La Cina che apre le porte, e quella che le tiene chiuse a chiave
La nuova politica industriale double face di Pechino: apre alla Germania e a Tesla, ma continua a fare argine ai produttori coreani di batterie per auto
Da pochi giorni sappiamo che a Shanghai sorgerà davvero una fabbrica Tesla. Non sarà però la società californiana la prima a costruire e vendere auto in Cina senza passare più per le “forche caudine” della joint venture obbligatoria con soci industriali dell’Impero di Mezzo.
Infatti, scrive il periodico tedesco Manager Magazin, la più nota società di Elon Musk sarà preceduta da una delle case rivali nel mondo dei marchi premium: BMW. I bavaresi potranno alzare la propria quota, secondo quanto riferisce la testata tedesca, fino al 75% nell’attuale partenariato con Brilliance, destinato tra gli altri modelli previsti a lanciare la prossima iX3 tutta elettrica.
Si tratta di uno dei due accordi che BMW ha attualmente in corso in Cina, con l’altro stretto con Great Wall Motor altrettanto chiacchierato ed atteso perché contrassegnato dall’obiettivo di diventare il principale snodo della produzione della prossima Mini nativa elettrica.
Il primo ministro cinese Li Keqiang sembra che abbia addirittura lasciato aperta la porta ad una quota anche superiore al 75% in mano al gruppo della famiglia Quandt quando, dal 2022, i limiti attuali saranno destinati a cadere. Se BMW non ha voluto commentare per ora le indiscrezioni di stampa, pochi si meravigliano della ghiotta opportunità offerta alla marca tedesca.
Dopo tutto si tratterebbe solo di una ulteriore mossa decisa nel corso dell’attuale offensiva di charme del governo cinese nei confronti di alcuni potenziali partner di alto profilo, a cominciare dalla Germania, per replicare alla guerra dei dazi voluta dalla Casa Bianca.
Durante la visita di Li in Germania sono infatti stati firmati accordi commerciali dal valore complessivo di circa €20 miliardi. Quasi la metà si riferisce ad un colossale investimento nel settore petrolchimico da parte di BASF, che sarà il primo gruppo occidentale in assoluto a godere del privilegio di costruire ed aprire impianti di cui potrà detenere il controllo al 100%.
Ma non tutti i potenziali partner cinesi saranno trattati così benevolmente da Pechino. L’apertura all’esterno di cui abbiamo appena scritto sembra studiata con cura per rafforzare partenariati privilegiati, non per lasciare mano libera indiscriminatamente l’industria occidentale. Ce ne renderemo conto se leggiamo un articolo pubblicato oggi da Business Korea.
Il governo cinese ha pubblicato il 10 luglio il nuovo elenco dei veicoli ammessi tra quelli che accederanno ai sussidi all’acquisto. Il ministero competente aveva inserito nella white list preliminare i tre grandi produttori coreani di batterie LG Chem, Samsung SDI ed SK Innovation: si tratta in qualche modo di una conferma della qualità del prodotto di importazione.
Ma tra i 340 veicoli ammessi ad accedere agli incentivi non ce n’era alcuno che fosse spinto dalle batterie coreane. In pratica, chiunque in Cina può mettere in vendita un’auto elettrica con batterie LG Chem o Samsung SDI: ma il prezzo di acquisto sarà interamente a carico del cliente finale, senza sconti.
Se alcuni vedono nella scelta una decisione prettamente politica, la maggioranza degli analisti coreani ci vedono invece una spinta ai produttori locali a mettere le mani sulla fetta di mercato più ampia possibile entro il 2020, quanto i sussidi termineranno e la concorrenza estera non sarà più svantaggiata.
Da qui ad allora in particolare i due colossi CATL e BYD, avranno quindi più opportunità di crescere in volumi e migliorare la qualità dei prodotti rispetto a quelli di importazione in molti casi ancora superiori, specie sulla densità e l’autonomia.
Secondo i dati della società di consulenza SNE Research citata dall’edizione inglese della testata coreana, CATL (che da poco ha completato con enorme successo la sua quotazione in borsa) nei primi cinque mesi del 2018 avrebbe prodotto 4312 MWh.
Una quota produttiva che le avrebbe permesso di scavalcare il vecchio leader globale nella fornitura alle auto elettriche (e partner Tesla) Panasonic arrivato a 4302 MWh. BYD era al terzo posto (2424MWh) davanti alle due coreane LG Chem (2126 MWh) e Samsung SDI (1091 MWh).
credito foto di apertura: ufficio stampa General Motors