OPINIONI

La riscossa della Vecchia Europa: quei SUV premium davanti ai modelli luxury Tesla

La clientela dei principali mercati europei ha gradito moltissimo Model 3, ma dall’inedita sfida coi modelli di fascia alta Tesla sono usciti con risultati migliori i SUV Audi e Jaguar

A dispetto dei consolidamenti tra gruppi, al mondo ci sono ancora moltissimi brand auto. E poi ci sono… Ferrari e Tesla. La casa del Cavallino dal punto di vista della quotazione e valorizzazione di borsa è ormai da tempo affine ai gruppi del lusso LVHM, Kering per capacità di generare margini. Una colonna di Bloomberg aveva perfino spiegato perché una “Ferrari è come una borsa Birkin di Hermès”.

Su Tesla invece, troverete qualche centinaio di articoli e analisi che vi spiegheranno perché quella di Elon Musk non sia una casa auto ma una tech company. Sì, come Apple o Amazon: pertanto da non valutare in base agli standard di un normale brand dell’auto.

E a guardare i continui record in borsa, almeno fino all’improvvisa frenata che arriva dall’imprevedibile vicenda iniziata a Wuhan, oggi la maggioranza degli investitori guarda a Tesla proprio così.

Non per fare i bastian contrari, e chi scrive non è certo un analista di borsa, ma a rileggersi le statistiche di vendita dei modelli di fascia alta Tesla in Europa dello scorso anno, la narrativa che emerge non è quella sposata da Wall Street.

Si direbbe invece che la clientela del Vecchio Continente attualmente guardi a Model S e Model X come ad ogni altra automobile. Come a vetture da scegliere in base al gusto, alle performance, al prezzo e anche all’età del modello.

Model S e Model X nel corso della seconda metà degli Anni ’10 sono riusciti a raggiungere un obiettivo molto difficile: quello di infastidire nei segmenti del lusso i marchi tedeschi, cosa che in passato era riuscita in parte alle sole Lexus.

Il compito dei due modelli luxury Tesla era ancora più difficile perché con la propulsione elettrica hanno dovuto superare anche numerosi scogli. Come la diffidenza verso la praticità della soluzione: autonomia e facilità di ricarica, per cominciare.

Nel corso di 2017 e 2018 in America come in Europa (perfino in Germania) Model S e Model X hanno scavalcato per immatricolazioni i modelli di fascia alta Audi, BMW e Mercedes-Benz.

La narrativa nel corso del 2019 è stata focalizzata sull’accoglienza indubbiamente positiva che la media Model 3 ha ricevuto in Europa. Questo ha messo in secondo piano la performance dei modelli americani precedenti, di segmento superiore.

E quello che è successo è stato che la clientela dei primi tre mercati europei, Germania, Norvegia e Paesi Bassi, hanno preferito le Audi E-tron e le Jaguar I-Pace alle Model X e Model S. In Germania, che ha sorpassato la Norvegia come primo mercato, sono state consegnate 3.578 E-tron e 954 I-Pace contro 716 Model X e 981 Model S.

Si potrebbe pensare di primo acchito che sia il riflesso del successo di un prodotto sul mercato di casa: dopo tutto negli Stati Uniti i modelli luxury Tesla hanno superato con facilità le immatricolazioni di E-tron ed I-Pace.

Ma in Norvegia le Audi consegnate sono state 5.377 rispetto a 3.080 Jaguar e 1.966 Model X (e 1.149 Model S). In Olanda 4.166 SUV elettrici Audi contro 769 Jaguar e 463 Model X (e 526 Model S).

Model X ha prevalso tra i SUV elettrici invece di misura in Francia ed in Italia, dove Model S è riuscita a stare davanti alle rivali elettriche della fascia di lusso. Francia: 529 Model S, 458 Model X, 453 E-tron, 451 I-Pace. Italia: 258 Model S, 249 Model X, 211 I-Pace, 113 E-tron.

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Fonte dati per grafici da sinistra a destra: KBA, RVO, OFV, AVERE-France, UNRAE

Quello che ci ha più dato da riflettere è il fatto che sui maggior mercati Audi e Jaguar siano riusciti a ottenere tali risultati malgrado un deficit di performance su uno dei terreni considerati fondamentali fino a pochi mesi fa: l’autonomia. Evidentemente un fattore non così decisivo per una clientela che si separa da €90.000-€100.000 per avere il suo SUV elettrico.

Una prova recente effettuata nelle condizioni peggiori per le batterie (quelle del freddo invernale scandinavo) ha portato la testata Motor a riscontrare valori reali di autonomia che per una Model S sono oltre 130 chilometri superiori al SUV britannico e 120 chilometri superiori al SUV di Ingolstadt. Il vantaggio di Model X scende rispettivamente a 90 e 80 chilometri sulle due rivali di segmento.

Sembrerebbe che il giudizio della clientela riguardo a modelli Tesla non più così recenti ed alla moda non sia stato compensato a dovere dalla loro efficienza, una efficienza in cui peraltro Elon Musk continua a credere.

Nel corso della conference call con cui ha presentato i risultati agli azionisti ed investitori, Musk ha affermato che le celle Panasonic 18650 dei suoi modelli di lusso saranno ulteriormente migliorate, mirando a portare sul mercato la prima auto (probabilmente una Model S) in grado di arrivare alle 400 miglia di autonomia EPA.

Resta, s’intende, da vedere se 644 chilometri di autonomia WLTP riuscirebbero a rinvigorire le credenziali dove non sono bastati 610 chilometri di autonomia WLTP, quella massima accreditata alla Model S.

Come avrete immaginato abbiamo qualche dubbio in proposito. Ma che anche i modelli luxury Tesla vadano nel tritacarne del ciclo della moda e della necessità di rinnovamento che sono il pane quotidiano delle case auto convenzionali, per la casa di Palo Alto ha anche un risvolto molto positivo.

Il baricentro che con Model 3 si è spostato per la marca americana dai segmenti ad alto margine (ma bassi volumi) sta per spostarsi ancora. Da un settore come quello dove è presente Model 3, in contrazione costante da anni, a quello di maggior potenziale globale.

Se si passa dai segmenti E/F e dai SUV luxury ai crossover, la partita sembra peraltro destinata a complicarsi ancora: ad esempio in funzione delle aree geografiche.

Con la testata QZ l’esperta della società di ricerca Edmunds Jessica Caldwell commentava poche ore fa: “Tesla è stata abbastanza fortunata nel dove si trova mentre il mercato si evolve: senza che questo fosse previsto, Model Y potrebbe scivolare proprio in mezzo ad uno sweet spot per il mercato dei crossover elettrici”.

Un mercato dove i marchi premium non sono ancora presenti in forze, sembra di capire l’analista intenda. Ma il mercato a cui pensa sembra sia il nordamericano: in Europa e in Cina le cose potrebbero essere diverse.

Audi Q4 E-tron e BMW iX3 ad esempio, dovrebbero uscire entrambe prima della Model Y, compatibilmente col risolversi dei problemi di produzione in Cina. In questo caso la partita diventerebbe ancora più incerta di quella vista nel 2019 nel confronto tra SUV elettrici premium e Tesla di fascia alta, con tutti i prossimi modelli di identica o analoga “freschezza”.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Audi AG