INFRASTRUTTURA

La “Ionity americana”: raddoppia l’infrastruttura di ricarica, intasca i sussidi IRA

Un consorzio di sei gruppi, BMW, General Motors, Honda, Hyundai-Kia, Mercedes-Benz e Stellantis investirà fino a $1 miliardo per raddoppiare la rete di ricarica veloce DC sui grandi assi viari americani, ma conterà sui generosi sgravi fiscali per ridurre gli oneri

Dopo tutto l’infrastruttura di ricarica nordamericana non sarà esclusivamente in mano a Tesla: sì, è vero che la casa di Elon Musk ha avuto un successo clamoroso nel far adottare ai gruppi rivali i suoi standard NACS per i connettori, e in molti cercano accesso per i propri clienti alla rete di Supercharger per rendere i viaggi più semplici.

Ma sei gruppi auto uniranno le forze e investiranno fino a $1 miliardo per creare una rete di ricarica rapida con almeno 30.000 punti di ricarica nelle città e sulle autostrade del Nord America. Si tratta di BMW, General Motors, Honda, Hyundai-Kia, Mercedes-Benz e Stellantis, che intendono fondare una joint venture con questo obiettivo entro la fine di quest’anno, come confermano note stampa identiche pubblicate da ciascuna società.

Le nuove postazioni di ricarica saranno accessibili ai veicoli elettrici a batteria di tutte le marche che utilizzano connettori europei CCS o quelli Tesla (NACS). Tra i sette partner, General Motors e Mercedes-Benz figurano già nell’elenco di chi aveva già deciso di adottare lo standard NACS per i loro modelli nordamericani, e pertanto installeranno questo tipo di presa di ricarica nei loro veicoli dal 2025 invece del Combo CCS.

Il fatto che le colonnine di ricarica disporranno di cavi adeguati per entrambi i sistemi di ricarica è importante per il finanziamento desiderato: come è noto, il governo degli Stati Uniti hanno reso una connessione CCS un prerequisito, mentre altre prese di ricarica possono, ma non devono, essere offerte.

“I caricabatterie veloci dovrebbero soddisfare o superare i requisiti del programma National Electric Vehicle Infrastructure (NEVI) degli Stati Uniti”, confermano infatti le note ufficiali, indicando un piano nato con l’obiettivo di mettere sulle strade mezzo milione di colonnine.

Come ha fatto notare la stampa specializzata nazionale, la creazione del nuovo consorzio sembra nascere quindi non solo e non tanto per contrastare lo strapotere Tesla nel settore delle ricariche per veicoli elettrici, ma per non perdere la golosa opportunità di accedere ai quasi $5 miliardi di sovvenzioni e crediti d’imposta che la normativa IRA approvata nell’agosto 2022 mette a disposizione per strutturare in modo capillare l’infrastruttura americana.

In poche parole l’infrastruttura americana crescerà in modo fuori dell’ordinario (come sta avvenendo per le batterie e la loro filiera) in particolare grazie alla legge IRA, fortemente voluta dall’attuale Casa Bianca per recuperare il divario di settore che si verifica oggi al riguardo rispetto alla rivale numero uno: la Cina.

L’apertura delle prime postazioni di ricarica del nuovo consorzio è prevista negli Stati Uniti nell’estate del 2024 e in Canada in un secondo momento. Ogni sito sarà dotato di “diversi punti di ricarica rapida in corrente continua ad alte prestazioni”.

Un numero minimo o massimo di colonnine disponibili non è menzionato, né lo è la potenza di ricarica, sebbene ci si possano attendere almeno 150 kW di potenza di esercizio per questo genere di postazioni.

Le stazioni di ricarica saranno installate in luoghi facilmente accessibili e, laddove possibile, forniranno tettoie e servizi accessori come ristoranti e negozi nelle immediate vicinanze o nello stesso complesso edilizio.

Ciò che i partner sottolineano, tuttavia, è soprattutto l’affidabilità desiderata, che in America viene spesso indicata come problema principale rispetto alla già discreta presenza di colonnine: l’affidabilità è ripetutamente citata come un atout della rete Tesla (e quindi una delle ragioni dell’orientamento verso il NACS) oltre alla sua capillarità. L’obiettivo è quello di costruire la rete leader di stazioni di ricarica rapida affidabili in Nord America, afferma l’alleanza per la ricarica veloce, che ancora non ha un nome.

Inoltre, alcune “location di punta” saranno dotate di “servizi aggiuntivi per un’esperienza di ricarica da prima classe”, per “dare un’occhiata al futuro del business”, dichiarano i partner, richiamando quindi le caratteristiche da lounge che case come Audi o Porsche stanno già aprendo per la loro clientela europea.

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, circa 32.000 stazioni di ricarica veloce DC accessibili al pubblico erano disponibili negli Stati Uniti nel luglio 2023: aggiungendo 30.000 punti di ricarica previsti, l’alleanza raddoppierebbe quasi quel numero.

L’infrastruttura americana dei Supercharger comprende attualmente 12.000 punti di ricarica e continuerà ad essere ampliata, sebbene non abbia accesso alle agevolazioni previste dall’IRA.

Il nuovo progetto americano è molto simile a quello che in Europa ha dato vita al network Ionity (presente anche in Italia), ma con una vistosa differenza: sono assenti Volkswagen e Porsche, che nel caso di Ionity erano stati tra i principali protagonisti dell’impulso a quel consorzio.

L’assenza si spiega, perché nell’area interessata al creare la nuova infrastruttura Volkswagen già controlla la rete Electrify America, che sta anche cercando di integrare con la divisione Elli, ed è stata finora considerata una delle reti con colonnine CCS più affidabili del Nord America.

credito foto di apertura: AUTO21