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Che le startup non producano auto o lo facciano perdendo soldi è un dettaglio

In una fase all’insegna di tassi bassi ed easy money tutti si affrettano a cercare fondi generosamente dispensati, e non sembrano nemmeno più contare le tensioni commerciali

Cresce il numero di aziende collegate all’auto elettrica che cercano di sfuttare il periodo di euforia a Wall Street per rastrellare fondi. In qualche caso la cosa non sorprende, come in quello di Rivian, in altri un po’ di più, ad esempio per la quotazione di Li Auto.

Rivian di fondi ne ha raccolti ben $2,5 miliardi, come ha annunciato venerdì scorso, grazie a un round organizzato da T. Rowe Price Associates. Quello che mette in prospettiva l’importo è il fatto che sfiora il totale che la startup aveva precedentemente raccolto entro il 2019: $2,58 miliardi.

Molti tra gli investitori che hanno dato fiducia in passato a quest’azienda che deve ancora consegnare il suo primo pickup elettrico la fiducia gliela hanno confermata: anzitutto Amazon ed il fondo BlackRock.

Li Auto, una delle numerose startup cinesi dell’auto elettrificata, ha invece iniziato la procedura per quotarsi al Nasdaq, con l’obiettivo di rastrellare fino a $500 milioni di denaro fresco per finanziare la propria crescita. Secondo i prospetti, che vorrebbero il simbolo “LI” per la debuttante in borsa, i fondi raccolti andranno in sviluppo di nuovi prodotti e impianti.

Li Auto è molto giovane, è stata fondata appena cinque anni fa ed inizialmente era nota come CHJ Automotive. Malgrado la tensione ancora acuta nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina, si tratterebbe della seconda quotazione a New York per una startup cinese dopo quella, nel 2018, di NIO, che da allora ha superato tempeste e periodi di boom e attualmente è in una fase che assomiglia al secondo dei due casi.

La crescita di NIO sul mercato cinese grazie soprattutto al SUV medio premium ES6 spinge in alto la valutazione. La più giovane rivale Li Auto a sua volta sta ottenendo favorevoli risultati di vendite con la propria Lixiang One: un modello di SUV ibrido plug-in a 6 posti che più di una volta è riuscito quest’anno a inserirsi sul podio delle vendite di segmento accanto alle abituali rivali BMW Serie 6 e Volkswagen Passat. Dall’esordio di novembre 2019 a fine giugno 2020 Li Auto ne ha consegnate 10.473.

Per la società fondata dall’imprenditore Li Xiang l’ultima raccolta di fondi precedente all’IPO a Wall Street ha avuto luogo molto di recente: il 1 luglio, con un altro round del valore di $550 milioni, per oltre il 90% coperto da una divisione del colosso dei servizi Meituan Dianping. Un gruppo noto tra le molte attività anche per una con la quale si era affacciato in Italia: le bici in condivisione Mobike, poi cedute a un azionista locale.

Peraltro come avviene in molti casi con le startup (e non solo collegate all’auto) Li Auto non ha ancora avuto conti in attivo. Gli ultimi dati disponibili indicano perdite equivalenti a $10,9 milioni su $120,3 milioni di ricavi per il primo trimestre 2020.

N.B. Aggiornamento delle 18:30: poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo, l’agenzia Reuters scriveva che un’altra startup, Fisker Inc. (nata dalle ceneri della casa che produceva la sportiva elettrica Fisker Karma) entro il quarto trimestre 2020 si quoterà in borsa a sua volta e con una valutazione di $2,9 miliardi. L’azienda non costruirà direttamente alcun SUV elettrico Ocean ma punta a delegare a un gruppo della manifattura quale Magna Int., che già produce la Jaguar I-pace.

Credito foto di apertura: sito web Li Auto