INFRASTRUTTURA

La rete di ricarica Tesla è la vera macchina da soldi di Elon Musk

La presenza dei Supercharger impone di fatto lo standard di ricarica Tesla in Nordamerica a Ford e GM, che peraltro avranno vantaggi dagli accordi col rivale…

A pochi giorni dall’accordo tra Ford e Tesla che ha aperto ai veicoli dell’Ovale Blu la rete dei Supercharger che è un fiore all’occhiello del gruppo di Elon Musk, General Motors ha raggiunto un accordo analogo giovedì scorso, contribuendo a plasmare il futuro dell’infrastruttura in grado di accelerare l’adozione da parte degli automobilisti nordamericani dei veicoli al 100% elettrici.

Il leader del mercato dei veicoli elettrici torna ad essere un frenemy, un nemico-amico, come nella fase in cui era indispensabile ai gruppi di Detroit accedere ai suoi crediti verdi sulle emissioni per non pagare le multe collegate alla produzione e vendita di gas-guzzler i SUV e light truck divora-benzina.

Con la quota di veicoli elettrici crescente nella gamma dei gruppi tradizionali quel canale di ricavi si è rapidamente ridotto. Ma non si è ridotta la voglia di fare miglia in un mercato come quello americano in cui gli automobilisti percorrono distanze molto più grandi dei colleghi europei o asiatici.

Pertanto i caricabatterie veloci e ultra-veloci pubblici sono in questa regione una componente fondamentale nella transizione dell’industria automobilistica dai motori termici a quelli elettrici. E la loro mancanza, così come la loro precaria affidabilità (che non è affatto il caso per la rete Tesla) è stato uno dei maggiori ostacoli all’adozione di veicoli elettrici tra gli automobilisti americani.

Per Tesla gli accordi con Ford e GM sono la garanzia di sostituire il denaro proveniente nel recente passato da Detroit per la cessione di crediti green con un altro stabile (e crescente) flusso di cassa dovuto all’utilizzo dell’energia elettrica disponibile nei Supercharger. Secondo stime della società finanziaria Piper Sandler gli accordi con Detroit e Dearborn potrebbero valere di qui al 2030 $3 miliardi per i bilanci Tesla.

Un flusso sicuro, sebbene anche nell’ultima presentazione di una trimestrale Musk abbia continuato a preferire rivolgere l’attenzione alle prospettive future degli incerti ricavi legati all’Autopilot FSD e alla guida autonoma, piuttosto che a quelli concreti del proprio formidabile network di Supercharger.

General Motors, come Ford pochi giorni prima, si è impegnata alla transizione dei caricatori dei suoi veicoli elettrici, che avranno accesso al network dal prossimo anno, allo standard NACS, quello Tesla, che diventa quindi quello de facto generalizzato su questo mercato.

Le case automobilistiche incluse General Motors e Ford, avevano fin qui preferito utilizzare lo standard Combined Charging System (CCS) sui loro veicoli elettrici, diffuso anche in Europa e vincente finora sul giapponese CHAdeMO.

Tesla aveva invece creato il proprio connettore e dallo scorso autunno ha offerto il suo design a tutti, invitando gli operatori della rete di ricarica e i produttori di veicoli a fare ricorso a connettore e porta Tesla (ribattezzato per l’occasione North American Charging Standard (NACS), che la casa americana sostiene essere ingombrante la metà e due volte più potente dei connettori CCS.

Elon Musk con l’accordo con Mary Barra mette a segno quindi una vittoria tecnologica, una delle tante finora per la casa texana, e soprattutto fa buon business. Ma anche l’amministratore delegato di General Motors ha da festeggiare: a Detroit infatti si attendono di risparmiare da questo accordo fino a $400 milioni, grazie alla possibilità di far accedere alla rete Tesla i clienti.

Nell’autunno 2021 il gruppo aveva indicato di voler allocare fino a $750 milioni da investire nella propria rete di ricarica ultra-veloce americana. Poter contare sui Supercharger già esistenti specie lungo i grandi assi viari vuol dire avere più capex da investire in altre priorità e usare il rimanente in altri modi, per colonnine sub-urbane presso la rete di concessionarie, ad esempio.

Gli attuali proprietari di veicoli elettrici Chevrolet, Hummer & C. saranno in grado di utilizzare le colonnine Tesla a partire dalla prossima primavera con un adattatore. Poi, a partire dal 2025, i primi modelli elettrici usciranno dalle fabbriche con connettore NACS.

Le decisioni da parte di Jim Farley prima e Mary Barra poi di “sposare” la causa dei connettori NACS per consentire alla clientela di accedere alla rete Tesla sono un riconoscimento dello stato attuale dell’infrastruttura americana. Si può pensare che il predominio Tesla nelle colonnine ultra-veloci indispensabili ai lunghi viaggi sia un effetto del vantaggio col quale la casa è partita rispetto alla concorrenza.

Ma se si vanno a consultare le cifre e i dati messi a disposizione da esperti di settore come Loren McDonald, è facile capire che la partenza anticipata Tesla rispetto a Detroit è solo parte della risposta. Certo, questo conta nel portare il primato sul mercato della ricarica veloce DC negli Stati Uniti verso la società di Austin: rappresentava il 63,2% delle porte di ricarica veloce in corrente continua aperte al 31 maggio 2023. La concorrenza è molto frammentate e con quote piccole, come il 10,1% della controllate Volkswagen Electrify America, seguita da EVgo (8,3%) e ChargePoint (6,5%).

Se si analizzano i dati dell’Alternative Fuels Data Center (AFDC), la rete Supercharger di Tesla aveva 19.210 delle 30.418 porte di ricarica rapida DC disponibili al pubblico (e la maggior parte delle colonnine minoritarie erano equipaggiate con connettori CCS; le porte di ricarica sono qui definite come il sistema all’interno di un caricabatterie per ricaricare un veicolo elettrico, una porta di ricarica può avere più connettori, ma può fornire alimentazione per caricare solo un veicolo attraverso un connettore alla volta.

Il vantaggio “storico” di Tesla viene in realtà ampliato nell’ultimo periodo, piuttosto che lasciare spazio alla concorrenza. Nell’ultimo mese con dati disponibili, maggio 2023, Tesla ha aperto 316 nuove porte, il 48% del totale del mese, contro le 99 di ChargePoint (il 15%), le 75 di EV Connect (il 12%) e le 47 di Electrify America (il 7%).

Le porte di ricarica veloce DC installate in America nei primi cinque mesi 2023 (credito grafico: EVAdoption; fonte dati AFDC)

Da inizio anno (1 gennaio – 31 maggio 2023) Tesla ha aperto 1.893 porte di ricarica rapida DC, corrispondenti al 58,1% del totale. Lo sforzo di crescita dell’infrastruttura Tesla nel periodo preso in esame corrisponde a 5,4 volte le 350 (10,1%) porte installate di ChargePoint, il rivale più prossimo, o meno staccato se preferite. Secondo McDonald, il numero di porte di Supercharger raggiungerà un totale di oltre 21.800 entro fine anno, corrispondente a oltre il 70% di tutte le porte pubbliche DC veloci.

Credito foto di apertura: Prometheus 🔥 su Unsplash