MOBILITA

Ecco perché Parigi sta per “spegnere la luce” al car sharing elettrico di Bolloré

La Ville Lumiére vuol togliere dal suo Autolib’ le Bluecar: si aprirà una opportunità da 20.000 auto elettriche per i servizi di car sharing di PSA o Renault?

È stato niente di meno che un vero battistrada, Autolib’. Nato nel 2011 come spinoff a 4 ruote dal successo di Velib’, il bike sharing popolare nella città delle luci, quando è stato lanciato dal finanziere bretone Vincent Bolloré era accompagnato dalla previsione che nel 2o18 sarebbe arrivato il suo momento di fare utili.

Se in questi giorni il sindaco verde di Parigi, signora Anne Hidalgo sta per prendere la decisione di terminare in anticipo la convenzione col proprietario (tra l’altro) di Vivendi è soprattutto perché i conti non tornano. La previsione è stata mancata e niente fa pensare che nel 2023, quando andrebbe a scadenza l’accordo, le cose avranno preso una piega diversa. Anzi.

Non che Autolib’ non abbia avuto adesioni (circa 320.000) e nessuno salga sulle sue piccole vetture elettriche, spesso contestate per la pulizia e la scarsa manutenzione. Ma pare sia soprattutto il modello su cui si impernia il sistema attuale, a non funzionare. Al contrario dei sempre più graditi car sharing, elettrici o meno, le vetture hanno l’assillo della sosta accanto ad una palina.

Le auto di Bolloré infatti sono mosse da batterie LMP, molto stabili e sicure quanto a chimica degli elettrodi, ma per così dire pigre: devono stare in pratica sempre collegate alle postazioni, posti di ricarica che sono anche a bassa energia per proteggere la vita delle batterie.

In questo modo di fatto finiscono per l’essere impermeabili alla condivisione con le auto elettriche moderne, il tutto in un momento in cui la diffusione delle postazioni di ricarica è invece sempre più sentita e la si vuole aperta a  tutti.

Spostare le auto continuamente tra centro di Parigi e periferia in modo da assicurare la disponibilità dei veicoli ma anche la carica continua delle batterie si è rivelato una sorta di cimento infinito per la società che ha la gestione del servizio di Autolib’.

Questa difficoltà del modello nato vecchio e i limiti della tecnologia dei veicoli attuali di Autolib’ ha portato all’accumularsi di perdite. Il quotidiano Le Monde ha visto il report stilato dalla società di consulenza EY (l’ex-Ernst & Young), un documento di ottanta pagine preparato per la SAVM (Syndicat Autolib’ et Velib’ métropole), il consorzio di istituzioni locali che gestisce la mobilità condivisa a due e quattro ruote nell’area parigina.

La presidente Catherine Baratti-Elbaz lo ha presentato martedì 12 giugno ai presidenti dei gruppi consiliari parigini. Secondo il documento il gruppo Bolloré a fine contratto prevede un rosso dell’importo di €179,3 milioni. In base alle clausole, al finanziere toccherebbe un esborso di €60 milioni: il resto a carico del municipio parigino e delle altre istituzioni locali.

Così gli aderenti al consorzio, con alla testa madame Hidalgo, hanno convocato l’altro ieri i maggiori gruppi dell’auto e dell’autonoleggio convenzionale, oltre ad operatori di car sharing come Drivy, Ubeeqo, Zipcar e Communauto.

Invece che prendere atto del deficit, attribuito a previsioni iniziali troppo ottimiste e a costi eccessivi della gestione (tra cui spiccano le batterie ancora costosissime a €38.000 al pacco, come se non ci fosse stato negli ultimi sette anni il crollo uniforme dei prezzi industriali delle celle) il consorzio SAVM con ogni probabilità si avvia a risolvere la concessione al vecchio partner.

In pole position per raccogliere l’eredità di Bolloré, sembrano esserci i due maggiori gruppi francesi dell’auto: PSA e Renault. Per l’uno o per l’altro questo comporterebbe 20.000 veicoli elettrici in servizio nell’Ile de France. A far pensare che ci si possa avviare verso un reset del servizio Autolib’ destinato ad essere proposto senza la necessità di sussidi pubblici c’è anche il know-how nel frattempo sviluppato da PSA e Renault (e dagli altri concorrenti esteri).

PSA ha infatti da tempo creato con Free2Move un marchio dedicato alla mobilità; in materia di car sharing ha inoltre “limato” il proprio modello di business in Spagna, a Madrid (dove ha oltre 180.000 abbonati e 600 Citroën C-Zero in servizio), il che le ha poi consentito di aprire anche in Portogallo.

La Spagna pare essere stata il terreno preferito per sviluppare le competenze nell’offerta di car sharing free-floating anche per Renault, che a Madrid ha fatto partire una startup della mobilità chiamata Zity e alla quale partecipa un partner spagnolo. A Madrid Zity ha oggi in servizio circa 500 Renault Zoe, assicurando quindi come la rivale transalpina un car sharing a zero emissioni.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Blue Solutions