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2022 anno da ricordare per Stellantis, facendo il bilancio finale

Il gruppo guidato da Carlos Tavares va oltre le previsioni per ricavi e utili, e centra margini del 13% con anni di anticipo… malgrado la decisa accelerata alla gamma di auto elettriche, cresciuta del 41%!

Anno da ricordare, il 2022, per Stellantis, con ricavi netti aumentati del 18% rispetto al 2021 a quota €179,6 miliardi grazie a prezzi netti favorevoli, al migliorato mix di modelli e agli effetti positivi dei cambi di conversione; va a €16,8 miliardi, ovvero in crescita del 16,8%, l’utile netto ed è cresciuto del 29% il risultato operativo rettificato a €23,3 miliardi.

I margini si sono attestati al 13% quando l’obiettivo originario era di superare il 12% nel 2030 e l’aspetto interessante, per chi ritiene un suicidio economico per le case auto accelerare la transizione ai veicoli con la presa, è che le vendite di veicoli a batteria sono cresciute del 41%, senza con questo mandare a fondo i bilanci di Carlos Tavares & C. Insomma, il bilancio Stellantis sorride proprio mentre imbocca una strada che fa orrore a politici populisti e imprenditori da tastiera.

Il totale nel bilancio dell’anno passato è stato di 228.000 veicoli, con l’intenzione da parte di Stellantis entro il 2024 di più che raddoppiare la disponibilità di modelli elettrici puri, arrivando a 47 modelli dagli attuali 23.

L’obiettivo fissato dal piano Dare Forward 2030 è di proporre 75 BEV a livello globale con vendite di 5 milioni di esemplari per fine decade. Come Tavares aveva indicato senza mezzi termini, il nuovo piano Stellantis sorpassa, non segue, quanto previsto da Bruxelles del “Fit for 55”.

I numeri nella gamma a zero emissioni locali saranno potenziati presto dall’ingresso in America, dove oggi peraltro Stellantis è leader per consegne di ibride plug-in, con primo modello elettrico puro quest’anno un furgone (il Ram ProMaster) a cui seguirà nel quarto trimestre 2024 il pickup elettrico Ram 1500 REV, che conoscendo la clientela americana dovrebbe far gran bene al bilancio della marca dell’ariete.

Grazie al bilancio 2022 il premio medio complessivo ai dipendenti di Stellantis Italia per gli obiettivi di efficienza produttiva legata al Contratto collettivo specifico di lavoro (CCSL) e per i risultati di gruppo a livello mondiale sarà di €1.879, mentre i dipendenti globali beneficiano di un premio che totalizzerà €2 miliardi in base ai risultati finanziari del 31 dicembre scorso.

Il Consiglio di Amministrazione ha pertanto approvato un programma di riacquisto di azioni proprie di fino a €1,5 miliardi e un dividendo ordinario di €4,2 miliardi (€1,34 per azione), facendo contenti molti, a cominciare ovviamente dalle famiglie allargate Peugeot e Agnelli.

I risultati svelati dal bilancio 2022 di Stellantis seguono di pochi giorni quelli di un altro gruppo generalista come Renault, che nel giro di pochi anni è riuscito a tornare a far quadrare i conti e persino a restituire un dividendo, tanto che il suo amministratore delegato Luca de Meo ha parlato alla stampa finanziaria del gruppo della Losanga come di una futura macchina da cash.

Stellantis e Renault in poche parole sembrano dimostrare che i vaticini di alcune Cassandre ben identificate sul futuro nero dei gruppi auto generalisti d’Europa siano quanto meno prematuri. E non perché la concorrenza asiatica non si stia dando da fare, incluso sul mercato della Vecchia Europa.

Al contrario, perché dentro ai gruppi auto europei c’è una ben chiara consapevolezza, una consapevolezza storica viene da dire, che quello dell’auto sia un settore complicato e delicato, in grado di mettere al tappeto anche i più scafati imprenditori, se si fanno cogliere impreparati o dormono sugli allori.

Dopo le crisi esistenziali dovute a pandemia, catena della fornitura, materie prime, invasione dell’Ucraina, quella che si profila all’orizzonte ora è la potenziale guerra dei prezzi sull’auto elettrica. Ma stavolta si tratta di una battaglia che i gruppi dell’auto convenzionale hanno già combattuto più volte in lunghi e stressanti cicli industriali.

Questo significa, come ha detto oggi Tavares alla stampa specializzata, ridurre i costi totali di produzione (e un gran sostegno lo hanno dato al bilancio Stellantis le sinergie con relativi risparmi delle ex-PSA ed ex-FCA) più velocemente di quanto non avvenga con l’erosione del potere di determinazione dei prezzi.

Solo poche ore fa, dall’altro versante parigino, de Meo aveva interpretato la recente tendenza Tesla ad agire in modo perfino clamoroso sulla leva dei prezzi come il segnale di un ritorno a un vecchio ciclo (un old-school loop): avere troppa capacità negli impianti, che quindi pretende di tagliare i prezzi per ridurre l’inventario e poi rialzarli ancora seguito da una catena di Sant’Antonio che può finire per logorare anche l’azienda auto a maggiore capitalizzazione di Borsa.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Stellantis