MATERIE PRIME

Vale $1,1 miliardi il controllo di una startup australiana del litio?

Sempre più attivo il “risiko” globale del litio, cruciale per le batterie dei veicoli elettrici: SQM si lega a Hancock per condividere l’offerta per la maggioranza della startup australiana Azure Minerals

Il litio contrariamente al recente passato non ha avuto nel 2024 una annata da ricordare quanto a picchi dei prezzi, come suggerisce il grafico che riportiamo per consultazione a fondo pagina. Ma della materia prima essenziale a far marciare i veicoli elettrici è stata ormai compresa tutta la criticità per l’economia del futuro a medio e lungo termine anche dai più scafati, spregiudicati e in qualche caso anti-green uomini d’affari.

E anche da businesswoman: abbiamo già avuto occasione di occuparci del sostanziale interesse improvvisamente mostrato per il litio dalla persona più ricca d’Australia, la signora Gina Rinehart appartenente a una dinastia del settore estrattivo, che da inizio estate ha ammassato azioni di due società creando un vistoso scompiglio nei progetti di altre aziende, presenti da molti più anni nel settore specifico.

Attraverso controllate, Rinehart si è incuneata abilmente in accordi e operazioni di fusione e acquisizione già avviate che avevano per obiettivo società promettenti ma giovani e con progetti da sviluppare. La necessità di capitale che assilla in particolare i nuovi progetti in una fase di denaro dai tassi elevati non rende facile la vita di aziende con pochi ricavi e ancora meno utili: i grandi gruppi cercano di approfittarne.

I casi in cui Rinehart tramite la controllata Hancock Prospecting è intervenuta, sono infatti nati attorno al tentativo dell’americane Albemarle di comprare Liontown Resources e della cilena SQM di acquisire il controllo di Azure Minerals.

Nel risiko del litio Liontown Resources è tornata contendibile: Albemarle è stata costretta a rinunciare. Invece SQM, tra i maggior player internazionali, ha deciso di collaborare con Rinehart per fare un’offerta da 1,7 miliardi di dollari australiani ($1,14 miliardi) per la giovane società australiana Azure Minerals.

L’offerta di 3,70 dollari australiani ($2,48) per azione da parte di SQM e Hancock Prospecting, i due maggiori azionisti di fatto, è in rialzo del 5,1% rispetto alla precedente offerta solitaria di SQM di 3,52 dollari australiani per azione.

L’accordo darebbe al secondo maggior produttore di litio al mondo l’ambito punto d’appoggio nel paese con la maggior produzione globale di litio, con una partecipazione nel promettente Andover Project che la startup australiana sta sviluppando e una partnership con Hancock, che dispone di infrastrutture ferroviarie ed esperienza contentale nello sviluppo di miniere.

Collaborando con Rinehart, la cui Hancock Prospecting aveva acquisito una partecipazione di oltre il 18% in Azure nel mese di ottobre, SQM ha superato un importante ostacolo alla sua acquisizione: possiede già una quota del 19,4%.

Azure Minerals ha già dichiarato che il suo consiglio di amministrazione ha sostenuto all’unanimità la proposta e ha incoraggiato tutti i suoi azionisti a sostenerla a meno che non emerga un’offerta più alta.

Gli analisti vedono il legame di Rinehart con SQM come il riproporre il copione della precedente collaborazione col colosso del minerale di ferro Rio Tinto, che ha aiutato il gruppo australiano a costruire il know-how relativo al settore del minerale di ferro per la propria azienda.

L’offerta di 3,70 dollari australiani per azione è offerta nell’ambito di uno schema di accordo che richiede il sostegno del 75% degli azionisti votanti. In caso contrario, farà un’offerta di acquisto fuori mercato di riserva a 3,65 dollari australiani per azione. Entrambe saranno offerte interamente in contanti.

Due dei principali azionisti di Azure, Creasy Group, che detiene il 12,8%, e Delphi Group, che ha il 10,2%, hanno confermato ad Azure che intendono vendere tutte le loro azioni in assenza di una proposta superiore per Azure, ha detto Hancock.

L’offerta fuori mercato richiederebbe solo l’approvazione della maggioranza semplice degli azionisti, affidandosi alla discrezione dell’Australian Securities and Investments Commission per consentire agli investitori che approvano l’accordo di mantenere le loro partecipazioni.

Ciò significa che il grande azionista di minoranza Mineral Resources, sostenuto dal miliardario Chris Ellison, potrebbe approvare l’accordo senza dover vendere la sua quota del 13,6% che ha acquisito per un massimo di 4 dollari australiani ad azione. Mineral Resources ha rifiutato di commentare con l’agenzia Reuters.

(credito grafico e fonte dati: Benchmark Mineral Intelligence)
Credito foto di apertura: sito web Azure Minerals