridotte che attualmente incoraggiano l’uso di combustibili fossili.

Le nuove norme mirano a ridurre gli effetti nocivi della concorrenza fiscale in materia di energia, contribuendo a garantire agli Stati membri entrate derivanti da imposte verdi che sono meno dannose per la crescita rispetto alle imposte sul lavoro.

La Commissione Europea sa che l’abbandono delle fonti fossili può essere un incoraggiamento al fenomeno del “carbon leakage” la delocalizzazione delle emissioni vista in passato con la de-industrializzazione occidentale, che non aiuterebbe il Pianeta. Per questo è ritenuto fondamentale il nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, che fisserà un prezzo del carbonio per le importazioni di determinati prodotti per garantire che questo non avvenga.

Ciò punta a garantire che le riduzioni delle emissioni europee contribuiscano a un calo delle emissioni a livello mondiale, impedendo che la produzione ad alta intensità di carbonio si sposti fuori dall’Europa. Questo meccanismo mira inoltre a incoraggiare l’industria extra-UE e i nostri partner internazionali ad adottare provvedimenti che vadano nella stessa direzione.

Imparare dal passato sembra avvenire quanto a non ripetere gli errori della de-industrializzazione, ma lo stesso va fatto quanto ad effetti sociali della transizione. Per questo, in attesa di vedere nel medio e lungo termine che i benefici delle politiche climatiche dell’UE supereranno chiaramente i costi di questa transizione beneficiando quei figli e nipoti spesso citati oggi dai membri dell’esecutivo a 27 membri, la Commissione ammette che “le politiche climatiche rischiano di esercitare nel breve periodo un’ulteriore pressione sulle famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese più vulnerabili. Le politiche contenute nel pacchetto presentato oggi ripartiscono quindi equamente i costi della lotta e dell’adattamento ai cambiamenti climatici”.

I meccanismi per la fissazione del prezzo del carbonio genereranno entrate che possono essere reinvestite per incentivare l’innovazione, la crescita economica e gli investimenti nelle tecnologie pulite. Ma viene anche proposto un nuovo Fondo sociale per il clima, il cui obiettivo è assegnare finanziamenti specifici agli stati membri per aiutare i cittadini a investire nell’efficienza energetica, in nuovi sistemi di riscaldamento e condizionamento e in una mobilità più pulita.

Un aspetto interessante, dopo lunghe decadi in cui la sensibilità di Bruxelles per i temi delle difficoltà delle famiglie europee era filtrata da un atteggiamento sparagnino che ha contribuito ad aumentare il distacco cittadini/istituzione, è che il Fondo sociale per il clima sarebbe finanziato dal bilancio dell’UE: utilizzando un importo equivalente al 25% delle entrate previste provenienti dallo scambio di quote di emissione dell’edilizia e dei carburanti per il trasporto stradale.

Questo dovrebbe consentire di assegnare €72,2 miliardi agli stati membri per il periodo 2025-2032, sulla base di una modifica mirata del quadro finanziario pluriennale. Con la proposta di ricorrere a finanziamenti nazionali analoghi, il Fondo mobiliterebbe €144,4 miliardi finalizzati a contribuire ad una transizione socialmente equa, e soprattutto ad evitare il ripetersi di fiammate come quelle dei gilet gialli.

Un movimento scatenatosi con problemi mal sopportati da famiglie e cittadini francesi direttamente collegati ai costi dei trasporti e dei carburanti. Invece ora nel testo rilasciato da Palazzo Berlaymont si legge: “la sfida centrale della transizione verde in Europa è fare in modo che i vantaggi e le opportunità che ne derivano siano accessibili a tutti nel modo più rapido ed equo possibile. Utilizzando i diversi strumenti politici disponibili a livello dell’UE possiamo fare in modo che il ritmo dei cambiamenti sia adeguato, ma non eccessivamente destabilizzante”.

Nel presentare il pacchetto di misure finalizzate a ottenere tagli del 55% sulle emissioni per il 2030, Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo, ha affermato tra l’altro: “Nel loro insieme, le nostre proposte stimoleranno i cambiamenti necessari, consentiranno a tutti i cittadini di beneficiare quanto prima dei vantaggi dell’azione per il clima e offriranno un sostegno alle famiglie più vulnerabili. La transizione dell’Europa sarà equa, verde e competitiva”. (credito foto: Audiovisual Service Commissione Europea)
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