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GM Cruise è lo spin-off General Motors che vale già diciannove miliardi di dollari

Nuovi e vecchi investitori continuano a dare fiducia al potenziale di GM Cruise, che ha appena raccolto $1,15 miliardi che seguono un’altra cospicua raccolta di fondi avvenuta lo scorso anno

GM Cruise, la società creata appositamente da General Motors come spin-off destinato a sviluppare la tecnologia della guida autonoma e “traghettare” il gruppo di Detroit nel mondo dei servizi di mobilità coi robo-taxi realizzati sulla base delle Chevrolet Bolt elettriche ha ricevuto un’altra iniezione di fiducia sotto forma di $1,15 miliardi di denaro fresco.

Si tratta di un
investimento
guidato da una delle società più esperte nella valutazione e valorizzazione di startup della tecnologia e della Silicon Valley in generale: T. Rowe Price Group, che ha attribuito all’azienda californiana, formalmente separata ma diretta dall’ex-presidente GM Dan Ammann, il valore di $19 miliardi.

Non si tratta del primo investimento che ha avuto Cruise come “bersaglio” dopo che GM ne aveva acquisito il controllo quando si chiamava ancora Cruise Automation, come l’aveva battezzata il suo fondatore Kyle Vogt. Il primo è stato nel maggio del 2018 e in quel caso era diventato chiaro che Mary Barra e i vertici di Detroit avevano identificato la guida autonoma e i servizi di robo-taxi come un settore chiave per il futuro del gruppo quasi quanto ora lo sono pick-up e SUV.

Ad ottobre dello scorso anno la stessa GM insieme a due partner giapponesi come Honda ed il fondo specializzato in innovazione SoftBank avevano aperto i cordoni della borsa versando altri fiumi di dollari, per la precisione $2,25 miliardi, dei quali $750 milioni a carico del gruppo automobilistico (e motociclistico) nipponico.

L’afflusso di fondi verso le spese in conto capitale è un fattore critico in un momento come quello attuale in cui i gruppi automobilistici globali sono chiamati ad investire pesantemente in innovazione, anzitutto sui percorsi dell’elettrificazione e dell’autonomia e quando nemmeno le macchine da soldi e da margini come BMW sono più garanzia di produrre utili (perfino la casa di Monaco di Baviera ha appena dovuto segnalare agli investitori la prima perdita da dieci anni in qua).

Cruise ha in programma di assumere un altro migliaio di ingegneri per arrivare a schierare in modo competitivo veicoli in grado di portare in sicurezza passeggeri su percorsi limitati, che potrebbero essere prevalentemente tangenziali autostradali o centri di metropoli dettagliatamente mappati e monitorati. Sulla data di lancio non ci sono ancora certezze, ma pare che si tratterà di quest’anno.

Già alcuni analisti del settore hanno attirato l’attenzione sul fatto che Cruise formalmente essendo separata non acquisterà i veicoli da se stessa, ma da GM o da Honda, ad esempio, e questo così come allestire centri di assistenza e manutenzione in grado di monitorare i veicoli sarà un costo non indifferente.

I veicoli con sensori e delicati sensori a bordo tra l’altro richiedono anche cure particolari anche nei dettagli, inclusa la pulizia: non è consigliabile mettere sotto gli spazzoloni LiDAR o radar che costano migliaia di dollari. Questo tipo di difficoltà logistiche sono un ostacolo almeno quanto le difficoltà tecniche per i software, e aiutano a capire perché l’innovazione nell’auto sia un percorso nel quale la caccia agli investitori non finirà né a breve né a medio termine.


Credito foto di apertura: Jeffrey Sauger per ufficio stampa General Motors