OPINIONI

Col richiamo «Autopilot» le mani torneranno sui volanti delle Tesla?

Anche dopo due milioni di veicoli richiamati dall’agenzia americana per la sicurezza stradale NHTSA, non mancano i pareri di chi ritiene che la casa americana debba fare ulteriori sforzi

Per chi guida una Tesla in Italia, la notizia più importante della settimana non è stata mercoledì scorso, con la clamorosa azione di richiamo di due milioni di veicoli del marchio americano, ma quella di ieri: la motorizzazione olandese RDW ha infatti dichiarato che al momento non c’è in programma nel Vecchio Continente un’azione simile.

Questo perché l’agenzia che supervisiona l’approvazione della sicurezza per le Tesla alle nostre latitudini ha citato differenze tra le funzionalità dell’Autopilot (il sistema di assistenza alla guida causa prima del richiamo) disponibili in Europa e quelle presenti nel mercato di origine.

Questo non toglie che il richiamo di due milioni di veicoli in America sia un avvenimento, oltre che l’azione più grande che finora abbia toccato Tesla, coinvolgendo tutta la gamma: i risultati di una lunga indagine della National Highway Traffic Safety Administration riguardanti 956 casi di incidenti in cui il dispositivo era ingaggiato, hanno concluso che i controlli del sistema Autopilot possano non essere sufficienti a prevenire l’uso improprio da parte dei conducenti e quindi accrescere il rischio di incidenti.

Tesla ha una lunga prassi aziendale di puntare i piedi contro qualsiasi supervisione più stringente da parte di autorità nazionali o sovranazionali quando c’è di mezzo la sicurezza; in particolare nel caso dell’assistenza alla guida, che è stato da sempre uno dei chiodi fissi del suo CEO Elon Musk.

Un chiodo fisso che malgrado non abbia lesinato in impegno, incluso l’arruolare nell’organico vere star del panorama della Silicon Valley, ha fornito risultati concreti inferiori alle attese e promesse, probabilmente perché nonostante progressi tecnologici nel corso degli anni, i traguardi da raggiungere erano collocati con aspettative troppo alte e tempi di realizzazione troppo stretti.

Il richiamo in effetti non si rivolge ai sistemi Tesla più ambiziosi ma all’Autopilot (che non va confuso col più sofisticato e altrettanto criticato sistema FSD, o Full Self Driving) viene definito da NHTSA come un sistema di assistenza alla guida di Livello 2 della tassonomia SAE le cui funzionalità includono il più avanzato Autosteer (il cuore del sistema di guida) e il più vicino alle funzionalità a cui è abituato l’automobilista medio Traffic-Aware Cruise Control (TACC), che nel nome già indica le competenze nella guida.

Tesla e la NHTSA hanno raggiunto un accordo riguardo al primo esito dell’indagine pluriennale (che è ancora in corso peraltro) sull’Autopilot: la casa di Musk rafforzerà il monitoraggio dei guidatori per mitigare in futuro l’uso improprio del sistema che ha avuto come effetto incidenti, lesioni e anche alcuni incidenti mortali.

Il conseguente richiamo è iniziato a partire dal 7 dicembre, anche se solo questa settimana ne è stata data notizia, e la procedura è quella meno onerosa per il costruttore e più rapida per il cliente del richiamo che avviene via etere (OTA).

La pagina chiave del documento normativo federale che avvia l’azione di richiamo, secondo l’esperto di settore Philip Koopman è nella quinta e ultima: “il rimedio incorporerà controlli e avvisi aggiuntivi a quelli già esistenti sui veicoli interessati per incoraggiare il conducente ad aderire alla propria responsabilità di guida continua ogni volta che il sistema di Autosteer è attivato, il che include tenere le mani sul volante sul volante e prestare attenzione sulla carreggiata”.

I controlli aggiuntivi in misura crescente dovranno segnalare situazioni potenzialmente più complesse, e pertanto essere più attivi se l’Autopilot sarà utilizzato fuori da autostrade/superstrade, con in atto una sorta di geofencing per limitare le posizioni di attivazione delle funzionalità, riducendo quindi in modo apprezzabile i rischi in contesti più complicati da gestire come le strade secondarie o le zone urbane nelle quali le carreggiate non sono separate.

Koopman peraltro in un intervento sul suo profilo LinkedIn segnala che con due milioni di veicoli interessati qualche smorzamento agli effetti del richiamo ci sarà: “manca l’adeguamento dei veicoli più vecchi con telecamere efficaci per il monitoraggio del conducente (alcuni non hanno affatto telecamere, molti non hanno telecamere efficaci di notte). Nulla di tutto ciò nega il danno che è stato fatto dalle precedenti funzioni di monitoraggio /avviso dei conducenti meno capaci dall’inizio dell’indagine nell’agosto 2021”.

Come Koopman, sono numerosi gli esperti di sicurezza automobilistica a sostenere che la società texana dovrebbe adottare ulteriori misure per garantire che i conducenti prestino piena attenzione al volante. “È un buon passo iniziale, ma c’è ancora molto da fare”, ha dichiarato a Bloomberg Mary “Missy” Cummings, docente della George Mason University. Tra le prime donne a pilotare caccia della Marina americana, aveva lavorato anche per la NHTSA scontrandosi all’epoca coi fan della casa auto sull’allora Twitter, prima che il social media diventasse proprietà di Musk.

Tra i potenziali cambiamenti che Tesla potrebbe apportare, viene suggerito, ci sarebbe il passaggio a un sistema in cui i conducenti sono tenuti ad avere buoni punteggi di guida sul loro sistema di monitoraggio interno per avere accesso alla funzionalità dell’Autopilot, ha affermato la Professoressa Cummings. E sostiene che gli automobilisti non dovrebbero poterlo utilizzare in aree per le quali non è progettato, come in città.

Michael Brooks, direttore del Center for Auto Safety con sede a Washington, concorda che Tesla dovrebbe essere applaudita, ma non troppo: apprezza che Tesla sembri imporre ulteriori restrizioni su dove e quando è possibile abilitare l’Autopilot, oltre ad aggiungere ulteriori avvisi. Ma, ha detto, “non sembrano esserci risposte o soluzioni relative ai ripetuti fallimenti del sistema nel rilevare e rispondere al personale di emergenza e ad altri rischi correlati”.

William Wallace, che si occupa della sicurezza per l’autorevole Consumer Reports, ha affermato che il richiamo Tesla ha tardato ad arrivare. “Tesla avrebbe dovuto lanciare un ampio richiamo per l’Autopilot almeno cinque anni fa, e ritardi come questo sono inaccettabili”, ha detto Wallace. “Apprezziamo l’NHTSA per la sua perseveranza, ma è chiaro che l’agenzia ha bisogno di una maggiore capacità pratica per forzare i richiami quando un’azienda punta i piedi”.

Credito foto di apertura: press kit Tesla