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Anno nuovo e subito si ricomincia con i problemi vecchi per Tesla?

Oltre 90.000 auto consegnate nell’ultimo trimestre e 245.000 nell’intero 2018 non bastano a tranquillizzare analisti ed investitori su Tesla: il cruccio di tutte le case auto ora è la domanda

Le cifre svelate da Tesla a dicembre (e per tutto il 2018 nel complesso) sono state da record: nonostante questo non sono bastate ad impedire alla massima volatilità borsistica tipica di queste settimane di avvinghiare anche la casa di Elon Musk, che ne era stata immune negli ultimi tre mesi a dispetto del calo degli indici.

Un crollo dell’8,9% in pre-apertura della prima giornata borsistica del 2019 per la fabbrica di Fremont non era certo quello che ci si aspettava visto che ormai dall’impianto californiano escono un migliaio di vetture ogni giorno.

Secondo le stime di insideEVs.com dalle 18.650 auto prodotte a novembre si è saliti a 25.250. La crescita anno su anno si confronta con un dicembre 2017 in cui le Tesla prodotte erano state 1.060, che possiamo ormai considerare davvero un’altra era dell’auto elettrica.

Nella nota rilasciata dalla casa californiana, si specifica che il quarto trimestre si è chiuso con 90.700 Tesla consegnate. La casa americana nell’ultimo trimestre 2018 ha consegnato 63.150 Model 3 producendone 61.394.

E tuttavia le stime degli analisti erano al di sopra della soglia delle 64.000: perché si riteneva che la scadenza degli incentivi prevista dal 1 gennaio 2019 avrebbe portato ad una corsa della clientela a rientrare nell’agevolazione federale piena ($7.500). Ma non è stato proprio così e quindi anche le consegne del trimestre sono state leggermente inferiori alle attese, cosa che non è piaciuta alla borsa.

È vero che da febbraio inizieranno le consegne in Europa e Cina, ma le nubi che aleggiano attorno a queste due economie fanno dubitare che da lì arrivi la soluzione. A questo si combina l’effetto della misura introdotta oggi: dal 2 gennaio, come aveva già fatto in Cina quando erano stati alzati i dazi sui prodotti americani, Tesla ha tagliato i prezzi per evitare di scoraggiare la clientela.

Un taglio di $2.000 mirato a conservare la crescita delle consegne anche di fronte alla fine degli incentivi federali, per continuare al ritmo dell’8% intercorso tra terzo e quarto trimestre del 2018. Ma con l’automobile che sembra scricchiolare ovunque, con gli addetti ai lavori che si chiedono se l’anno appena finito sia stato il picco di vendite del settore, ogni segnale di una domanda che si affievolisce spaventa gli investitori.

L’ultima volta che Tesla ha accennato nelle sue comunicazioni pubbliche alle prenotazioni è stato a luglio, indicando un totale di 420.000. Se quella era la situazione in estate, sembra essere la logica, ora la domanda in America per la Model 3 potrebbe avere già passato il picco, oppure a restare inevasa oggi potrebbe essere la domanda per le versioni più economiche, quelle con margini risicati, o prive di margini.

Nel 2018 Tesla ha consegnato 245.240 auto: 145.846 Model 3 e 99.394 tra Model S e Model X. Nel 2019 insieme alle cinesi BAIC e BYD e a BMW sarà probabilmente uno dei soli quattro gruppi globali in grado di passare la soglia delle 200.000 vetture elettrificate prodotte (anche se rispetto agli altri marchi i tedeschi avranno una quota dominante di ibride plug-in).

Con queste cifre, potrebbe sembrare strano che il futuro di Tesla appaia in discussione per dubbi sulla domanda per i suoi prodotti. Ma questi non sono tempi normali. La transizione del mondo dell’auto verso elettrificazione, autonomia e le altre innovazioni è costosissima e solo chi è supportato da buoni bilanci appare in grado di portarla a compimento.

In passato investitori ed analisti hanno sorvolato sui vecchi problemi di Tesla, tipici problemi da società della Silicon Valley: il debito e la tendenza a promettere più di quanto viene mantenuto. Anche i numeri eccellenti della fine 2018 sono meno di  quanto aveva messo nella sua roadmap Musk.

Ovvero, le quasi 7.000 Tesla prodotte alla settimana sono molte meno delle 10.000 che Musk ad agosto 2017 si era prefissato per fine 2018. Ma non è questo che ha fatto chiudere a -6,82% il titolo. Ormai i nuovi problemi di Tesla sono in effetti vecchi problemi del settore auto e della manifattura in genere: domanda sensibile ai cicli economici, scontro tra crisi e piani di sviluppo.

Nei prossimi mesi ad attendere Tesla ci sono scadenze molto impegnative come lo sviluppo del nuovo crossover Model Y e la realizzazione della prima fabbrica della marca americana in Cina, a Shanghai. Ogni scossa importante, che sia nel gradimento dei modelli nello specifico oppure più in generale nella situazione di crescita o di recessione di un’area delle vendite rischia di aprire crepe nei piani. Vale per i piani dei gruppi ricchi e che sono abbonati a utili, figuriamoci per le case che fino a pochi mesi fa erano sinonimo di perdite.


Credito foto di apertura: AUTO21